Apple è stata finora la grande assente nella corsa delle Big Tech all’intelligenza artificiale. Ma questo non è stato necessariamente un male, perché il titolo ha mostrato una buona tenuta negli ultimi mesi, man mano che sono cresciute le preoccupazioni del mercato per le spese ingenti che i colossi tecnologici hanno sostenuto - e continuano a pianificare - per data center, infrastrutture e modelli AI.
In particolare, gli acquisti sul titolo di Cupertino si sono intensificati a partire da settembre, dopo il lancio dell’iPhone 17, che ha impressionato pubblico e investitori. Sul fronte dell’AI, Apple gioca una partita diversa rispetto ai concorrenti. Amazon, Alphabet, Microsoft e Meta Platforms hanno investito complessivamente circa 380 miliardi di dollari, in gran parte destinati ai data center necessari a gestire l’enorme flusso di dati generato dall’intelligenza artificiale.
Apple, invece, ha agito su una scala molto più ridotta. Nell’anno fiscale chiuso a settembre, l’azienda ha impegnato 12,71 miliardi di dollari, che comunque evidenziano una crescita del 35% su base annua. L’ultimo grande lancio AI risale al 2024, quando Apple ha presentato Apple Intelligence, la suite software che include generatori di immagini, strumenti di riscrittura dei testi e altre funzionalità, integrandosi a ChatGPT di OpenAI. Un aspetto distintivo è che Apple Intelligence utilizza chip proprietari, scelta motivata da ragioni di tutela della privacy degli utenti.
Apple: cosa cambierà nel 2026 con l’AI
Nel 2026 è però attesa una svolta significativa: Apple lancerà la nuova generazione di Siri, l’assistente vocale basato sull’intelligenza artificiale. Il debutto era inizialmente previsto per quest’anno, ma a marzo l’azienda ha rinviato l’aggiornamento al prossimo anno, ammettendo che lo sviluppo avrebbe richiesto più tempo del previsto.
Apple solitamente non rende pubblica la propria road map di prodotto, ma per Siri ha fatto un’eccezione. Un segnale che evidenzia l’importanza strategica del progetto e che ha alzato notevolmente le aspettative. “In pratica hanno detto: quest’anno non chiedeteci nulla sull’AI, vi stupiremo con quello che mostreremo l’anno prossimo”, ha affermato Gene Munster, socio fondatore e gestore di Deepwater Asset Management.
Una questione chiave riguarda la possibilità che Apple scelga un partner esterno per alimentare la nuova Siri. Attualmente, quando l’assistente riceve richieste complesse, propone di affidare la risposta a ChatGPT. Dopo il lancio di Apple Intelligence, i dirigenti hanno lasciato intendere che in futuro potrebbero essere integrati anche altri modelli.
Resta inoltre aperta la porta a nuove acquisizioni, come dichiarato dall'Amministratore delegato Tim Cook. Il problema è che le valutazioni delle startup AI sono cresciute a livelli tali da rendere operazioni di M&A estremamente difficili: OpenAI è valutata circa 500 miliardi di dollari, mentre Anthropic circa 350 miliardi.
Gli investitori, però, sono sempre meno pazienti e difficilmente tollereranno ulteriori ritardi sul fronte dell’intelligenza artificiale, sottolinea Dan Ives, analista di Wedbush. “Hanno già accumulato abbastanza capelli grigi aspettando la strategia di Apple”, ha detto. “È arrivato il momento di mostrarla al mondo”.
Va comprato il titolo in Borsa?
Il punto di forza di Apple resta comunque l’iPhone, le cui vendite non hanno risentito del ritardo dell’azienda sull’AI. Secondo Counterpoint Research, Apple dovrebbe rimanere il primo produttore mondiale di smartphone per unità vendute sia nel 2025 sia nel 2026, davanti a Samsung.
Se l’azienda riuscirà anche a colmare il gap sull’intelligenza artificiale, l’effetto sul titolo potrebbe teoricamente essere esplosivo. Morgan Stanley ha inserito Apple tra i titoli hardware IT preferiti per il 2026, in un settore caratterizzato da valutazioni elevate e da pressioni crescenti sui costi dei chip di memoria.
“Valutazioni elevate, un contesto macroeconomico ancora instabile e l’inflazione dei costi delle memorie probabilmente ridurranno l’ampiezza della sovraperformance dell’hardware nel 2026, rendendo sempre più importante la selezione dei titoli”, ha affermato Erik Woodring, analista della banca americana. A suo giudizio, Apple sarà un “importante beneficiario del ciclo di prodotto”. Per questo motivo ha alzato il target price sul titolo da 305 a 315 dollari. Questo obiettivo di prezzo implica un potenziale di crescita di circa 15 punti percentuali rispetto alle quotazioni attuali.