Bufera su Banca Monte dei Paschi di Siena. Ancora una volta tanto estenuanti sembrano tutte le vicissitudini che interessano la banca più antica del Mondo. Le motivazioni della sentenza dei giudici del Tribunale di Milano con cui hanno condannato a 6 anni di reclusione l'ex Presidente dell'istituto senese Alessandro Profumo e l'ex Amministratore Delegato Fabrizio Viola, sono aggiotaggio e falso nelle comunicazioni sociali.
Il riferimento è ai derivati Santorini e Alexandria che ha visto muoversi nel pantano l'Amministrazione di MPS per tanti anni. In buona sostanza i due erano perfettamente al corrente di quanto i bilanci fossero truccati e hanno voluto far apparire una realtà diversa per approfittare degli aiuti di Stato, effettuati per risanare un istituto di credito che era ormai prossimo alla bancarotta, e agevolare gli ingenti aumenti di capitale. La Corte di Giustizia ha anche puntato il dito contro l'Autorità di vigilanza che non è stato solerte a ravvisare gli accadimenti, limitandosi a insignificanti prese d'atto.
Banca MPS: Profumo e Viola chiedono la revisione della sentenza
I due imputati non ci stanno e, in una nota congiunta diffusa nella serata di ieri, fanno sapere di aver garantito la sopravvivenza di MPS. Nel comunicato infatti si legge che, nel periodo in cui si sono svolti i fatti, la situazione dell'istituto senese era disperata e quindi è stata fatta una scelta solo ed esclusivamente per spirito di servizio e non per trarne un beneficio personale.
Inoltre Profumo e Viola precisano di essere stati loro a far venire alla luce i danni che le operazioni sui derivati hanno causato alla banca. Infine sottolineano come la sentenza metta in pratica sullo stesso piano chi ha fatto conoscere i fatti e coloro che realmente hanno distrutto l'istituto.
Ricordiamo che il processo riguardo i derivati Santorini e Alexandria si è concluso l'8 novembre 2019 in primo grado con la condanna di 13 ex manager della banca toscana, di Deutsche Bank e di Nomura. Profumo e Viola comunque hanno detto di ricorrere in Appello chiedendo la revisione totale della sentenza di primo grado.
Banca MPS: sarà il Tesoro a ricapitalizzare la banca?
Intanto sulla banca toscana vi è un'altra matassa da sbrogliare, che è quella del rafforzamento patrimoniale. Le Autorità europee hanno previsto un ingresso di capitale di 2,5 miliardi per ristabilire i requisiti patrimoniali e finanziari una volta operata una pulizia di bilancio.
Negli ultimi giorni si sono rincorse le voci su chi potrebbe entrare nell'azionariato dell'azienda. Lo scopo del Tesoro italiano, che ha il 64,2% delle quote, è quello di favorire l'accesso a diversi investitori privati. Si è parlato del fondo Apollo, il quale è ancora in una fase di stallo in quanto sta esaminando accuratamente tutti i numeri dell'istituto.
Vi è sempre poi la pista UniCredit, che era in trattativa con lo Stato per l'acquisizione delle quote. Un percorso, questo, che potrebbe avere un'accelerazione con l'arrivo di Andrea Orcel ai vertici della seconda banca italiana. Nel frattempo altri istituti italiani e stranieri potrebbero far parte della partita e in questa direzione si stanno muovendo anche gli advisor di MPS.
Tuttavia le resistenze sono tante, soprattutto da parte di alcuni azionisti storici di UniCredit, i quali hanno manifestato parecchi dubbi sulla convenienza di Gae Aulenti a concludere il deal con un ente che non è proprio messo bene, per usare un eufemismo.
A questo punto, secondo indiscrezioni di stampa, si è fatta strada l'ipotesi che la ricapitalizzazione della banca possa essere effettuata proprio dal Tesoro. Questo ovviamente attiverebbe la Commissione Europea sulla questione degli aiuti di Stato, creando non poche problematiche per la finalizzazione dell'operazione.
Una scappatoia potrebbe però essere trovata ricorrendo all'articolo 32 della Direttiva BRRD (Bank and Recovery Resolution Directive) secondo la quale vi è la possibilità di iniezioni di fondi pubblici nelle banche qualora emergono delle carenze di capitali a seguito di stress test. Tutto questo renderebbe ancora più problematico l'accordo attuale tra Roma e Bruxelles relativo all'uscita dal Tesoro dal capitale di MPS entro il 2021. In queste condizioni, infatti, non si vede davvero come tale patto possa essere portato a termine.