- Il vertice UE è partito in un clima non del tutto disteso, i nodi da sciogliere sono ancora molti;
- Le dichiarazioni dei leader politici non sono molto rassicuranti, si spera quantomeno in un compromesso;
- Gli analisti ritengono che l'Europa debba dare comunque un messaggio al mercato di aver fatto progressi
Sì è arrivati al rush finale. Oggi e domani i leader dei 27 Paesi facenti parte dell'Unione Europea dovranno prendere una decisione. Altri rinvii sarebbero inopportuni vista la situazione di piena emergenza e probabilmente verrebbero mal digeriti dai mercati finanziari, che in questo momento sono in attesa per valutarne gli sviluppi.
In gioco forse la stessa sopravvivenza dell'Unione, come qualcuno sostiene, ma sul tavolo della trattativa ci stanno due temi ardenti: il Recovery Fund di 750 miliardi che avvia la Next Generation EU presentata da Ursula Von Der Leyen; l'MFF, ossia il bilancio comune 2021-2027 di 1.074 miliardi che ancora manca di un accordo.
Dipanare la matassa non è affatto un semplice esercizio burocratico, perché anche stamattina i frugal four hanno fatto la voce grossa, per bocca del tracotante premier olandese Mark Rutte. Quest'ultimo ha dichiarato che le probabilità di un accordo in questo scorcio di settimana sono inferiori al 50%. Previsioni poco rassicuranti soprattutto se si aggiungono al contenuto delle affermazioni di Angela Merkel. Al suo arrivo al vertice, la leader tedesca ha detto che le divergenze sono ancora molto grandi e che mettono a repentaglio una soluzione positiva anche stavolta. Macron invece si professa cautamente possibilista, ma è chiaro che il clima non è dei più distesi e che il negoziato si preannuncia essere molto difficile.
Cosa prevedono il Recovery Fund e l'MFF
Con ogni probabilità tutta la partita si giocherà intorno al Recovery Fund, da alcuni definito anche il nuovo Piano Marshall europeo. Il programma prevede il finanziamento sui mercati finanziari di 750 miliardi, a fronte dei quali si emetteranno obbligazioni targate UE aventi tripla A. Le somme raccolte saranno destinate ai Paesi che sono stati colpiti dalla pandemia, tramite sovvenzioni a fondo perduto per una cifra di 500 miliardi e attraverso prestiti per 250 miliardi.
Questo denaro dovrà essere utilizzato per effettuare riforme e investimenti, soprattutto nel campo della sanità. Proprio per questo motivo ogni membro dell'area Euro che ne usufruisce dovrà presentare un piano dettagliato di come verrà effettuato operativamente l'impiego dei fondi. Tutti i piani nazionali sarebbero approvati a maggioranza secondo le proposte della Commissione Europea. E qui si erge il muro olandese che invece insiste per l'unanimità.
Il recupero delle risorse per poter rimborsare gli obbligazionisti arriverebbe dai contributi dei 27 tramite una serie di tasse che riguardano soprattutto la plastica e il digitale, nonché attraverso il bilancio europeo nella misura massima dello 0,6% delle risorse. L'emissione terminerebbe nel 2026 e i rimborsi partirebbero nel 2027 fino a concludersi nel 2058.
Riguardo l'MFF, l'accordo a febbraio era saltato sulle cifre ma ora è prevista la presenza della Corte dei Conti al fianco della Commissione Europea che valuterà le condizioni per erogare finanziamenti ai Paesi membri dell'Eurozona. Nel documento che attiene il Multiannual Financial Framework è stata inserita una riserva di bilancio a sostegno degli Stati particolarmente colpiti dalla pandemia, per una quota di 5 miliardi di euro.
Nel contempo però i contributi al bilancio UE sono stati scontati in funzione del PIL, di conseguenza i principali beneficiari saranno proprio i Paesi frugali e la Germania. Si parla di una riduzione dall'1,05% all'1% del PIL; si spera insomma che questo basti per ammorbidire le posizioni dei noti oltranzisti.
Recovery Fund: per analisti è importante dare un segnale
Non si sa quando ma l'importante è che si farà. È questo il messaggio che, a giudizio di Anna Stupnytska, global macro economist di Fidelity International, i 27 devono dare al mercato tra oggi e domani. Secondo l'esperta un accordo andrebbe trovato al più presto, però occorre che almeno si facciano passi avanti sui temi più spinosi, come ad esempio le condizioni per erogare i fondi stabiliti dal piano.
Martin Wolburg, senior economist di Generali investments e Oliver Blackbourn, multi-asset portfolio manager di Janus Henderson investors, ritengono che l'Europa non può più tirarsi indietro perché un eventuale accordo avrebbe un impatto sull'economia degli Stati UE molto superiore a quello della BCE, come ha fatto intendere Christine Lagarde durante la conferenza stampa di ieri.
Gli analisti quindi concordano nell'affermare che la politica fiscale giocherà un ruolo chiave per la ripresa dell'economia della zona Euro e il richiamo del numero dell'Eurotower è stato eloquente: un accordo su un pacchetto fiscale europeo condiviso è necessario per il futuro. Soprattutto perché tutta l'Europa si ritroverà ad affrontare una sfida importante su due fronti decisivi: la stabilità finanziaria e il cambiamento climatico.
Il prolungamento di attriti e dissapori all'interno dell'Unione decreterebbe una sconfitta già scritta e qualsiasi sforzo alla fine risulterebbe inutile (ndr).