L'andamento dell'
economia USA ha smentito quanti avevano pronosticato una grave recessione negli ultimi due anni, ossia da quando la
Federal Reserve ha cominciato la sua campagna di inasprimento dei tassi di interesse a marzo 2022. Nella riunione di questa settimana,
la Fed ha alzato le sue proiezioni sul PIL degli Stati Uniti per il 2024, portandole al 2,1% rispetto al +1,4% stimato a dicembre.
Contestualmente, la Banca centrale ha innalzato le previsioni sul Personal Consumption Expenditures in versione "core" - cioè depurato dalle componenti più volatili come cibo ed energia - che rappresenta la sua misura preferita per monitorare l'andamento dei prezzi. Ora si aspetta che il PCE core si attesti al 2,6%, quando tre mesi fa lo stimava al 2,4%.
Questi numeri sono il frutto di un'economia statunitense ancora calda, con il mercato del lavoro che sforna nuovi occupati e ha mantenuto il tasso di disoccupazione al di sotto del 4% nonostante la sfilza di strette monetarie. Ci sono pochi dubbi, quindi, sul fatto che la Fed riuscirà a domare l'inflazione assicurando un atterraggio morbido all'economia. Un'ipotesi, questa, che solo un anno fa appariva alquanto remota.
Economia USA: ecco perché è così resiliente
Rimane aperto però il dibattito su cosa abbia determinato la straordinaria resilienza dell'economia USA in questo periodo. Una spiegazione viene fornita da Joyce Chang, presidente della ricerca globale presso JP Morgan Chase, che individua tre importanti fattori che hanno contribuito a sostenere l'economia.
Innanzitutto, l'immigrazione, che è un fenomeno a suo giudizio molto sottovalutato. "La popolazione degli Stati Uniti è cresciuta di quasi 6 milioni in circa due anni e quindi questo ha rappresentato gran parte dell'aumento dei consumi, se si considerano anche i numeri molto bassi della disoccupazione", ha affermato. Secondo un rapporto recente del Congressional Budget Office, l'immigrazione netta negli Stati Uniti è stata di 3,3 milioni nel 2023 e si prevede che rimarrà a quel livello nel 2024, prima di scendere a 2,6 milioni nel 2025 e a 1,8 milioni nel 2026.
Questo è un tema effervescente in vista delle
elezioni presidenziali di novembre da cui, se dovesse spuntarla
Donald Trump, molte cose potrebbero cambiare. Quantomeno, con il ritorno del tycoon alla Casa Bianca, la questione dell'immigrazione incontraollata verrebbe affrontata di petto. Chang però considera il fenomeno una cosa positiva, perché "quando si guardano i numeri della disoccupazione e la forza dei consumi, l'immigrazione è stata una parte importante".
Un'altra componente che ha permesso all'economia americana di fare meglio di quella di altri Paesi avanzati, secondo Chang, è l'elevato deficit fiscale degli Stati Uniti. Dai dati del Congressional Budget Office, emerge che il deficit di bilancio federale sia ammontato a 1.400 miliari di dollari nel 2023, ossia al 5,3% del PIL e che sarà destinato a salire al 6,1% nel 2024 e nel 2025. "Penso che anche in un anno elettorale si vedrà un sacco di spesa prima del 30 settembre, quindi non ci sono molti segnali che quei numeri diminuiranno", ha affermato.
Infine, Chang cita l'indipendenza energetica degli Stati Uniti come un altro fattore estremamente importante, in quanto ha messo il Paese al riparo da ripercussioni negative derivante dalla guerra Russia-Ucraina, che ha invece destabilizzato l'Europa.