Le azioni cinesi stanno vivendo un periodo critico nei mercati finanziari per tutta una serie di ragioni. In primis la questione Covid-19 in Cina è riemersa in maniera prepotente, spingendo le Autorità governative ad attuare misure restrittive nei confronti delle attività produttive. Le repressioni normative continuano a rappresentare un ostacolo per le società quotate, soprattutto ora che molte aziende cinesi rischiano il delisting da Wall Street. Inoltre, le tensioni geopolitiche con la guerra Russia-Ucraina che non dà segni di cedimento allargano gli orizzonti, dove la Cina potrebbe venire coinvolta nell'alveo delle sanzioni occidentali. Tutto quanto serve ad alimentare un clima già molto teso e ad allontanare gli investitori dai titoli cinesi.
Per cercare di ridare vigore a un mercato che in questo momento sembra ammaccato, le società stanno provando a rilanciare piani aziendali che prevedono il pagamento dei dividendi e i riacquisti di azioni proprie. Soprattutto i buyback hanno avuto fino al 2018 un utilizzo limitato in Cina, almeno rispetto alle società statunitensi. Negli ultimi anni la crescita è stata notevole. Nel 2021 a Hong Kong la cifra ha raggiunto il record di quasi 5 miliardi di dollari, mentre quest'anno si è arrivati a 2,6 miliardi di dollari.
Cina: le società che hanno aumentato dividendi e buyback
Una delle società che hanno contribuito molto quest'anno è stata Tencent. Il gigante dei media e intrattenimento ha riacquistato azioni per oltre 800 milioni di dollari, mettendo a frutto il suo mandato a tempo indeterminato che consente buyback fino al 10% delle sue azioni in circolazione. La settimana scorsa JD.com ha annunciato un dividendo speciale per circa 2 miliardi di dollari sia per le ADR quotate nella Borsa di New York, sia per le azioni di Hong Kong. Questo dopo aver aumentato nel 2021 il suo programma di riacquisto a 3 miliardi di dollari.
Il gigante petrolifero Cnooc ha dichiarato il 28 aprile che avrebbe staccato una cedola speciale per l'anniversario della società di 1,18 dollari di Hong Kong per azione, pari a a 0,15 dollari USA. A marzo Alibaba ha innalzato il suo piano di buyback, portandolo da 10 a 25 miliardi di dollari. Altre società cinesi attive in piani simili sono il produttore di smartphone Xiaomi, il colosso del fast food Yum China Holdings e il produttore di auto BYD.
Con tutte queste operazioni di riacquisto, le società hanno preso la palla al balzo allorché le quotazioni sono diventate più attraenti, dopo le svendite dell'ultimo anno e mezzo. A fine aprile ad esempio il price/earnings dell'indice MSCI China si è abbassato al 67% rispetto all'indice MSCI ACWI globale, il che significa che le azioni cinesi adesso sono veramente a sconto.
Dividendi e buyback cinesi: il parere degli analisti
A incoraggiare le mosse societarie sono state anche le Autorità di Pechino, che reputano questo un modo per stabilizzare i prezzi in un mercato che ha sofferto tanto negli ultimi tempi. Secondo Rory Green, capo economista cinese di TS Lombard, gli sforzi del Governo per risollevare un'economia fiacca e migliorare il sentiment degli investitori però è più un segnale di debolezza che altro. Inoltre, ha aggiunto che per le aziende riacquistare azioni significa mostrare la loro volontà di lavorare per obiettivi governativi.
A giudizio di Kinger Lau, chief China equity strategist di Goldman Sachs, le società non sono molto incentivate a investire per espandere il business in questo momento, per via dei blocchi che stanno interessando la Cina a causa del Covid-19. Per tale motivo, la tendenza al riacquisto acquisirà più slancio, anche e soprattutto in considerazione delle valutazioni basse delle azioni e del fatto che ciò si sposa con la direzione politica di Pechino.