Le ultime sedute in Borsa sono state da incubo: gli investitori hanno liquidato senza esitazione le posizioni generando perdite diffuse in ogni settore. Il sell-off non ha risparmiato davvero nessuno, ma ha colpito in modo particolare la tecnologia negli Stati Uniti e le banche in Europa e Giappone. Sono diverse le ragioni che hanno influito su questo incredibile cambio di sentiment del mercato dopo un rally poderoso che aveva permesso agli indici ad aggiornare costantemente i massimi storici.
Uno dei principali fattori che ha affossato le quotazioni nei mercati azionari è relativo ai
dati macroeconomici statunitensi. Il rallentamento del settore manifatturiero e le richieste di sussidio oltre le attese hanno rappresentato un primo campanello d'allarme; i risultati pessimi sull'occupazione non agricola di venerdì hanno dato il colpo di grazia. Il tasso di disoccupazione in USA nel mese di luglio è salito al 4,3%, oltre il 4,1% atteso, mentre sono stati creati appena 114 mila nuovi posti di lavoro, a fronte dei 176 mila attesi. Fino a qualche tempo fa, il raffreddamento del mercato del lavoro avrebbe fatto esultare le Borse, perché avrebbe significato un'inflazione da salari sotto controllo ed una
Federal Reserve più propensa a tagliare i tassi d'interesse. Oggi però questi dati fanno capire che tassi tenuti alti a lungo dalla Fed stanno cominciando a fare effetto sull'economia,
allontanando la speranza coltivata fino a oggi di un atterraggio morbido.
Il crollo delle azioni è anche frutto del rialzo dei tassi da parte della Bank of Japan. La mossa ha dato un'ulteriore spinta allo yen, che nell'ultimo mese si è rafforzato di circa 8 punti percentuali sul dollaro USA. Questo ha creato una sorta di implosione del carry trade, con gli investitori che devono coprire i finanziamenti in yen fatti finora tramite la vendita di asset in dollari come le azioni USA.
Il mercato è andato nel panico anche dopo la pubblicazione delle trimestrali delle Big Tech, che in gran parte sono state deludenti sul fronte dell'intelligenza artificiale. Il boom della nuova tecnologia era stato uno dei principali protagonisti del rally a Wall Street, ma le enormi spese sull'AI delle grandi aziende tecnologiche ancora non stanno producendo i ritorni sperati in termini di ricavi e profitti.
Azioni: le opinioni di analisti e investitori sul sell-off
Di fronte alle grandi turbolenze di mercato, la politica monetaria delle banche centrali, Fed in testa, potrebbe essere decisiva per ristabilire l'ordine. "I numeri sull'occupazione di venerdì non significano una recessione", ha osservato Steven Blitz, capo economista statunitense di TS Lombard, "ma la Fed deve agire e un taglio di 0,5 punti percentuali a settembre ora è tra le ipotesi al vaglio".
Secondo John Lynch, Chief investment officer di Comerica Wealth Management, "le cattive notizie non sono più buone notizie per le azioni". Questo perché "il sentiment è fragile dati gli sviluppi economici, politici e geopolitici". Ciò significa che "la pressione sulla Fed aumenterà".
A giudizio di Lara Castleton, strategist di Janus Henderson Investors, la narrativa dell'atterraggio morbido si sta ora spostando verso le preoccupazioni di un atterraggio duro. Tuttavia, l'esperta ritiene che una reazione eccessiva degli investitori potrebbe essere un errore dal momento che alcuni dati mostrano ancora una certa resilienza dell'economia. "Le vendite di azioni dovrebbero essere viste come una reazione normale, soprattutto considerando le valutazioni elevate in molte zone del mercato", ha detto. "È un buon promemoria per gli investitori affinché si concentrino sugli utili delle società in futuro".