E' arrivata l'ora. Finalmente parte l'OPS lanciata da Intesa SanPaolo sul capitale azionario di UBI Banca che avrà termine il 28 luglio. L'offerta prevede uno scambio di 17 azioni di Intesa San Paolo di nuova emissione, da effettuarsi per effetto di un aumento di capitale di 1,9 miliardi, a fronte di 10 azioni di UBI Banca.
Il gruppo guidato da Carlo Messina però non si muove su un terreno digradante. In chiusura della settimana scorsa il CdA della banca lombarda ha bollato l'offerta come non conveniente per i propri azionisti. Stando al comunicato ufficiale rilasciato dall'istituto di credito infatti, il rapporto di cambio da un lato non remunera i soci di UBI per il rischio legato agli obiettivi del gruppo, dall'altro invece comporta molti più vantaggi per Intesa in termini di sinergie create. Questo permetterebbe solo alla prima banca italiana di consolidare la propria posizione eliminando un concorrente, ragion per cui il patto sarebbe squilibrato. Ora la palla passa all'Assemblea dei soci, alcuni dei quali avevano già eretto barricate da quando il deal è stato partorito.
La risposta di Intesa SanPaolo non si è fatta attendere. In un comunicato ufficiale l'istituto di credito precisa che UBI trarrebbe un vantaggio superiore in termini di allocazione del valore e delle sinergie, da questa operazione, rispetto a quanto il suo CdA ha espresso. Inoltre andrebbe considerato il premio offerto rispetto alla capitalizzazione di mercato di UBI ai prezzi di febbraio 2020, quando è stata lanciata l'offerta. Infatti l'istituto guidato da Victor Messiah otterrebbe 1,1 miliardi di mark up rispetto ai 3,8 miliardi capitalizzati.
Intesa Sanpaolo-UBI Banca: la realtà post integrazione
Se l'operazione dovesse giungere in porto l'obiettivo delle due banche sarebbe quello di creare il primo player italiano del credito. Le economie di scala e le sinergie che ne deriverebbero porterebbero a un ritorno stimato di 730 milioni annui per effetto dell'integrazione di vari comparti come quello assicurativo, del leasing, del factoring e del wealth management.
Il gruppo conterebbe su ricavi consolidati di 21 miliardi nel 2022 e utili tra i 5 e i 6 miliardi nello stesso anno; ciò permetterebbe una remunerazione per gli azionisti in termini di dividendi del 75% dell'utile di quest'anno e del 70% di quello dell'anno prossimo. Mentre sul lato del credito a rischio migliorerebbe la situazione generale dell'attivo patrimoniale, aprendo la strada a una maggiore flessibilità nella concessione del credito a famiglie e imprese per il prossimo futuro.
Per evitare problemi con le Autorità dell'Antitrust la fusione dovrebbe dare il via alla cessione di circa 532 filiali nel Nord Italia di UBI Banca, che dovrebbero finire nel mirino di BPER che sarà della partita. Questo comporterà lo slittamento di oltre 1 milione di clienti che passerebbero da un istituto all'altro. Nel caso non dovessero bastare, Intesa San Paolo sarebbe pronta a cedere altre 17 filiali a soggetti terzi.
OPS IntesaPaolo-UBI Banca: il giudizio degli analisti
Oggi a Piazza Affari i titoli delle due banche coinvolte nell'affare sono ben intonati. Le azioni Intesa Sanpaolo guadagnano il 3% e quelle di UBI Banca l'1,92%. In mattinata è arrivata da parte di Equita Sim la raccomandazione di overperform di Intesa SanPaolo con prezzo obiettivo 2,2, mentre è stato ridotto il rating della quarta banca italiana da hold a reduce, con target abbassato a 2,2 da 2,3.
A giudizio della Sim milanese l'offerta non può essere rifiutata dal Board di UBI Banca in quanto il premio del 28% rispetto ai prezzi di mercato è molto interessante. Soprattutto se si considera che in operazioni di questo genere negli ultimi 20 anni in media tale premio non superava il 4%. Questo, sottolineano gli esperti, non sarebbe stato considerato dal CdA presieduto da Letizia Moratti quando ha calcolato un beneficio solo del 10% derivante dalle sinergie, che corrisponde a 320 milioni di euro.
Il giudizio non esaltante sull'istituto di credito lombardo è dettato anche dal fatto che le potenzialità di crescita sono elevate grazie anche al piano industriale, ma la redditività operativa di UBI Banca non ha mai superato il 5% negli ultimi 10 anni.