Il Coronavirus? All'uomo più ricco d'Europa è costato 30 miliardi | Investire.biz

Il Coronavirus? All'uomo più ricco d'Europa è costato 30 miliardi

07 mag 2020 - 14:45

07 mag 2020 - 16:49

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Bernard Arnault, ha subito una perdita patrimoniale enorme a causa del lockdown e del crollo delle azioni: 30 miliardi sono andati in fumo, per ora

  • Bernard Arnault vede ridotto il suo patrimonio di 30 miliardi di dollari per effetto della pandemia;
  • Nonostante le perdite il miliardario francese non si arrende e prosegue nei suoi piani espansionistici;
  • Gli analisti scommettono sulla ripresa delle azioni LVMH dopo il calo degli ultimi mesi grazie anche alla domanda della Cina.

 

Se c'è una caratteristica che sembra avere il Coronavirus, pur nella sua drammaticità, è che è democratico: colpisce tutti, sia a livello fisico che sotto il profilo economico. Ovviamente pur non trascurando le diverse basi di partenza tra gli individui, ma questo non dipende dalla pandemia, era una condizione preesistente. Così, anche l'uomo più ricco d'Europa, Bernard Arnault, ne è stato vittima. Il miliardario francese, a capo dell'impero del lusso LVMH, ci ha rimesso per causa del Covid-19 la bellezza di 30 miliardi di dollari. Ed è stato l'uomo che più ha perso denaro tra tutti i paperoni mondiali secondo la classifica del Bloomberg Billionaire Index.

 

Lockdown e quarantene: salasso per tutti i marchi LVMH

Non c'è settore tra i 70 marchi che fanno parte del gruppo Louis Vuitton Moet Hennessy che non sia stato falcidiato dalla crisi. Le boutique di moda, che rappresentano la divisione più redditizia della holding, sono state costrette al lockdown per più di un mese. I ristoranti chiusi, l'annullamento di feste e concerti e il blocco dei locali notturni a data da destinarsi hanno drasticamente ridotto il consumo di vini e liquori; di conseguenza le società come Moët & Chandon, Veuve Clicquot, Hennessy hanno dovuto ridurre la produzione. Basta pensare che il 25% dello champagne mondiale proviene dalla Holding di Arnault. La distribuzione del profumo Dior è stata condizionata dalla chiusura degli esercizi commerciali. Insomma una catastrofe.

In aggiunta a tutto questo vi è in stand by l'esborso di 16 miliardi di dollari per l'acquisizione di Tiffany & Co. Si è parlato di una rinegoziazione dell'accordo vista la situazione, ma a quanto pare è un'ipotesi da escludere nonostante anche l'altro contraente sia stato tremendamente colpito dalla crisi.

Investimenti confermati, con revenge spending futuro radioso

Nonostante questa condizione poco entusiasmante, Arnault sembra voler sfidare gli eventi e la sua grande indole di acquistare anche in tempi di crisi non arretra nemmeno di fronte a un tragedia di portata planetaria. Sebbene il turismo internazionale abbia delle prospettive molto grigie, il magnate francese ha in serbo un progetto da 1 miliardo di dollari per aprire il grande centro commerciale Samaritaine a Parigi e costruire un hotel di lusso a Cheval Blanc a Los Angeles.

Secondo Arnault il rimbalzo sarà imminente e prodigioso, infatti le sue aziende si stanno attrezzando per favorirne la realizzazione attraverso tutte le disposizioni di sicurezza. Le boutique francesi hanno già installato le barriere in plexiglass e stanno cominciando a inoltrare ordini in quantità considerevole. E l'esperienza cinese, con il revenge spending dei consumatori dopo settimane di quarantena, sembra andare nella direzione del finanziere di Roubaix.

Quale futuro per le azioni LVMH?

L'ottimismo di Bernard Arnault sembra aver contagiato anche gli analisti delle principali banche d'affari, che non vedono un grosso rischio per le azioni del colosso francese. Dall'inizio dell'anno il prezzo dei titoli LVMH è sceso del 19%, ma sempre meno di quello di altri competitor come le azioni Kering (-25%) o Richemont (-30%). Gli esperti stimano che sul business core Louis Vuitton vi è un mark-up del 45% e altri prodotti di accompagnamento come Henessy e Don Perignon Champagne serviranno ad espandere il business nelle attività in cui i ricchi spendono molti soldi.

Inoltre il gruppo può contare su 9,72 miliardi di cash che permette non solo di uscire dalla crisi, ma anche di allargare la sua presenza in altri settori. Un'analisi molto interessante viene fatta da Bain & Company, secondo cui la Cina potrà essere il fattore determinante per la ripresa del settore del lusso.

La società di consulenza americana stima che le vendite settoriali dovrebbero passare da un calo del 25% nel primo trimestre a un tracollo del 50-60% nel secondo, per poi avere una ripresa nella seconda parte dell'anno con una riduzione contenuta tra il 20% e il 35%. L'aspetto più importante che viene rilevato dagli analisti della compagnia è che in Cina la ripresa dei consumi sta compensando in parte la contrazione che si è avuta in altri Paesi, proprio perché Pechino è stata la prima a uscire dal lockdown e quindi ad attivare la domanda.

In aprile, nell'ex impero Celeste si è verificata una sorta di revenge spending generata dallo stimolo da parte dei consumatori allo shopping dopo mesi di costrizioni. Ultimamente LVMH ha fatto sapere che le vendite nel mese di aprile in Cina sono aumentate del 50% nel mese di aprile. Secondo Bain, questo potrebbe rappresentare un primo passo per una maggiore presenza futura della spesa globale cinese nei beni di lusso. Oggi è al 35%, entro il 2025 potrebbe salire al 50%.

2 - Commenti

Luca D.

Luca D. - 07/05/2020 14:51 Rispondi

Davide S.

Davide S. - 08/05/2020 20:58 Rispondi

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