Le banche italiane sono oggi sotto i riflettori a Piazza Affari. L'apertura delle contrattazioni ha segnato profondo rosso per tutto il settore con alcune banche come Intesa SanPaolo, BPER e Mediobanca sospese per eccesso di ribasso. Durante la mattinata i cali si sono ammorbiditi, Intesa è passata da -8% a -4,50%, Mediobanca da -7,59% a -3,50%, Unicredit da -7,80% a -6,15%.
L'appello congiunto di BCE e Bankitalia
A guidare l'andamento delle quotazioni degli istituti di credito la raccomandazione che venerdì 27 marzo la BCE ha lanciato alle banche europee: nessun pagamento del dividendi e astensione totale al buyback o ad altre forme di remunerazione per gli azionisti, almeno fino all'ottobre del 2020. Tutto questo a conclusione di un iter che era iniziato il 12 marzo e proseguito il 20 marzo. In queste due date Francoforte si metteva a sostegno di quelle banche attive nella lotta al pandemia, con misure temporanee di soccorso. Lo scopo di quest'ultimo provvedimento è quello di destinare le risorse per sostenere in pianta stabile l'economia reale devastata dal Coronavirus. Eurotower stima in 30 miliardi la cifra che potrebbe essere risparmiata da un'operazione del genere. Ricordiamo che solo in Italia le banche sono impegnate in un'autentica task force per assicurare la liquidità alle famiglie tramite la sospensione delle rate del mutuo fino a 18 mesi, e alle imprese attraverso l'estensione del fondo di solidarietà (decreto "Cura Italia"). All'appello della BCE si è aggiunto quello della Banca d'Italia. Via Nazionale precisa che tutti gli istituti di credito dovranno attenersi ad una politica di remunerazione molto prudente vista la situazione e che l'autorità di vigilanza valuterà la possibilità di prolungare il divieto oltre il 1° ottobre del 2020.
Come hanno reagito le banche italiane
La prima ad adeguarsi alla direttiva è stata Unicredit. Il cda ha immediatamente bloccato i dividendi di 0,63 euro per azione e il buyback fino a 467 milioni per l'anno 2019, che avrebbero dovuto essere deliberati nell'assemblea del 9 aprile. C'è di più, la seconda banca italiana per capitalizzazione ha deciso di erogare finanziamenti a tasso zero alle Fondazioni bancarie che partecipano al capitale della banca, con l'obiettivo di sostenere l'economia nel territorio in cui operano. Alla decisione di Unicredit si accoda anche Banca Generali. L'istituto di credito guidato da Gian Maria Mossa ha deciso di congelare il pagamento di 1,55 euro per azione il 20 maggio 2020 e di 0,30 euro il 20 gennaio 2021, cifre che avrebbero comportato un esborso di 216,2 milioni di euro. Il cda precisa che la distribuzione dei dividendi avverrà regolarmente non appena si intravedono segnali di schiarite riguardo il Covid-19. La banca presenta una solidità patrimoniale e finanziaria in grado di gestire scenari drammatici che metterebbero sotto stress tutta l'attività di erogazione del credito. Questo grazie alla limitata esposizione al rischio di credito e alla presenza esigua nel bilancio bancario dei Non-Perfoming Loans. Alla lista potrebbe aggiungersi la prima banca italiana, Intesa San Paolo. Una comunicazione societaria spiega che nel Consiglio di Amministrazione del 31 marzo all'ordine del giorno verrà trattato il tema della distribuzione dei dividendi dopo il monito congiunto di BCE e Bankitalia.
UBS non raccoglie l'invito della SNB
Sulla stessa lunghezza d'onda di BCE e Bankitalia si era messa la Banca Centrale Svizzera settimana scorsa. L'istituto governato da Thomas Jordan insieme all'Autorità di Vigilanza sui Mercati FINMA, aveva fatto una precisa richiesta alle banche svizzere di rivedere tutta la politica di distribuzione dei dividendi. Tale invito però non è stato raccolto dalla più grande banca svizzera, UBS, che ha confermato la distribuzione di una cedola di 0,73 euro per azione. Tutto sarà reso ufficiale nell'assemblea del 29 aprile dove gli azionisti parteciperanno via internet e comporterà una spesa per le casse della banca di 1,4 miliardi di dollari. La motivazione che sta alla base della presa di posizione, spiega UBS, sta nella struttura capitale e nel posizionamento strategico dell'istituto elvetico. Ragione per cui la banca potrà essere presente nelle misure di sostegno all'economia in tempo di crisi anche mantenendo inalterata la sua politica cedolare.
Cosa comporterà questa decisione per le banche italiane?
La differenza tra le banche citate e le altre società che avevano deciso di non pagare i dividendi sta nel fatto che le prime subiscono la decisione da parte di istituti superiori. Un'autorità di regolamentazione e vigilanza mai si era spinta a chiedere di stoppare i dividendi, questa la dice lunga sulla gravità della situazione. Secondo Equita Sim è questa la parte che non era scontata dal mercato e che quindi avrebbe un riflesso negativo sull'andamento del settore bancario. Inoltre probabilmente per tutto il 2020 si passerà da una sospensione ad una cancellazione dei dividendi, mentre per il 2021 la decisione dipenderà dalla capacità delle banche di riprendersi da questa situazione di shock attraverso una redditività adeguata. Sempre secondo gli analisti di Equita Sim, le banche più in salute, ossia Intesa, Mediobanca e Credem, avrebbero maggiori chance di ripristinare la distribuzione delle cedole; mentre tutto il settore beneficerebbe dalle risorse risparmiate in rapporto ai NPL. Infatti si stima che la capacità di copertura dei crediti in sofferenza aumenterebbe dal 50% al 68%. In conclusione: nel breve periodo l'azzeramento dei dividendi avrebbe sicuramente effetti negativi, mentre nel medio comporterebbe un rafforzamento della struttura patrimoniale e di cassa che renderebbe tutto il settore meno esposto.