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BlackRock considera le azioni dei mercati emergenti con grande potenzialità di crescita;
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Barclays ritiene che le azioni europee beneficeranno della ripresa dal Covid-19 più di quelle americane per via di multipli meno tirati;
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Citigroup vede continuare la corsa dell'oro a causa dell'incertezza futura dell'economia
Il mondo globalizzato vive una fase di estrema incertezza. La pandemia ha raggiunto il record di contagi a livello mondiale, le tensioni geopolitiche tra USA e Cina non sembrano placarsi e l'Europa sta dando ancora una volta prova di scarsa unitarietà.
In particolar modo l'accordo sul Recovery Fund sta lasciando i mercati con il fiato sospeso, nella speranza che gli strali dei Paesi riottosi non facciano franare tutto un sistema architettato per durare. A quel punto il mercato potrebbe essere bersaglio facile da parte di una pattuglia agguerrita di investitori che comincerebbe, sull'onda della sfiducia, a posizionarsi short.
In considerazione di tutto questo è importante avere una bussola per orientarsi nel ginepraio dei mercati e capire dove poter impiegare i propri risparmi. Vediamo di seguito alcune idee di investimento proposte dagli analisti.
BlackRock: puntare sui mercati emergenti
Il più grande wealth manager del mondo abbandona almeno in parte la Cina e si dirige verso i mercati emergenti che hanno una grande potenzialità di crescita. In maniera particolare ad essere gettonati sono tutti quei Paesi che hanno vissuto maggiormente la tragedia della pandemia ma che hanno delle eccellenti prospettive di recupero per via della flessibilità delle loro economie. E tra questi gli esperti annoverano l'India, l'Indonesia, la Russia e il Messico.
Una caratteristica di queste Nazioni è che i loro popoli non sono nuovi a certi shock sistemici e si sono quindi plasmati a gestire gli effetti economici come conseguenze degli stessi. Oltretutto presentano una situazione debitoria assolutamente sostenibile, cosa che eviterebbe un'ulteriore degenerazione della massa critica.
Quindi per BlackRock è arrivato il momento di smobilizzare un pò di azioni cinesi che, dal minimo del 19 marzo, hanno piazzato un rally del 40% e spostare gli investimenti verso un azionario con un'altrettanta potenzialità di crescita. C'è da precisare che, come ha affermato il responsabile delle azioni dei mercati emergenti, Gordon Fisher, non si tratta di un outlook negativo sulla parte di portafoglio rappresentato dalla Cina, bensì di una riduzione dell'esposizione.
Oltre quelli citati, anche altri Paesi emergenti come il Brasile potrebbero avere delle occasioni interessanti nel campo dell'energia e dei materiali, solo che il problema debitorio può far esplodere diverse situazioni di insolvenza. Da evitare, a parere della società d'investimento, le azioni di Taiwan e Corea del Sud, in quanto avrebbero già ottenuto finora delle ottime performance e non ci sarebbe più spazio per un'ulteriore crescita.
Barclays: scommettere sull'Europa
Secondo la banca d'affare inglese i mercati apprezzeranno molto un accordo sul Recovery Fund che verrà trovato in tempi relativamente brevi. Bisogna sempre considerare che di fatto l'Eurogruppo prevede, come scenario base, una trattativa che verosimilmente sarà portata avanti per tutta l'estate. Quindi qualsiasi accorciamento delle tappe verrà interpretato dai mercati come un segnale positivo.
A spingere gli strategist della banca a considerare l'azionario europeo è un'altra ragione, che forse è un pò un paradosso. I mercati europei cioè hanno corso meno rispetto a quelli americani, perché non hanno potuto contare sull'apporto dei giganti della tecnologia come avvenuto a Wall Street. Questo però per le aziende americane è stata un pò un'arma a doppio taglio, perché eventuali rischi politici potrebbero destabilizzare i mercati, con multipli azionari così tirati. Cosa che non avverrebbe in Europa dove si parte da una maggiore avversione al rischio dato che gli utili sono più deboli.
Non solo, in USA le aziende preferiscono remunerare gli azionisti con il buybuck piuttosto che con i dividendi. L'avvento del Covid-19 ha però fortemente frenato la politica del riacquisto di azioni proprie e la situazione nel breve difficilmente tornerebbe alla normalità, con eccezione ovviamente di quelle aziende che hanno enormi riserve di liquidità, tipo quelle del gruppo FAANG (ndr).
Per gli strategist di Barclays, la vera incognita sta nella forza dell'Euro e nel suo impatto sul price/earnings; questo avverrebbe solo nel medio-lungo termine. In base alle stime della banca, il multiplo in questione potrebbe subire in un anno una variazione negativa del 4-5% qualora ci fosse una crescita dell'Eur/Usd fino a 1,30, ossia del 15%.
Citigroup: l'oro supererà i 2.000 dollari l'oncia
Un'interessante idea di investimento viene data dagli esperti di Citigroup che puntano sull'oro. A giudizio della banca d'investimento americana i prezzi del metallo giallo, nell'arco di nove mesi, polverizzeranno il record del 2011 quando arrivarono a 1.918 dollari l'oncia. Addirittura vi sarebbe una probabilità del 30% che le quotazioni superino i 2.000 dollari già nei prossimi tre-cinque mesi. Ciò che traina i gold invesments è un insieme di fattori tra cui l'espansionismo monetario delle banche centrali con contestuale azzeramento del costo del denaro. L'effetto sarebbe uno schiacciamento verso il basso i rendimenti reali delle attività finanziarie.
Ovviamente alla base di tutto c'è stato lo scoppio della pandemia che ha trasmesso incertezza negli investitori. Questi ultimi infatti hanno direzionato gli impieghi soprattutto nel mercato spot dell'oro, che oggi quota a 1.811 dollari, in aumento quest'anno del 19% e ai massimi del 2011.
Per gli analisti la domanda proseguirà ad essere sostenuta, almeno fino a quando in ogni parte del mondo la pandemia continuerà a prolificare contagi e a mietere vite umane.