Il 2025 è stato finora un anno misero per le IPO azionarie a livello globale. Secondo i dati LSEG, al 17 giugno, il volume totale delle offerte pubbliche iniziali si è attestato a 44,3 miliardi di dollari, registrando un calo del 9,3% su base annua. Si tratta del
punto più basso degli ultimi nove anni. Con riferimento agli Stati Uniti, il crollo è stato ancora più cospicuo, con una contrazione del 12% a 12,3 miliardi di dollari.
Ma la vera catastrofe si è consumata in Europa, dove c'è stata una diminuzione dei volumi del 64% a 5,8 miliardi di dollari rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'unica nota positiva è arrivata dall'area Asia-Pacifico, in cui le aziende che si sono quotate sui mercati regolamentati sono aumentate del 28% a 16,8 miliardi di dollari.
IPO 2025: cosa spiega i pessimi risultati
Quest'anno sono accadute molte cose che possono spiegare i brutti risultati sul fronte delle IPO. Innanzitutto,
i dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno seminato il panico nei mercati e trasmesso un sentiment di assoluta incertezza. Le aziende quindi hanno preferito aspettare che si chiarisse definitivamente il quadro generale prima di gettarsi nella mischia. Anche dopo la tregua di 90 giorni stabilita dall'inquilino della Casa Bianca, le IPO non sono decollate. I negoziati per trovare un accordo tra gli USA e gli altri Paesi coinvolti nelle tariffe proseguono, ma ancora le parti sono distanti. Ciò non fa che alimentare un clima di attesa per vedere gli sviluppi futuri.
Un altro fattore che ha tenuto lontane le società dai mercati pubblici è il livello ancora elevato dei tassi di interesse. Alcune Banche centrali come quella europea hanno proseguito lungo il 2024 e il 2025 in un accomodamento monetario tagliando a ripetizione il costo del denaro; altre, come la Federal Reserve, hanno invece tenuto i tassi alti sulle preoccupazioni inflazionistiche. Gli investitori azionari di norma preferiscono un ambiente di tassi contenuti e ciò ha fatto desistere le aziende private dal collocare le proprie azioni in Borsa.
Le IPO hanno trovato come ostacolo anche l'elevata volatilità generata dalle guerre in Medio Oriente. Ultimamente il mondo è in uno stato di alta tensione con l'escalation del conflitto tra Israele e Iran, che potrebbe allargarsi coinvolgendo gli Stati Uniti. In un contesto del genere, gli investitori si indirizzano più che altro verso i beni rifugio come l'oro, il franco svizzero e lo yen, piuttosto che avventurarsi nelle attività maggiormente rischiose.
"Non è prudente per le aziende quotarsi in Borsa in questo momento. La volatilità del mercato è senza precedenti", ha dichiarato Isabelle Freidheim, fondatrice e managing partner di Athena Capital. "C'è un rischio reale per le aziende tecnologiche ancora alla ricerca di redditività. Se il titolo scende dopo l'IPO, è molto difficile riprendersi, soprattutto per le società con un flusso di cassa meno costante o che non sono così mature".
Ma allora cosa spiega la forte ripresa delle IPO in Paesi come Cina e Giappone nel 2025? Secondo gli analisti, hanno contribuito molto l'allentamento normativo e il miglioramento generale del sentiment nell'area asiatica. In particolare, ha avuto un grande successo l'IPO del gigante cinese delle batterie CATL, che ha raccolto 4,6 miliardi di dollari affermandosi come il più grande debutto al mondo.
Cosa aspettarsi ora?
Per la seconda parte dell'anno, gli investitori sperano che le acque si calmino a livello geopolitico e sul versante commerciale. Alcune società stanno scaldando i motori, come Klarna, Gemini e Cerebras che, stando ai piani aziendali, dovrebbero esordire in Borsa entro la fine dell'anno. Gli esperti dei mercati sono moderatamente ottimisti. Tra questi, Michael Ashley Schulman, Chief investment officer di Running Point Capital Advisors.
"Con la presentazione di richieste da parte di aziende statunitensi ed europee del settore della difesa e indiane del settore dei beni di consumo, la fine del 2025 potrebbe fornire una ondata di IPO se la volatilità sui mercati dovesse registrare una contrazione", ha detto.