L'inizio del 2025 non è stato dei migliori per Apple alla Borsa di New York. Il titolo del gigante dell'iPhone ha perso il 2,16% finora, a fronte di un guadagno del Nasdaq di 2,87 punti percentuali. Prima del rimbalzo dell'ultima seduta, le azioni di Cupertino hanno registrato la più lunga serie di perdite dal mese di aprile, con ben cinque sessioni consecutive in rosso. In un contesto in cui le Big Tech stanno guadagnando terreno in Borsa, Apple rischia di diventare il grande malato della tecnologia.
Lo scorso anno l'azienda guidata da
Tim Cook è stata il secondo maggior contributore, dopo Nvidia, ai guadagni dell'indice S&P 500. In termini numerici,
circa il 9% del rally del 23% del benchmark è riconducibile alle azioni Apple, salite di circa il 30%. A dicembre il titolo ha raggiunto il suo massimo storico, grazie all'ottimismo degli investitori in merito alle scommesse dell'azienda sull'intelligenza artificiale e alla capacità del CEO di resistere, come avvenuto durante il primo mandato, ai probabili dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Ora, però, la situazione si fa difficile perché Apple è diventata più vulnerabile rispetto ad aziende come Nvidia e Microsoft, le cui previsioni sulla crescita sono nettamente superiori. Va inoltre tenuto presente che le azioni Apple scambiano a 32 volte gli utili attesi, al di sopra dei livelli delle rivali.
Azioni Apple: cosa spiega la fuga degli investitori
Il grande problema di Apple attualmente si chiama Cina. La regione rappresenta circa il 17% del fatturato dell'azienda e gli analisti prevedono nel primo trimestre fiscale che termina a fine dicembre 2024 introiti da quell'area per 21,7 miliardi di dollari.
I segnali che arrivano da Pechino però sono tutt'altro che rassicuranti. I dati sulle vendite degli smartphone indicano un calo, nonostante l'iPhone 16 sia stato intriso di funzionalità relative all'intelligenza artificiale. La concorrenza di Huawei si fa sempre più minacciosa, mentre i dazi trumpiani al momento sono una spina nel fianco costante.
Se il leader repubblicano manterrà la sua promessa di applicare dazi indiscriminati del 60% per tutte le merci in entrata provenienti dalla Cina, per Apple si tratterebbe di una notizia decisamente negativa visto che la produzione della maggior parte dei dispositivi viene effettuata proprio nel territorio cinese. Gli analisti di Jefferies hanno calcolato che in uno scenario peggiore, il costo per iPhone potrebbe essere gravato da 256 dollari in più a causa delle tariffe.
"Sembra sempre più che la Cina non rappresenterà più una fonte di crescita per Apple, dato un mercato degli smartphone complessivamente più debole, la concorrenza di Huawei e il rischio di dazi", ha detto David Wagner, gestore di portafoglio di Aptus Capital Advisors. A tale proposito, l'esperto ha detto che non sarebbe sorpreso da un eventuale prosecuzione delle vendite sul titolo Apple nel 2025.
Anche Jack Ablin, Chief investment officer di Cresset Wealth Advisors, mostra preoccupazione per la traiettoria della questione cinese. "La forte dipendenza di Apple dalla Cina è una preoccupazione e lo è stata per un paio d'anni. Si tratta di un mercato considerevole, quindi ovviamente una fase di debolezza rappresenta un rischio", ha affermato.
"La Cina è anche un importante hub manifatturiero e, sebbene Tim Cook abbia adottato misure per diversificare la produzione, il deterioramento delle nostre relazioni con la Cina rappresentava un rischio anche prima che si parlasse di dazi", ha aggiunto. Nonostante l'esperto stimi che il titolo Apple non registrerà un andamento da top-performer, grazie alle "dimensioni della base installata e al flusso di cassa costante dell'azienda, non ci sarà un forte rischio di ribasso rispetto alla concorrenza", ha sottolineato.