Poche grandi aziende italiane possono identificarsi con il nome di una grande famiglia che per oltre 100 anni ha portato avanti una delle maggiori eccellenze italiane. La FIAT della famiglia Agnelli è una di queste. Raccontiamo più di un secolo di storia del più importante gruppo finanziario e industriale privato italiano e di quello che è divenuto oggi il quarto gruppo automobilistico a livello mondiale.
FIAT: le origini
Fabbrica Italiana Automobili Torino, meglio conosciuta come FIAT, nacque l'11 luglio 1899 dall'idea di due aristocratici: Emanuele Cacherano di Bricherasio e Cesare Goria Gatti, che avevano già fondato l'ACI. I due riuscirono a coinvolgere altre dieci persone tra imprenditori, professionisti e possidenti con lo scopo di creare una fabbrica per la produzione di automobili su scala industriale. Tra i 12 che formarono un sodalizio non era presente inizialmente Giovanni Agnelli.Uno strano caso del destino però volle che, il giorno prima della costituzione della società, uno dei notabili Michele Lanza si ritirò e cedette il posto a colui che fu poi il principale protagonista dell'azienda torinese.
Inizialmente la società fu denominata Fabbrica Italiana di Automobili (FIA) e fu costituita con un capitale di 800 mila lire, rappresentato da 400 azioni. La banca che le diede l'appoggio finanziario era il Banco di Sconto e Sete di Torino, che ebbe anche una piccola quota di partecipazione azionaria.
Durante il 1899 FIA costruì 8 esemplari della prima automobile, denominata 3½ HP, nell'officina Ceirano. Nel frattempo venne cambiata la denominazione dell'azienda, ora diventata FIAT. L'anno dopo la produzione si trasferì nell'opificio di corso Dante Alighieri che rimase in vigore fino al 1923, quando entrò in funzione lo stabilimento produttivo del Lingotto, iniziato nel 1916. Nel 1903 FIAT si quotò alla Borsa valori di Milano.
FIAT: i primi anni e il dopo guerra con il piano Marshall
I primi anni dell'azienda torinese non furono facili. Attriti interni segnati da diverse ricapitalizzazioni portarono Giovanni Agnelli a diventare unico proprietario della FIAT e a rimanere tale fino alla fine del secondo conflitto mondiale. Durante questo periodo la società fu spesso insidiata dal regime fascista, ma il patron dell'azienda riuscì a tenere il comando, che passò dopo la sua scomparsa a Vittorio Giuseppe Valletta. Il ruolo averebbe dovuto essere occupato dal figlio Edoardo, ma nel frattempo era deceduto tragicamente in un incidente aereo.
Sotto la guida di Valletta, l'azienda ebbe uno sviluppo incredibile riuscendo a rialzarsi dalla crisi post bellica, favorita anche dal piano Marshall grazie a cui arrivano ondate di dollari per la ricostruzione industriale. La morte del manager ligure, avvenuta nel 1966, aprì le porte a Gianni Agnelli, che divenne Presidente e ci rimase fino a pochi anni prima della sua dipartita, quando le norme dello Statuto lo obbligarono a cedere la presidenza a Cesare Romiti prima e a Paolo Fresco poi.
Il boom economico degli anni '60 favorì certamente la crescita dell'azienda, che da produttore di sole autovetture si trasformò in un'entità multi settoriale, con una presenza importante anche nei servizi finanziari in Italia e all'estero.
FIAT: le tensioni degli anni '70 e le aggregazioni
Negli anni '70 FIAT dovette affrontare delle sfide molto impegnative. Le tensioni nelle fabbriche impazzavano con continui scioperi e occupazioni, l'abbattimento delle barriere doganali aveva aperto le porte alla concorrenza straniera e il primo shock petrolifero destabilizzò tutto il mercato dell'auto. A coronamento del difficile periodo il fallito matrimonio tra FIAT e Citroën.
Nel 1975 tutta la produzione dei veicoli industriali passò sotto il marchio IVECO e tre anni più tardi le aziende automobilistiche che facevano parte del gruppo come FIAT, Lancia, Autobianchi e Abarth furono raggruppate in Fiat Auto Spa. Rimase fuori invece Ferrari, che faceva capo direttamente alla holding.
Gli anni '80 videro diversi cambiamenti aziendali all'interno della galassia Agnelli. Molti modelli furono aggiunti e marchi già affermati come Fiat, Lancia e Autobianchi segnarono un'esplosione delle vendite tale da portare il gruppo FIAT ad essere il numero uno tra i produttori europei di auto e il quinto più grande al mondo.
FIAT: un ventennio difficile e la crisi degli anni '90
Nel 1982 scoppiò una lite tra FIAT e il Governo spagnolo riguardo SEAT di cui entrambi erano azionisti. Il motivo della discordia fu un aumento di capitale che lo Stato spagnolo avrebbe voluto da parte del Lingotto e che venne rifiutato. Nel frattempo la società guidata dall'avvocato Agnelli si defilò via via dal mercato nordamericano dove non riuscì mai ad emergere del tutto e si spostò in Sudamerica, soprattutto in Brasile, dove viceversa riscontrò un grande successo. Nel 1986 acquistò l'Alfa Romeo dall'IRI e investì molto nei motori innovativi, più efficienti e meno costosi.
