L'uscita di scena di Benjamin Netanyahu ha rappresentato per Israele uno shock politico senza precedenti, se non altro perché l'ex premier, con i suoi 12 anni di governo, è stato il Primo Ministro più longevo di tutta la storia del Paese mediorientale. L'eredità che lascia è una realtà dominata dalla confusione e dall'incertezza.
La coalizione di governo approvata domenica scorsa dal Parlamento è un groviglio di partiti di ogni schieramento e matrice, con ideologie molto spesso agli antipodi. Tuttavia, a guidare la scena è l'esigenza di accompagnare Israele nella ripresa economica, dopo l'incubo vissuto con il Coronavirus.
Israele: i cambiamenti con il nuovo Governo
Cosa farà nello specifico il nuovo Governo non è ancora dato di saperlo, anche perché si regge su una struttura d'appoggio estremamente precaria. Per il momento nessun progetto futuro potrà essere messo agli atti, dal momento che il Paese sta andando avanti senza un budget statale. La prima missione quindi sarà quella di approvare un nuovo budget per quest'anno e il prossimo, che potrebbe essere il primo passo verso una ritrovata stabilità politica.
Il vantaggio che ha a disposizione la nuova coalizione sta nelle brillanti prospettive economiche del Paese. Israele è riuscita a immunizzare il 60% della popolazione con la doppia dose di vaccino, grazie a una campagna condotta in maniera eccezionale. Questo gli è valso la stima di una crescita del 6,3%, come esplicitato nelle previsioni della Banca d'Israele.
L'economia israeliana si basa sul libero mercato ed è fortemente condizionata dagli investimenti esteri, soprattutto nel settore tecnologico. Da questo punto di vista non ci si aspetta grandi cambiamenti della nuova linea politica rispetto alla precedente, ma anzi la ricerca di una stabilità di governo sarà di fondamentale importanza per continuare ad attrarre capitali esterni, come è successo in maniera impressionante negli ultimi 10 anni. Il problema è che, secondo molti, tale stabilità è appesa a un filo e c'è anche chi prevede un ritorno a breve di Netanyahu se le cose dovessero prendere una piega sbagliata.
Israele: cosa cambia per le azioni israeliane con la fine di Netanyahu
Quanto si farà sentire l'incertezza politica sul prezzo delle azioni israeliane lo sapremo presto, però l'avvicendamento al Governo tra Netanyahu e il nuovo capo della coalizione Naftali Bennett non ha portato finora particolari sussulti. Secondo alcuni analisti, le quotazioni in Borsa hanno già incorporato tutte le ultime vicende e ora gli investitori guardano lontano.
Dopo il lancio della campagna vaccinale, si è registrato un grande flusso di denaro verso i titoli israeliani, soprattutto nel settore tecnologico. Basti pensare che nei primi 3 mesi del 2021 gli investimenti nei tech nella Borsa di Tel Aviv sono arrivati a 5,5 miliardi di dollari, ovvero più della metà di quanto è stato investito in tutto il 2020. Non solo, le IPO in Israele nel primo trimestre hanno conosciuto un vero e proprio boom, con una raccolta complessiva di 910 milioni di dollari.
Tutto questo è successo perché, come accennato, il settore tecnologico israeliano attira da anni molti investitori da tutto il mondo, ma anche perché lo stesso comparto ha avuto un rallentamento negli Stati Uniti nello stesso periodo, a causa delle minacce inflazionistiche che poi si sono riflesse nei rendimenti obbligazionari.
Per investire nelle azioni israeliane vi sono delle opportunità attraverso ETF quotati a Wall Street, come ad esempio: l'ETF iShares MSCI Israel, che nell'ultimo anno ha guadagnato il 34%; l'ETF VanEck Vettori Israel, che negli ultimi 12 mesi ha realizzato una performance del 45%; l'ETF BlueStar Israel Technology, in rialzo del 49% dallo stesso periodo dell'anno scorso; l'ETF ARK Israel Innovative Technology, che è aumentato del 35% nelle ultime 52 settimane.