Le azioni europee della difesa potrebbero essere sopravvalutate. Nell'ultima seduta di Borsa si è scatenato un sell-off riconducibile in parte alle prese di profitto ed in parte al timore che l'ascesa possa essere giunta al capolinea. Dopo lo scoppio della guerra Russia-Ucraina a febbraio del 2022, i maggiori produttori europei di attrezzature militari hanno visto le loro azioni crescere rapidamente. Il trend si è rafforzato a seguito dell'inizio del conflitto tra Israele e Hamas a ottobre dello scorso anno.
Nel 2024, un paniere di azioni europee esposte alla difesa monitorate da Goldman Sachs è salito del 40%, con i più grandi produttori di hardware militare come Rheinmetall, BAE Systems e Saab che hanno aggiunto circa 30 miliardi di capitalizzazione. Gli investitori hanno capitalizzato la volontà europea di riarmarsi di fronte al rischio che Mosca possa effettivamente invadere altri territori al confine con la NATO.
Proprio l'alleanza è un punto chiave in prospettiva delle prossime elezioni americane. Se dovesse vincere
Donald Trump, avanti nei sondaggi, gli Stati Uniti potrebbero uscire dalla NATO o comunque potrebbero abbandonare quei partner che non soddisfano i requisiti di spesa. Questo significa che
il bilancio dei Paesi europei destinato alla difesa dovrebbe crescere in maniera considerevole rispetto ai livelli attuali, considerato anche che gli aiuti all'Ucraina richiedono uno sforzo crescente. "I Paesi europei nella NATO sono costretti a muoversi verso livelli concordati di spesa per la difesa", ha detto Patrick Armstrong, Chief investment officer di Plurimi Wealth LLP, che possiede azioni di BAE Systems. "L'industria della difesa beneficerà di un vento di coda strutturale nei prossimi anni".
Tutto ciò si traduce in un'attesa da parte degli investitori di maggiori ordini che arricchiscono le casse delle società impegnate nella difesa, con riflessi positivi nelle azioni.
Azioni europee della difesa: proseguirà il rally?
Il recente calo dei titoli legati alla difesa sulle Borse europee può avere diverse matrici. L'elevata valutazione è una di queste. Le azioni attualmente scambiano a un prezzo di 20 volte gli utili previsti a 12 mesi, più del doppio rispetto alle 8,6 volte pre-guerra in Ucraina. Inoltre, finora, sei delle sette più grandi società del settore erano negoziate al di sopra dell'obiettivo medio di prezzo degli analisti, secondo i dati raccolti da Goldman Sachs. "I titoli della difesa ora probabilmente presentano più rischi al ribasso che al rialzo", ha affermato la banca americana.
Una seconda ragione che spiega il sell-off riguarda i contrasti all'interno dell'Unione Europea circa gli aiuti all'Ucraina. I Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) che sono più a rischio dalle velleità espansionistiche di Vladimir Putin spingono affinché l'Europa rafforzi il fronte, mentre la Francia vorrebbe potenziare l'attrezzatura militare oltre all'invio dei soldati a Kiev. Il punto è riuscire a procurarsi le risorse. Diversi membri della NATO non hanno ancora raggiunto la soglia guida del 2% del PIL a causa delle regole fiscali dell'UE, che finora ha messo da parte appena 1,5 miliardi di euro per i suoi nuovi obiettivi di difesa. "Il limitato margine di manovra fiscale in Europa significa che la retorica per una maggiore spesa per la difesa non è accompagnata dalla realtà di bilancio", hanno affermato gli analisti di Morgan Stanley.
Per uscire dall'impasse si studiano alcune soluzioni, come la liquidazione dei beni russi congelati nell'ambito del meccanismo sanzionatorio a Mosca dopo l'invasione. Un'alternativa potrebbe essere quella di creare un debito comune per la difesa, ma in altre occasioni in passato questa si è rivelata una strada molto impervia da percorrere.
Il problema è che il tempo stringe perché le truppe russe avanzano e conquistano più territori. La velocità di risposta dell'UE attraverso prove concrete di spesa e maggiore chiarezza a livello geopolitico, alla fine sarà fondamentale per determinare se il rally delle azioni europee della difesa potrà proseguire. "Supponendo che il mondo occidentale intenda ancora sostenere l'Ucraina per evitare che il Paese perda la guerra, non c'è alternativa alle immediate spedizioni di munizioni", ha affermato Alexander Neuberger, analista di B Metzler Seel Sohn & Co AG.