Con la situazione in Medio Oriente che si fa sempre più critica, i prezzi del petrolio sono in costante ascesa. L'escalation fa temere che le forniture dalla regione possano crollare, in particolare se l'Iran dovesse interrompere il traffico attraverso lo Stretto di Hormuz. Tramite questa strettoia transitano ogni giorno circa 20 milioni di barili, ossia un quinto dell’offerta mondiale di petrolio (specialmente quello di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar, Iraq e Iran).
La guerra tra Israele e Iran ha riportato alla ribalta l'oro nero nel mercato delle materie prime, dopo che le quotazioni erano state sotto pressione per diverso tempo a causa del crollo della domanda cinese e della riduzione del taglio all'offerta da parte dell'
OPEC+. Ora la situazione volge a favore del petrolio perché si vedono pochi spiragli affinché i due nemici pluridecennali del Medio Oriente ritirino le loro velleità belliche.
Israele ha tutta l'intenzione di distruggere le basi nucleari iraniane per impedire al governo di Teheran di costruire una bomba atomica. Lo Stato ebraico è convinto che l'Iran non esiterebbe a sganciarla una volta entratone in possesso, in quanto è la costituzione del Paese a prevedere la cancellazione di Israele dalla cartina geografica. Nel contempo, la nazione guidata da Benjamin Netanyahu sta pianificando l'eliminazione dell'ayatollah iraniano Ali Khamenei, rintanato in un bunker e che potrebbe in extrema ratio ottenere un salvacondotto in Russia.
L'Iran, sebbene inferiore sotto il profilo della tecnologia militare rispetto alle forze israeliane, risponde colpo su colpo lanciando ogni giorno una pioggia di missili su Gerusalemme e Tel Aviv. In questo clima di asperità, la diplomazia sembra impotente. Giocoforza, le quotazioni del petrolio trovano terreno fertile per continuare la loro risalita.
Nel contempo, l'Agenzia internazionale per l'energia ha dichiarato questa settimana che la domanda globale di greggio continuerà a crescere fino alla fine di questo decennio, sebbene la Cina, principale consumatore e importatore mondiale, sia in prossimità del picco. Le ragioni delle considerazioni dell'AIE stanno nella "benzina più economica e nella "adozione più lenta dei veicoli elettrici negli Stati Uniti" che sostengono i consumi di petrolio.
Petrolio: su quali azioni puntare?
Alla luce di questa situazione nel mercato petrolifero, gli analisti di JP Morgan Chase hanno affermato che il rendimento extra richiesto dagli investitori per detenere contratti future sul greggio corrisponde a un premio tra i 5 e i 10 dollari al barile sopra la stima del valore equo del Brent di 66 dollari. "Questo rappresenta una probabilità del 17% che l’impatto peggiore sull’offerta di petrolio si estenda oltre le esportazioni iraniane" fino a coinvolgere aree di navigazione critiche come lo Stretto di Hormuz, hanno segnalato gli esperti.
Ma quali sono le azioni sul mercato che potrebbero trarre vantaggio da questo contesto? La big bank americana ha citato Shell ed Eni, in particolare, dichiarando di essere "sovrappesata" sui due titoli. Il motivo è che entrambe le società "possiedono bilanci di resilienza/leva superiori a un'esposizione più elevata ai prezzi del petrolio". "In uno scenario di prezzi elevati", JP Morgan cita anche BP ed Equinor come beneficiari, grazie alla loro impostazione "prociclica".