Stasera a mercati chiusi
Alphabet pubblicherà i conti del primo trimestre 2025. L'attesa è grande, perché la Big Tech americana sta vivendo un periodo molto delicato tra le lotte normative con l'Antitrust e le dinamiche relative all'intelligenza artificiale.
Un giudice federale ha stabilito recentemente che la madre di Google ha monopolizzato la pubblicità online in alcuni mercati. Questa settimana la società si è trovata in tribunale a discutere riguardo il piano del Dipartimento di Giustizia di smantellare l'azienda. Alphabet sta battagliando con le unghie e con i denti per proteggere la sua quota di mercato nella ricerca online, che tra l'altro è messa sotto pressione dalle guerre tariffarie tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi.
L'intelligenza artificiale in questo momento è un altro vento contrario per la società, che sta spendendo molto nella nuova tecnologia e deve affrontare la scalata di competitor cinesi che potrebbero divorare quote di mercato. Tutti questi fattori negativi hanno pesato sulle azioni Alphabet a Wall Street quest'anno, in calo del 17,93% sottoperformando l'indice Nasdaq 100.
Alphabet: le attese per la trimestrale
Gli analisti stimano che nel primo trimestre 2025 Alphabet registrerà ricavi per 89,32 miliardi di dollari e utili per azione di 2,02 dollari. Tuttavia, l'attenzione massima sarà sulle prospettive dell'azienda considerando il contesto economico complicato.
Il consensus prevede una crescita del fatturato del 12% nell'anno in corso e a un ritmo annuale a due cifre per i prossimi due anni. Inoltre, stima l'utile netto di quasi il 10% nel 2025 e in accelerazione sia nel 2026 che nel 2027. C'è da dire, però, che le stime di consenso sono state abbassate per quest'anno dell'1,1% riguardo i ricavi e dell'1,6% con riferimento ai guadagni netti.
Il focus comunque sarà sui piani di spesa dell'azienda per l'intelligenza artificiale. Nell'ultima trimestrale Alphabet ha annunciato un capex di 75 miliardi di dollari, che ha trovato conferma in un evento all'inizio di aprile.
Gli investitori prestano molta attenzione a quanto il gigante di Mountain View spende per l'AI (Artificial Intelligence), in quanto è sempre più preoccupata per i ritorni in termini di maggiori ricavi e profitti che tardano ad arrivare e per la concorrenza di startup come
DeepSeek che hanno adottato modelli AI low-cost.
"La forte spesa e l'aumento della concorrenza nella ricerca online da parte di concorrenti come OpenAI, significano che la storia di Alphabet è meno chiara rispetto alle altre megacap", ha affermato Eric Clark, gestore di portafoglio presso Accuvest Global Advisors.
Anche il cloud computing avrà un ruolo cruciale nella chiamata agli utili di questa sera. Specialmente dopo che Microsoft ha ritirato i progetti per costruire data center e Amazon sta mettendo in pausa alcuni contratti di locazione.
Cosa fare con le azioni?
I cali di quest'anno comunque sono serviti a rendere più appetibili le azioni Alphabet. Ora il titolo scambia a 16,4 volte gli utili a termine, al di sotto della sua media di lungo periodo e dei multipli generali di mercato. Inoltre, tra i Magnifici Sette, Alphabet è quello con il rapporto price/earnings più basso. Tuttavia, gli esperti di mercato preferiscono mantenere la cautela.
Clark ritiene che il titolo "è difficile da vendere, dato il multiplo e l'azienda di qualità". Tuttavia, "sta spendendo così tanto che il core business della ricerca potrebbe finire per essere un cubetto di ghiaccio che si scioglie, mentre l'azienda è davvero nel mirino normativo". "Quando penso a tutti i rischi, devo chiedermi se anche questo multiplo basso sia ancora troppo alto", ha aggiunto.
Anche Jim Awad, senior managing director di Clearstead Advisors, nutre dei dubbi. "Il livello di incertezza è al massimo, dato che non sappiamo cosa accadrà con le tariffe, le regole del gioco o le questioni normative", ha detto.
"Le prospettive saranno molto caute". Ad ogni modo, secondo l'esperto, "la devastazione dei grandi titoli tecnologici come Alphabet è stata così grave che c'è spazio per errori", con la possibilità "che ci siano più rialzi che ribassi nel lungo termine".
Del tutto negativo, invece, è il commento di Mark Shmulik, analista di Bernstein, che cita come fattori contrarian: l'esposizione tariffaria, gli impatti recessivi su e-commerce, pubblicità e spesa per il cloud, il ciclo degli investimenti nell'intelligenza artificiale, gli sbalzi normativi e le ritorsioni internazionali contro la politica commerciale degli Stati Uniti. "Se investire in titoli tecnologici statunitensi è stato difficile in questo momento, sottoscrivere Google potrebbe essere la cosa più vicina all'impossibile", ha sentenziato l'esperto.