Il crollo delle azioni della scuderia di Gautam Adani continua: negli ultimi due giorni sono stati bruciati quasi 45 miliardi di dollari. Per l'uomo più ricco d'Asia si profilano giorni duri, visto che il suo patrimonio che si sta erodendo e che gli investitori stanno perdendo fiducia nei confronti del gruppo Adani Enterprises Ltd. La situazione è peggiorata dopo che la compagnia ha contestato le accuse del venditore allo scoperto statunitense Hindenburg Research e ha promesso di rilasciare una dichiarazione per confutare i punti sollevati nel rapporto.
Al termine di un'indagine durata due anni, lo scorso 24 gennaio Hindenburg in un report ha parlato di negligenza aziendale, uso improprio dei paradisi fiscali offshore e indebitamento elevato. Questi fattori, hanno fatto sapere da Hindenburg, giustificano una corposa posizione "short" sulle azioni del gruppo. Questo ha scatenato la reazione di Adani, che ha minacciato di ricorrere a vie legali, già definite senza fondamento da Hindenburg, per tutelare gli interessi della sua azienda.
L'attacco alla governance da parte della società di ricerca segue quello di CreditSights, che ad agosto aveva affermato che
il conglomerato di Adani fosse profondamente indebitato, con bilanci che destano preoccupazioni. Questo però non aveva impedito alle azioni del gruppo di continuare la straordinaria cavalcata degli ultimi cinque anni che le ha portate a guadagnare più di Tesla e a fare di
Adani uno degli uomini più ricchi del pianeta.
L'affondo di Hindenburg è arrivato in un momento particolarmetne delicato, perché Adani Enterprises ha lanciato la più grande offerta pubblica di azioni mai effettuata in India ed i rilievi di Hindenburg potrebbero spaventare gli investitori, soprattutto quelli al dettaglio.
Le conseguenze sul mercato del crollo delle azioni Adani
Molti ora si chiedono non solo quale sarà il destino di Adani Enterprises e del suo condottiero, ma anche se quanto sta succedendo potrà influenzare il mercato asiatico e in quale misura. Secondo Gary Dugan, Ammistratore Delegato del Global CIO Office, "il più ampio mercato azionario indiano potrebbe essere a rischio di ulteriore ribasso per le prese di profitto, con Adani come catalizzatore".
Anche Sameer Kalra, fondatore di Target Investing a Mumbai, è dello stesso avviso, sottolineando come "questo rapporto potrà diventare un grosso problema legale in quanto sta causando anche danni alla reputazione".
Sulla questione ha preso posizione il grande investitore americano
Bill Ackman, capo di Pershing Square, che ha
definito il rapporto Hindenburg "altamente credibile", accostandolo a quanto accaduto a Herbalife nel 2012, contro cui Ackman ha puntato 1 miliardo di dollari definendo l'azienda come uno schema piramidale.
E le banche indiane?
Il punto è anche capire il grado di coinvolgimento delle banche indiane nel gruppo Adani e quindi cosa comporterebbe un crash delle azioni. Secondo le società di brokeraggio CLSA e Jefferies, l'esposizione degli istituti di credito rientra nei limiti gestibili.
CLSA stima che le banche indiane abbiano un'esposizione a meno del 40% del debito totale del gruppo. "All'interno di questo, l'esposizione delle banche private è inferiore al 10% del debito totale del gruppo e la maggior parte di esse ha indicato di aver finanziato in gran parte attività con forti flussi di cassa, come aeroporti e porti", ha affermato. Mentre per quanto riguarda le banche PSU (Public Sector Banks), l'esposizione risulta del 30%, ma "il livello è rimasto lo stesso negli ultimi tre anni", ha precisato il broker. "La maggior parte dei finanziamenti incrementali al gruppo per nuove attività e acquisizioni è arrivata attraverso fonti estere", ha concluso.
Jefferies afferma che il debito del gruppo rappresenta lo 0,5% dei prestiti complessivi di tutto il settore bancario. "Dai nostri recenti incontri con i soggetti coinvolti, è emerso che i flussi di cassa e le tempistiche di rimborso del debito sono stati pianificati in modo conservativo", ha affermato. In conclusione, la società ha sottolineato di non vedere "rischi materiali derivanti dal settore bancario indiano".