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Pesanti vendite sul mercato delle materie prime per il petrolio;
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Le grandi società tecnologiche hanno pianificato la delocalizzazione degli impianti produttivi in Cina;
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Apple e Microsoft travolti dalle vendite al Nasdaq.
Crollo dell'oro nero
Giovedì nero per il petrolio che raggiunge quota 46 dollari al barile (e nella notte tocca un minimo di 45,30) perdendo in questa settimana quasi il 10% del suo valore. Il diffondersi dell'epidemia, che ha paralizzato i settori del turismo e quindi dei trasporti, ha inciso in una maniera esiziale sulla domanda di carburante e quindi di greggio creando squilibri enormi nel mercato della domanda e dell'offerta. Il prezzo del Wti in particolar modo rompendo la base strategica di 50 dollari al barile si proietta deciso verso un supporto molto importante posizionato a 40 dollari da cui potrebbe ripartire se la situazione generale attinente all'epidemia trovasse un punto di equilibrio. Molto dipenderà da alcuni eventi che avranno luogo ai primi di marzo, come per esempio il rilascio dei dati sull'importazione di greggio dalla Cina che, a questo punto, si attendono molto depressi. Il 5 e il 6 marzo, invece, si riuniranno i paesi dell'OPEC che daranno un quadro più chiaro della situazione delle petroliere in funzione e riguardo il calo della domanda di greggio, anche e soprattutto per determinare quella che sarà la politica del cartello dal lato dell'offerta.
L'High Tech in fuga dalla Cina
Le grandi società tecnologiche, dopo il problema dei dazi, in Cina ora si trovano ad affrontare l'emergenza coronavirus. In base a quanto riporta la rivista asiatica Nikkei, Google potrebbe trasferire la produzione di smartphone dalla Cina al Vietnam, infatti già da aprile inizierebbe la produzione del Pixel 4, l'ultimo modello di smartphone a basso costo, proprio con i partner nord vietnamiti, mentre il Pixel 5 in programma nella seconda parte del 2020, verrà prodotto direttamente in Vietnam. Infatti, dopo aver chiuso alcuni impianti di produzione in Cina, Google avrebbe programmato uno studio per valutare i costi dello spostamento di attrezzature di produzione dalla Cina al Vietnam. Anche Samsung si aggiunge a Google nell'idea di trasferirsi in Vietnam, oltretutto deve affrontare anche il problema che il virus si sta diffondendo prepotentemente in Corea, paese di provenienza del più grande produttore di smartphone al mondo. Microsoft ha già dato il via al piano di produzione che porterà la società fondata da Bill Gates lontano dalla Cina e verso il Vietnam o la Thailandia.
Apple e Microsoft lanciano il warning sui risultati
I risultati del primo trimestre di Apple non sono stati brillanti, il calo della produzione nelle linee di assemblaggio in Cina ha fatto scattare il warning sui ricavi non in linea con l'obiettivo che la società di Cupertino aveva previsto. Stesso dicasi per Microsoft che in una nota ha precisato che la catena di approvvigionamento dalla Cina procede a rilento e questo avrà sicuramente un impatto sui ricavi dannoso. Il warning dei due colossi ha sicuramente condizionato l'andamento in borsa dei due titoli, al di là delle vendite generalizzate su tutti i mercati azionari. Probabilmente il mercato comincerà a scontare da qui in avanti le ripercussioni che la delocalizzazione della produzione avrà sui profitti aziendali nei prossimi mesi e cercherà un punto di equilibrio da cui ripartire. Ovviamente ciò rappresenta un'occasione in questo periodo per chi ha approfittato degli imponenti rialzi di quest'ultimo anno (Apple +67.87%, Microsoft +51,45%) per chiudere le posizioni e mettersi in modalità short nell'attesa che la situazioni si acquieti e i tori ritornano ad acquistare. Per il momento l'andamento dei due titoli al Nasdaq è un autentico bollettino di guerra, Apple ha perso in una settimana il 9,57% e Microsoft il 9,14% e solo ieri, con il crollo del Nasdaq del 4,6%, i due giganti dell'High Tech hanno lasciato sul terreno rispettivamente il 7% e il 6%.