Albert Einstein sosteneva 3 regole che potrebbero essere applicate in ogni ambito della nostra esistenza: nella confusione trovare la semplicità; nella dissonanza trovare l'armonia; nelle difficoltà trovare le opportunità. Guardando quello che sta accadendo, sui mercati azionari è possibile far riferimento a tali principi.
Negli ultimi giorni infatti regna l'incertezza e l'umore degli investitori ha certamente vissuto giorni migliori, perché sopra le Borse aleggia lo spettro dell'inflazione che potrebbe spingere la Federal Reserve ad aumentare i tassi d'interesse prima del previsto.
Se ciò dovesse avvenire, il sell-off che abbiamo visto di questi tempi potrebbe essere più pronunciato, perché rendimenti maggiori vorrebbero dire che le obbligazioni diventano relativamente più attraenti rispetto alle azioni. Soprattutto se si fa riferimento ai titoli tecnologici, i quali hanno più che mai bisogno di tassi bassi per poter crescere. Ma siamo sicuri che questo non apra le porte a nuove opportunità?
Azioni: perché acquistarle nonostante i crolli
Prendendo spunto da una nota di Jim Paulsen, Chief Investiment Strategist di Leuthold Group, si potrebbe sostenere che, ogniqualvolta emerge la fiducia per una ripresa economica, il valore delle azioni aumenta in concomitanza con la crescita dei rendimenti obbligazionari.
Quello attuale potrebbe essere un caso appropriato, dove l'economia dei vari Paesi si sta riprendendo dal disastro pandemico e la spinta della domanda genera fenomeni inflattivi. Inoltre tutti i mercati rialzisti di lunga durata negli ultimi 40 anni sono iniziati a seguito di una recessione, con utili e fondamentali delle aziende in calo. Nel 2020 è successa la stessa cosa, ma ora la crescita delle prospettive sugli utili e i multipli elevati come vanno interpretati?
In realtà potrebbe essere tutto quanto inserito in un contesto correttivo. E anche qui la storia viene in soccorso. All'inizio degli anni '90 il rapporto tra valore delle azioni e utili attesi dell'indice S&P 500 è passato da 15 a 25 volte perché i profitti erano crollati per via della recessione e all'orizzonte vi era una prospettiva di ripresa. A metà di quel decennio i multipli erano scesi a 17 volte con i guadagni attesi in crescita, ma le azioni avevano rallentato la corsa. Negli anni successivi i corsi azionari hanno ripreso a marciare al rialzo.
In sostanza, oggi potrebbe trattarsi di una parentesi ribassista di un lungo ciclo rialzista, che fa pensare che nei prossimi anni le azioni potrebbero continuare a correre. Se così fosse ci sarebbe da individuare il punto di appoggio da cui ripartire, prestando particolare attenzione ai multipli.
Morgan Stanley: opportunità azionarie fuori dagli USA
Secondo gli analisti di Morgan Stanley i mercati azionari invece presentano delle ottime opportunità perché hanno un premio al rischio superiore rispetto alle obbligazioni, soprattutto in Europa, Giappone e Paesi Emergenti.
Mentre riguardo gli Stati Uniti attualmente è meglio stare lontani dall'azionario, in quanto il risk premium dell'S&P 500 si trova al 3%, ossia a meno della metà di marzo 2020, quando è scoppiata la pandemia.
Gli esperti sottolineano che a pesare sul mercato americano non sono gli utili attesi che sono comunque dati in crescita, ma le valutazioni azionarie che in questo momento sono troppo elevate. Quindi è necessario prima che si attui un repricing del mercato affinché i multipli tornino in linea con i fondamentali.