La fiducia degli investitori nei confronti delle Big Tech è incrollabile. È quanto ha affermato Michael Hartnett, strategist di Bank of America, dopo un'indagine condotta dall'istituto finanziario americano. Secondo un sondaggio tra il 2 e l'8 agosto - periodo in cui si è vissuto un autentico terremoto a Wall Street - che ha coinvolto 189 asset manager con un patrimonio in gestione di circa 508 miliardi di dollari complessivi, c'è stata una rotazione dai titoli azionari verso le obbligazioni e la liquidità. Tuttavia, le posizioni long nei confronti dei Magnifici Sette non sono state intaccate più di tanto.
Le aziende tecnologiche a grande capitalizzazione da anni fanno il bello e il cattivo tempo alla Borsa americana. Protagoniste assolute del grande rally degli indici azionari quest'anno fino alla metà di luglio, hanno guidato la correzione delle ultime settimane. La chiave intorno a cui girano le valutazioni sulle azioni delle Big Tech è sempre l'intelligenza artificiale.
Le ultime trimestrali di Alphabet e Microsoft hanno spaventato gli investitori in quanto, sebbene abbiano presentato numeri forti come al solito, sul fronte della nuova tecnologia sono state deludenti. Al mercato non bastano più le promesse che l'AI (Artificial Intelligence) porterà a grandi guadagni per le aziendei. Ora vuole vedere i risultati. Dai numeri delle Big Tech ancora il potenziale dell'intelligenza artificiale non si sta esprimendo nei numeri di bilancio, soprattutto se ciò si rapporta alla quantità enorme di miliardi investiti in questa tecnologia.
Big Tech: quanto pesa la recessione
Lo studio di BofA ha mostrato che le aspettative degli investitori di un atterraggio morbido negli Stati Uniti sono cresciute al 76%, dal 68% di luglio. Tuttavia, il 47% si aspetta nei prossimi 12 mesi un'economia americana più debole. Nel complesso si può dire che ci sia un ottimismo di base, ha sottolineato Hartnett, sebbene "gli investitori ora pensino che la
Federal Reserve debba tagliare più duramente per garantire l'assenza di una recessione".
Dopo i dati allarmanti sull'occupazione di luglio, molte banche hanno chiesto espressamente alla Fed di abbassare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale nella riunione del 17-18 settembre, proprio per evitare una contrazione dell'economia. Per ora non sembra che i funzionari dell'istituto guidato da
Jerome Powell siano molto accoglienti a questo proposta.
Tuttavia, ancora manca oltre un mese e di mezzo ci sono i dati sull'inflazione USA, il simposio di Jackson Hole e i prossimi Non Farm Payroll. I titoli tecnologici hanno comunque sentito il colpo dalla lentezza con la quale la Fed si sta muovendo per rendersi più accomodante, a differenza di altre Banche centrale come la BCE e la BoE. Tra l'altro, le valutazioni elevate hanno spinto molti a monetizzare.
La trimestrale di Nvidia
Quanto sarà importante per le Big Tech la trimestrale di Nvidia in programma il 28 agosto? Probabilmente molto. Il mercato è in attesa fremente di conoscere se l'intelligenza artificiale continuerà a far brillare i conti del più grande produttore di chip al mondo. A ogni trimestrale l'asticella è sempre più ampia e finora Nvidia non solo non ha tradito le attese, ma anzi le ha sistematicamente stracciate.
Questa volta però la situazione è più delicata, in considerazione dei dubbi più forti sulla nuova tecnologia e delle tensioni geopolitiche sempre più aspre tra Stati Uniti e Cina in tema di semiconduttori. Pechino rappresenta una quota importante nel fatturato del colosso di Santa Clara e peggioramenti in quella direzione potrebbero mettere in ambascia non solo la stessa società ma anche altri grandi player del settore.