I terribili conflitti che sono scoppiati tra Russia e Ucraina nel febbraio 2022 e tra Israele e Hamas nell'ottobre del 2023 hanno indotto la gran parte dei Paesi a livello mondiale a rafforzare la propria difesa investendo maggiormente in armi. Le guerre in corso e un'altra che minaccia di aggiungersi - quella tra Cina e Taiwan - hanno rimodulato il paradigma mondiale sul fronte militare. Di conseguenza, i vari schieramenti hanno deciso di riformulare i piani di spesa nei prossimi anni, includendo nei propri bilanci una componente importante attinente alla difesa.
Difesa: le spese del 2023
Il 2023 è stato un anno da record per quanto riguarda la spesa militare mondiale. Secondo quanto riportato dal
SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) nel suo report "Trends in World military expenditure", in cui vengono presi in considerazione i primi 40 Paesi del mondo,
la spesa militare globale si è attestata a 2.443 miliardi di dollari. Una cifra monstre che rappresenta un incremento del 6,8% rispetto al 2022, ma soprattutto un nuovo massimo storico.
Il Paese che ha speso di più in termini assoluti sono gli Stati Uniti con 916 miliardi di euro. La principale potenza economica mondiale da sola rappresenta il 40,8% dell'intera spesa militare mondiale e ha sostenuto investimenti di oltre 5 volte quelli di Russia e Ucraina insieme che sono coinvolte in una guerra.
Al secondo posto troviamo la Cina con 296 miliardi di dollari. A completare il podio vi è la Russia con 109 miliardi di dollari. Seguono l'India (83,6 miliardi di dollari), l'Arabia Saudita (75,8 miliardi di dollari), il Regno Unito (74,9 miliardi di dollari), la Germania (66,8 miliardi di dollari), l'Ucraina (64,8 miliardi di dollari), la Francia (61,3 miliardi di dollari) e il Giappone (50,2 miliardi di dollari). L'Italia staziona in dodicesima posizione con 35,5 miliardi di dollari, figurando tra quelli che hanno ridotto la spesa rispetto al 2022 (-5,9%) e che non hanno rispettato le indicazioni della NATO di destinare almeno il 2% del PIL alle spese militari.
Prendendo come parametro la variazione su base annua degli investimenti in armi, l'Algeria è il Paese che ha maggiormente aumentato le spese per la difesa con il 76% a 18,3 miliardi di dollari. La nazione magrebina precede la Polonia, che ha registrato un balzo del 75% a 31,6 miliardi di dollari per via della posizione strategica che occupa a livello geopolitico. In sostanza, Varsavia sarebbe tra i Paesi di confine più a rischio nel caso in cui la Russia attuasse un'espansione territoriale dopo aver invaso l'Ucraina. Al terzo posto troviamo la Finlandia, altra nazione sotto pericolo invasione che però è entrata a far parte dell'Alleanza Atlantica. Il Paese scandinavo ha incrementato le spese militari del 54% a 7,3 miliardi di dollari lo scorso anno. L'Ucraina è quarta con il 54%, che diventa 1.272% se si fa il raffronto con il 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea. Da notare che i primi due Paesi per spesa militare in termini assoluti, Stati Uniti e Cina, hanno effettuato incrementi rispettivamente del 6% e del 2%.
Oltre l'Italia, tra gli altri Stati che hanno tagliato gli investimenti troviamo la Grecia (-17%), il Pakistan (-13%), il Kuwait (-8,80%), l'Indonesia (-7,40%), la Thailandia (-6,50%), la Romania (-4,70%), l'Australia (-1,50%) ed il Messico (-1,50%).
Le previsioni per il 2024
Nei giorni scorsi, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha affermato che
23 membri su 32 raggiungeranno l'obiettivo di destinare almeno il 2% del PIL alla difesa. Il target era stato fissato in un vertice del 2014, ma da allora solo tre hanno raggiunto il traguardo, ossia Stati Uniti, Grecia e Gran Bretagna. Stoltenberg ha sottolineato come questa tendenza all'aumento sia stata innescata dopo che la Russia ha conquistato la Crimea nel 2014. Tuttavia, negli anni non sono mancate polemiche, in particolare quando l'ex presidente degli Stati Uniti
Donald Trump ha accusato l'Europa di non spendere abbastanza per la difesa,
minacciando di uscire dall'Alleanza.
Tuttavia, dopo l'invasione dell'Ucraina, gli Stati europei hanno intensificato le spese e, stando ai dati del SIPRI del 2023, alcuni hanno raggiunto e superato la soglia del 2%. Nel merito, la Polonia è quella più avanti con una quota sul PIL del 3,80%, precedendo gli USA al 3,40%, la Grecia al 3,20%, la Finlandia al 2,4%, il Regno Unito al 2,30% e la Francia al 2,10%. La Danimarca è vicina all'obiettivo, con l'1,95%. Tra i meno virtuosi, il Belgio con solo l'1,20% e il Canada con l'1,30%.