La volatilità che si è creata a Wall Street negli ultimi mesi ha generato un'esplosione nel trading degli operatori e guadagni importanti per le grandi banche USA. JP Morgan Chase, Goldman Sachs e Morgan Stanley sono i tre principali istituti di credito americani che traggono profitto dal segmento del trading.
Lo scorso anno il gruppo ha totalizzato cumulativamente incassi per 36 miliardi di dollari dal business. Secondo le indiscrezioni, in questo trimestre JP Morgan dovrebbe aumentare i ricavi dal trading azionario di oltre il 30% su base annua, il che le permetterebbe di superare il record di 3,3 miliardi di dollari di quattro anni fa. Anche l'unità di trading di Goldman Sachs è prevista in crescita nei primi tre mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2024, allorché aveva raccolto 3,3 miliardi di dollari.
Le banche USA devono ringraziare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, almeno per quanto riguarda questo ramo di attività. L'inquilino della Casa Bianca ha mosso gli indici azionari con i suoi proclami, specialmente sul fronte dei dazi. Ciò ha generato confusione a Wall Street, istigando gli operatori di mercato a essere più attivi e quindi ad aumentare l'attività di trading.
Affinché intermediari come le banche guadagnino, non è tanto importante che i mercati vadano su o giù, quanto che ci sia volatilità sufficiente in modo da spingere i clienti per cui raccolgono gli ordini a operare attivamente. In realtà, il modello di business del trading è cambiato dopo la grande crisi del 2008. Prima, le big bank USA agivano in proprio con le azioni per raccogliere miliardi di dollari l'anno. Poi, sono intervenute le nuove normative sull'assunzione dei rischi e quindi le banche operano più che altro per conto dei clienti.
Banche USA: e l'investment banking?
Se l'attività di trading ha tratto giovamento dal sell-off azionario più recente, lo stesso non può dirsi per un altro ramo importante del business bancario: l'investment banking. Quando Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti, si era diffusa la convinzione che questo segmento potesse risvegliarsi dopo un 2022 e un 2023 anemici e un 2024 in lieve crescita.
In sostanza, si contava sul fatto che la deregolamentazione promessa dal tycoon avrebbe incentivato il dealmaking su potenziali fusioni e acquisizioni, nonché sulle quotazioni di nuove società. Tutto ciò avrebbe quindi generato importanti ricavi per le grandi banche di investimento come Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan. Ora, però, le grandi operazioni di finanza straordinaria si sono arenate in quanto le turbolenze dei mercati finanziari hanno scosso la fiducia degli investitori.
Nei primi tre mesi dell'anno in corso, le transazioni annunciate sono state inferiori rispetto all'inizio del 2024. Alcune operazioni sono state messe in freezer nell'attesa che su diversi fronti di carattere economico e geopolitico le acque si calmino e il quadro generale diventi più chiaro. Altrettante aspettano che le promesse del governo USA in campagna elettorale sulla deregulation si tramutino in realtà. Per il momento l'effetto Trump è stato solo compensativo per i ricavi delle grandi banche a stelle e strisce: positivo per il trading, negativo per l'investment banking.