Le vendite al dettaglio statunitensi, risultate sotto le attese degli analisti, non sostengono i principali mercati azionari del Vecchio Continente che si avviano a chiudere la seduta in generale territorio negativo. In questo contesto ed in attesa dell'inflazione europea in arrivo nella giornata di domani, il Ftse Mib passa di mano in area 27.200 punti rimanendo sempre a metà strada tra i supporti posti sulla soglia dei 27.000 punti e le resistenze in area 27.500 punti. Tra i titoli da seguire a Milano troviamo Esprinet, che fin dall'apertura delle contrattazioni è oggetto di forti vendite. Andiamo a vedere i motivi che stanno spingendo al ribasso l'azione.
Esprinet: pesa il contenzioso con l'Agenzia delle Entrate
Nella serata di ieri Esprinet ha comunicato i dati del primo trimestre, che hanno visto una generale contrazione rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Nello specifico i ricavi sono passati da 1,14 a 1,018 miliardi di euro, con un Ebitda Adjusted in rallentamento del 22% a 15,4 milioni. In questo contesto deude l'utile netto che passa dai 10,1 milioni dei primi tre mesi del 2022 a 5,9 milioni. Su questi numeri impatta il difficile momento di mercato che ha penalizzato le vendite in particolar modo in ambito consumer. Per quanto riguarda invece l'outllok sull'intero 2023, la ripresa della domanda dovrebbe spingere l'Ebitda adjusted nel range compreso tra 85 e 95 milioni di euro e si confronta con i 93 milioni di euro registrati nell'intero 2022.
Se i dati trimestrali sono stati deludenti, ad impattare sul movimento odierno è anche il contenzioso in atto tra la società e l'Agenzia delle Entrate. Nello specifico quest'ultima aveva inviato alla società quattro avvisi di accertamento, per i periodi di imposta dal 2013 al 2016 inclusi e una contestazione per il 2017, con cui veniva richiesta l’IVA relativa a talune cessioni di beni effettuate nei confronti di clienti dichiaratisi esportatori abituali. Su queste basi il Fisco ha avanzato nei confronti di Esprinet una pretesa complessiva di 77 milioni di euro a titolo di IVA che, in considerazione delle connesse sanzioni e degli interessi maturati, potrebbe condurre ad un rischio complessivo superiore a 220 milioni di euro. Per evitare quindi un lungo processo che porterebbe la società a dover anticipare al Fisco l'intera somma, ha intentato una trattativa che prevede un esborso pari a poco meno del 14% del totale. Questo potrebbe essere rateizzato in un massimo di cinque anni con pagamenti trimestrali di pari importo. Segnaliamo che la risposta da parte dell’Agenzia delle Entrate è in corso e nel caso di raggiungimento di un accordo si ipotizza che la chiusura possa avvenire entro la fine di questo mese. Andiamo ora a vedere come si sta muovendo l'azione dopo queste notizie.
Azioni Esprinet: analisi tecnica e strategie operative
Con volumi pari sei volte la media giornaliera mensile, quella odierna è stata una giornata all'insegna del sell-off per il titolo Esprinet che ha perso in colpo solo sia la trendline rialzista che parte dai minimi di ottobre 2022 che i minimi degli ultimi 6 mesi in area 6,50 euro. Nel breve periodo fondamentale sarà la ripresa di quest'ultimi livelli, per evitare una prosecuzione delle vendite che avrebbe un primo obiettivo sui 6,12 euro, dove verrebbe chiuso il gap-up lasciato aperto lo scorso 18 ottobre. Nel caso in cui anche questi livelli non riuscissero ad arrestare il trend ribassista innescatosi ad inizio aprile 2023 dai 9,30-9,35 euro, si aprirebbero le porte per un test sui minimi dello scorso anno in area 5,65-5,70 euro.
Al contrario una tenuta dei 6,5 euro potrebbe far partire, anche in scia ad un Rsi a 5 giorni in area di forte ipervenduto, un rimbalzo delle quotazioni che avrebbero un primo target i massimi odierni in area 7,20 euro, dove transita la trendline rialzista che parte dai minimi di ottobre 2022. Oltre questi livelli i corsi potrebbero prima andare a chiudere il gap down lasciato aperto in queste ore nei pressi dei 7,61 euro e a seguire spingersi sui top delle ultime ottave in area 8,05-8,10 euro. Nel caso in cui anche queste aree dovessero essere lasciate alle spalle, si andrebbe a chiudere l'altro gap-down formatosi il 24 aprile scorso sugli 8,43 euro.
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