Negli anni '90 emerse la volontà di FIAT di primeggiare in ogni parte del globo grazie alla produzione di nuovi modelli, in armonia con le nuove norme antinquinamento, tipo le Euro 1 del 1993 e le Euro 2 del 1996, e di sicurezza, vedi gli airbag e l'ABS . Però una nuova crisi economica colpì tutto il mondo dell'automotive e FIAT ne risentì in maniera particolare. Fu il periodo in cui ci furono molti tagli aziendali e anche un ridimensionamento dell'attività in alcune zone considerate non più proficue.
FIAT: gli anni 2000 e l'alleanza sfumata con General Motors
La crisi degli anni '90 si ripercosse anche sull'inizio del nuovo millennio. Il calo vertiginoso delle vendite di tutti i modelli FIAT mise quasi in ginocchio l'azienda torinese che vide ridursi la quota di mercato a vantaggio di pericolosi concorrenti giapponesi, come Toyota e Mitsubishi.
Agli inizi degli anni 2000 FIAT aveva solamente il 33% del mercato italiano, una cifra esigua se paragonata al 60% del 1982. A quel punto l'azienda tentò l'alleanza con General Motors, gruppo americano anch'esso travolto da una grave crisi economica. Il patto tra i due sembrò più che altro un sodalizio tra malati e infatti l'alleanza durò cinque anni e poi si sciolse in quanto improduttiva per entrambe.
Nel frattempo Umberto Agnelli, fratello di Gianni, divenne Presidente nel 2003 e dopo la sua morte, avvenuta nel 2004, la poltrona fu occupata da Luca Cordero di Montezemolo, con John Elkann che fu nominato Vice Presidente e Sergio Marchionne nuovo Amministratore Delegato.
La fine degli anni 2000 conobbe un evento importante: FIAT, divenuta dal 1° febbraio 2007 Fiat Group Automobiles, acquistò il 20% delle azioni di Chrysler. L'operazione fu rilevante per due motivi: in primis perché rafforzò la presenza del marchio FIAT in Nordamerica, dove il lingotto aveva sempre sofferto; in secondo luogo in quanto creò le premesse per la fusione che arrivò cinque anni più tardi e che diede vita al gruppo Fiat Chrysler Automobiles, meglio conosciuto come FCA.
FIAT: la svolta di Marchionne e la di un play mondiale
Il 1° gennaio 2014 i vertici di FIAT Spa e Chrysler, annunciarono l'acquisizione da parte della società guidata da Sergio Marchionne della totalità delle azioni del gruppo americano. La fusione avvenne il 12 ottobre 2014 e la nuova entità, chiamata FCA, fu quotata nelle Borse di Milano e di New York. Il polo automobilistico che risultò dall'aggregazione divenne il settimo gruppo settoriale al mondo, con una forza di vendita di 5 milioni di auto all'anno, presente in 61 nazioni e che dava lavoro a oltre 223.000 persone.
Lo stesso anno venne annunciato lo spin-off di Ferrari, che diventò effettivo il 4 gennaio 2016. Da allora la società di Maranello venne controllata da Exor, azionista di maggioranza di FCA con il 30,81% delle quote.
Una volta consolidata la fusione, la neonata Fiat Chrysler capì che quello era il momento di espandersi e propose un ritorno di fiamma a General Motors, che però non trovò corrispondenza. A quel punto l'Amministratore Delegato Sergio Marchionne tastò il terreno per una scalata ostile. Per lanciare un'OPA occorrevano 60 miliardi di dollari e la cosa singolare fu che diversi partner si fecero avanti, però alla fine non se ne fece nulla: il costo dell'operazione poteva essere interpretato male dal mercato.
La morte di Sergio Marchionne avvenuta il 25 luglio del 2018 creò un vuoto all'interno dell'azienda. Era stato colui che aveva preso la guida della società in un periodo di piena crisi e l'aveva sollevata dalle sabbie mobili fino a portarla sul tetto del mondo.
Il 27 maggio 2019 FCA tentò la carta Renault proponendo una fusione al gruppo francese. Se l'affare fosse andato in porto si sarebbe creato il terzo gruppo automobilistico al mondo. Il piano prevedeva la creazione di una newco che avrebbe avuto il 50% delle quote FCA e il 50% delle quote Renault. Il Governo francese, azionista di maggioranza di Renault con il 15%, propose quattro condizioni per il deal: un esponente del Governo nel Consiglio di Amministrazione della nuova società; il pagamento di un dividendo ai francesi con la rivalutazione di Renault; no a licenziamenti; mantenimento della sede generale a Parigi. I diktat dell'Eliseo produssero come effetto il ritiro dell'offerta da parte di FCA.
La mancata intesa con Renault direzionarono i vertici di FCA verso l'altro colosso francese, PSA. Il 30 ottobre 2019 importanti organi di stampa fecero filtrare indiscrezioni su una trattativa di M&A tra i due gruppi. Il giorno dopo i rispettivi CdA diedero il via libera alla fusione del valore di 50 miliardi di dollari. Il gruppo nascente avrebbe avuto la sede legale e fiscale ad Amsterdam, con John Elkann Presidente e Carlos Tavares Amministratore Delegato.
Il 18 dicembre dello stesso anno arrivò l'ufficialità: FCA e PSA costituiranno un gigante dell'automotive che sarà il quarto gruppo automobilistico mondiale, con un fatturato di 170 miliardi di euro che corrisponde a 8,7 milioni di veicoli venduti. Il nome del nuovo polo non fu scelto nell'occasione, cosa che avvenne il 15 luglio 2020: la società si chiamerà Stellantis.