Quest'anno le azioni europee sono state bistrattate rispetto a quelle americane, subendo un gap di performance che non si vedeva da oltre 20 anni. Gli investitori hanno preferito gli Stati Uniti in scia dell'entusiasmo per l'intelligenza artificiale e della forza economica delle grandi aziende tecnologiche.
Da quando poi
Donald Trump è stato eletto nuovo presidente USA a inizio novembre, l'euforia è diventata inarrestabile. Il mercato si aspetta una tassazione e una regolamentazione più favorevoli alle società. Nel contempo l'economia americana non dà segnali di cedimento e la
Federal Reserve a settembre ha iniziato il ciclo dei tagli ai tassi di interesse.
Al contrario, l'Europa ha vissuto e vive ancora una profonda crisi economica e politica. I suoi settori di punta, l'automotive e il lusso, hanno subito un drammatico calo della domanda che si è riflesso sui conti aziendali. Le locomotive della regione, Germania e Francia, stanno rallentando, con in particolare la prima che è a un passo dalla recessione.
Il clima politico dei due Paesi ha amplificato una situazione di per sé difficile. La caduta dei rispettivi governi e nuove elezioni che si terranno nel 2025 hanno gettato le due nazioni e tutta l'Eurozona in uno stato di totale incertezza che potrebbe avere pericolose ripercussioni sotto il profilo economico.
Il sentiment in Borsa degli investitori ne ha risentito, in particolare in Francia. Ora molte valutazioni delle azioni europee sono veramente basse, il che fa sorgere spontaneamente una domanda: sono un'opportunità per il 2025?
Azioni europee: cosa attendersi il prossimo anno
Il 2025 per la verità non nasce sotto i migliori auspici. Non solo per via delle elezioni tedesche e francesi, ma soprattutto perché all'orizzonte si profila la minaccia dei dazi commerciali da parte dell'amministrazione Trump.
Durante la campagna elettorale, il leader repubblicano ha promesso tariffe generalizzate dal 10% al 20% per tutti i beni in entrata negli Stati Uniti. A dicembre ha annunciato una tassa del 25% sulle importazioni da Messico e Canada e del 10% per le merci cinesi.
L'Europa quindi è stata risparmiata, finora. Ma sarà così anche dopo che il tycoon si insedierà alla Casa Bianca a partire dal 20 gennaio 2025? Nei giorni scorsi ha già lanciato un avvertimento al Vecchio Continente: o aumenterà gli acquisti di gas e petrolio dagli USA o arriveranno dazi.
La spada di Damocle di un salasso trumpiano rischia di pesare sull'umore del mercato, che potrebbe anche aspettare l'evolversi della situazione prima di imbarcarsi nelle azioni europee. Ciò non toglie che i prezzi siano allettanti.
"Gli investitori dovrebbero guardare all'Europa, perché ci sono alcune società a prezzi molto interessanti", ha affermato Sean Peche, gestore di fondi per Ranmore Fund Management. "Sull'euforia per Trump, tutti si sono affrettati a investire negli Stati Uniti, ma puntare sull'ultima moda non è normalmente un buon modo per fare soldi", ha avvertito.
Dove investire?
In un contesto ancora incerto, non è una cattiva idea effettuare una selezione dei titoli su cui puntare. Peche suggerisce due banche in particolare che possiede nel portafoglio di investimento: il colosso francese BNP Paribas e l'istituto olandese ABN Amro. La prima "ha aumentato costantemente il suo valore contabile", ha osservato l'esperto, mentre la seconda "è molto attraente" in quanto ha un rendimento da dividendi del 10,2%.
Nel Regno Unito, l'asset manager ha individuato il gigante della vendita al dettaglio Primark (anch'essa nel portafoglio di Runmore Fund Management) tra le società su cui puntare. "Primark sta andando molto bene ed è un'azienda bella e diversificata con un ottimo team di gestione".
Tra l'altro, "ha un prezzo interessante, stacca un bel dividendo e sta riacquistando azioni". In questo momento è sottovalutata solo perché "è una mid-cap ed è quotata nel Regno Unito", ha sottolineato Peche.