Quando è stato approvato il primo vaccino anti-Covid negli Stati Uniti, vi era un certo ottimismo generale riguardo la ripresa economica nel Paese. Tale convinzione era fondata sul fatto che il 2021 sarebbe stato l'anno in cui il virus sarebbe stato messo all'angolo e finalmente tutta l'economia sarebbe potuta tornare a funzionare normalmente.
Nelle ultime settimane questa positività è venuta un po' a scemare, specie da quando si sono manifestate della varianti al virus che hanno messo a repentaglio l'efficacia dei vaccini. Quindi cosa dobbiamo aspettarci per questo anno che è appena iniziato e che si appresta ad essere sfidante come il 2020?
Sull'argomento si è espressa Goldman Sachs, che in un recente report ha previsto un tasso di crescita del PIL del 6,6%, di due punti e mezzo percentuali sopra il consensus generale. La predizione sarebbe determinata principalmente da due fattori: la vaccinazione di massa e la spesa dei consumatori.
Quest'ultima dovrebbe aumentare per via del risparmio accumulato durante la pandemia dagli americani e per effetto degli stimoli fiscali introdotti dall'Amministrazione USA. Tuttavia queste stime si scontreranno con delle variabili correlate al Covid-19 molto pericolose, che potrebbero mandare all'aria i piani di ripresa. La banca d'affari americana ne individua 3 in particolare, vediamole.
La spesa dei consumatori cresce meno delle attese
Questo rischio tiene conto della diminuzione dei consumi soprattutto delle persone più anziane, che sono i soggetti più sensibili alla circolazione del virus. In questo caso, le attese che la domanda torni ai livelli pre-pandemici potrebbero essere deluse e quindi le previsioni di crescita del PIL scenderebbero al 5,9%.
Tale eventualità comunque dovrebbe essere abbastanza remota, sia perché la vaccinazione di massa e l'arrivo della bella stagione con un clima più caldo rallentano la diffusione del virus, sia perché la spesa degli over 65 nelle attività che in qualche modo sono collegate al virus rappresenta solo il 3% della spesa totale dei consumatori.
C'è anche da considerare anche che, in quei Paesi dove il contagio è stato tenuto maggiormente a bada, il consumo complessivo ha mostrato di tendere alla normalità molto rapidamente.
Mutazioni virus ritardano immunità di gregge
I nuovi ceppi di Covid-19 che si sono manifestati finora destano preoccupazione. La paura è che quelli attuali e quelli futuri possano essere talmente infettivi da allungare i tempi perché la popolazione americana possa immunizzarsi. La cosa sarebbe aggravata se dovesse diffondersi tra le persone un sentiment di scoraggiamento in merito alla vaccinazione.
Ovviamente in uno scenario in cui il virus resta in circolazione per un periodo più lungo, anche i consumi ne risentirebbero e quindi la ripresa economica verrebbe messa in pericolo. Tutto ciò porterebbe a una crescita del PIL del 5,1%, quindi di un punto e mezzo inferiore alle previsioni originarie.
Un ceppo virale resistente ai vaccini
Questo sarebbe il pericolo più grave. Se dovesse svilupparsi una mutazione che non viene coperta dai vaccini esistenti, tutti gli sforzi fatti per immunizzare la popolazione sarebbero stati inutili e si richiederebbe un nuovo vaccino. Il riflesso sui consumi sarebbe molto negativo e in tal caso le valutazioni per la crescita sarebbero abbassate al 4%.
Tuttavia ci sono degli aspetti rassicuranti che bisogna sottolineare. In primo luogo, i virus influenzali generalmente non mutano in maniera tale da rendere totalmente inefficaci i vaccini. In seconda analisi, un processo di rivaccinazione richiederebbe molto meno tempo per essere implementato. Questo è dovuto al fatto che l'approvazione da parte della FDA degli aggiustamenti sarebbe estremamente rapida.
In terzo luogo, le mutazioni rendono meno efficace la protezione da un precedente vaccino e dall'infezione, però almeno una parziale immunizzazione della popolazione c'è e questo contribuisce ad arrivare a una copertura totale una volta che la si è trovata anche per il nuovo ceppo.