Non sono univoci i segnali arrivati dall’economia giapponese negli ultimi giorni: da un lato abbiamo assistito alla sorpresa positiva dei dati del PIL, dall’altro persistono vulnerabilità legate all’export in calo, a richieste di spesa pubblica record e a un clima politico che aggiunge ulteriore incertezza. Tutto questo si riflette anche sui movimenti dello yen, sotto pressione, ma pronto a reagire se la Bank of Japan accentuerà il percorso di normalizzazione.
Economia Giappone: PIL rivisto al rialzo
Secondo Reuters, il PIL è cresciuto dello +0,5% su base trimestrale (meglio della stima preliminare e delle attese), segno che la domanda interna ha fornito un contributo più solido del previsto, portando al rivedere al rialzo la stima ufficiale del 2025. Questa dinamica suggerisce che, nonostante la debolezza esterna, la domanda interna è in grado di sostenere la crescita a breve termine.
Tuttavia, le letture degli indicatori non sono tutte uniformemente positive, infatti la crescita appare ancora moderata su base annua e il traino dei consumi potrebbe risultare temporaneo qualora non fosse sostenuto da miglioramenti duraturi in investimenti e salari reali.
Circa i dati commerciali più recenti, si evidenzia un calo delle esportazioni (-2,6% anno su anno a luglio 2025) e una riduzione anche delle importazioni, ma il combinato ha comunque portato a un sorprendente disavanzo commerciale per il mese di agosto, contrariamente ad alcune aspettative.
Questo evidenzia due situazioni da tenere sotto osservazione e cioè la debolezza della domanda estera (in particolare verso mercati colpiti da nuove tariffe) e le fluttuazioni legate ai prezzi delle commodity e ai movimenti del cambio.
Per un’economia così orientata alle vendite estere, l’indebolimento delle esportazioni pesa direttamente sulla produzione e sugli ordinativi industriali. A ciò si sommano le incertezze legate alle tensioni commerciali globali.
Attenzione alla politica fiscale
Non aiuta di certo il quadro fiscale, che presenta segnali di tensione. Ci sono infatti le richieste di bilancio da parte delle amministrazioni per il prossimo esercizio che hanno raggiunto livelli record, che mettono sotto pressione i tentativi di consolidamento. Parallelamente, il governo non ha escluso la possibilità di varare un bilancio supplementare per ammortizzare l’impatto delle tariffe estere e sostenere i settori vulnerabili, mossa che, secondo gli analisti, aggraverebbe ulteriormente la posizione debitoria pubblica.
La Bank of Japan ha progressivamente ridotto il suo sostegno d’emergenza e gli operatori cominciano a scontare un percorso di normalizzazione più concreto: una parte degli analisti si aspetta rialzi graduali dei tassi nel breve-medio termine, mentre altri sottolineano che qualsiasi passo sarà strettamente condizionato da dati afferenti inflazione e salari.
Le recenti dimissioni del primo ministro hanno aumentato l’incertezza politica provocando una certa instabilità da cui può derivare un rallentamento delle decisioni chiave (es. pacchetti fiscali, riforme strutturali), oltre che influenzare negativamente la fiducia di imprese e consumatori, con impatti reali su investimenti e spesa. Questo ha provocato secondo gli analisti volatilità sullo yen e sui titoli di stato all’annuncio politico.
Lo Yen paga pegno, attenzione alla BoJ
Lo Yen ha mostrato debolezza nelle ultime sedute, con lo USD/JPY con minimi a 146,306 a causa di un combinato di situazioni: rendimenti statunitensi più elevati rispetto a quelli giapponesi, incertezza politica interna e percezione di maggiore flessibilità nella politica monetaria USA rispetto a quella do Tokyo.
Bloomberg stima che lo USD/JPY dovrebbe muoversi in un range ampio (circa 142–152), mentre una graduale normalizzazione della Bank of Japan con il rialzo dei tassi finirebbe per rafforzare lo yen.
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