-
La Casa Bianca impone nuove restrizioni a Huawei a causa delle paure che l'azienda cinese svolga attività di spionaggio per Pechino;
-
I danni al settore dei produttori di chip sarà enorme secondo alcuni esperti, ma Trump non fa marcia indietro;
-
In Borsa la reazione sui titoli delle aziende asiatiche del settore è stata violenta: ora si teme per le società tech americane
Donald Trump ha sferrato un altro attacco frontale alla Cina. Da oggi chi fornisce microchip ad Huawei deve prima ottenere una particolare licenza negli Stati Uniti. La guerra commerciale tra gli USA e il Dragone prosegue e continua a colpire il colosso della telefonia cinese, da 15 mesi sotto il pressing di Washington sulla base della convinzione che i dati dei cittadini americani possano essere utilizzati in maniera poco ortodossa da Pechino.
Prima di questa norma, sebbene le aziende statunitensi dovessero essere autorizzate prima di vendere apparecchiature a Huawei, c'era la possibilità di avere un'esenzione se i chip non fossero stati progettati da società interne alla stessa Huawei. Questo ad esempio ha permesso a Google di mantenere il proprio sistema operativo Android sui vecchi telefoni dell'azienda guidata da Ren Zhengfei.
Le restrizioni appena attuate sono solo le ultime di una serie che ha coinvolto altre società come ByteDance per la piattaforma TikTok e Tencent per l'app WeChat.
Tensioni USA-Cina: le conseguenze per Huawei e i produttori di microchip
Washington ha chiuso tutte le porte. Già nel mese di maggio a Huawei era stato vietato di acquistare chip costruiti con tecnologia e software statunitensi per uso proprio dell'azienda. Il colosso cinese aveva trovato un modo per aggirare la regola: cercare produttori di chip stranieri che assemblano i suoi prodotti e venderli come se fossero di altri. Ora questo non sarà più possibile. Chiunque vorrà fornire tecnologia a Huawei dovrà fare i conti con l'Amministrazione USA.
A farne le spese sono i grandi produttori di attrezzature tecnologiche che fanno affari con Huawei a partire dal più grande produttore di chip mondiale, Taiwan Semiconductor Manufacturing. Alcuni giganti del settore, come Qualcommn, hanno esercitato pressioni sulla Casa Bianca per allentare le misure prima di queste nuove regole. Il timore è che miliardi di dollari di fatturato vadano in fumo.
Secondo John Neuffer, CEO della Semiconductor Industry Association, è molto realistico che il pericolo si materializzi in un'interruzione significativa per l'industria dei semiconduttori negli Stati Uniti. Il danno vero sarà però per Huawei. Dagli uffici della società nessun commento, ma sulle precedenti sanzioni l'azienda non era andata troppo per il sottile. Il 7 agosto, il capo del business dei dispositivi consumer, Richard Yu, aveva dichiarato che dopo il 15 settembre i chip con potenti capacità di calcolo e intelligenza artificiale non potranno più essere prodotti.
Il fatto rappresenterebbe un'enorme perdita per tutta l'azienda, dal momento che tutta la catena di approvvigionamento verrebbe gravemente influenzata dalla linea dura seguita dall'Amministrazione Trump. Oggi Huawei ha superato Samsung Electronics nella classifica del più grande venditore di smartphone al mondo, diventando leader assoluto nella tecnologia 5G. Da questo momento il dominio incontrastato sarà sicuramente messo a dura prova.
Sanzioni Trump: la reazione in Borsa del settore tecnologico
Le reazioni dei mercati asiatici dopo la notizia rilasciata dalle agenzie americane non sono state esuberanti. I principali indici di Borsa hanno subito una leggera contrazione. Diverso è il discorso riguardo i produttori di hardware quotati a Hong Kong: Sunny Optical è sprofondato del 10,7%, mentre AAC Technologies è crollato del 4,7%.
In caduta libera nella Piazza di Taiwan (-9,6%) MediaTek, azienda produttrice di semiconduttori fabless. Ora la paura è che alcune aziende tecnologiche americane possano subire l'urto di questo nuovo scenario che si va delineando. Ad alcuni trader sta tornando in mente lo spettro di quello che successe vent'anni fa con le dotcom, con il crollo del mercato tecnologico.