L’economia per funzionare ha bisogno di energia elettrica, ma non tutte quelle prodotte hanno lo stesso impatto ambientale. Nel 2020, si stima che circa il 37% dell’elettricità prodotta nel mondo era originata da centrali a carbone, una percentuale pressoché invariata dal 1980 (fonte: IAEA).
Bruciare carbone e petrolio crea CO2, un gas serra che contribuisce al riscaldamento globale. Questo è il motivo per cui, negli ultimi anni, gli Stati (in particolare quelli europei), hanno puntato molto sul passaggio alle fonti rinnovabili, meno inquinanti per produrre elettricità, con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonio entro il 2050.
La pandemia prima e le tensioni tra Russia e Ucraina dopo, ci hanno però messo davanti a una cruda realtà: l’energia da fonti rinnovabili non basta. Qual è quindi la soluzione? Ma soprattutto, in cosa questa transizione può rappresentare un’opportunità di investimento?
Siamo ancora dipendenti dai combustibili fossili
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha scoperchiato il vaso di Pandora delle fonti energetiche. Dopo anni in cui gli Stati di tutto il mondo hanno accelerato verso una transizione alle energie rinnovabili, ci siamo accorti di essere (ancora) estremamente dipendente dai combustibili fossili. Con l’imposizione delle sanzioni economiche alla Russia da parte dell’Europa, anche l’Italia si è trovata a dover fare i conti con una possibile crisi energetica.
È stato il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nell'informativa alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina a dire che " Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell'immediato". Dopo anni di transizione ecologica è necessario riattivare uno dei metodi di creazione di energia tra i più impattati a livello ambientale.
I contro delle energie rinnovabili
Purtroppo, le energie rinnovabili come l’eolico o il solare hanno diverse criticità per produrre energia.
- Sono discontinue: il sole non sempre splende e non sempre tira vento. Si stima che un impianto solare sia attivo in media il 24,50% del tempo e un impianto eolico il 34,80%, contro il 56,80% di un impianto alimentato a gas naturale o addirittura il 93,50% per una centrale nucleare (fonte: US Department Of Energy - Capacity Factor by Energy Source 2019);
- Essendo discontinue, le energie rinnovabili vanno accumulate per poi utilizzarle quando serve. Il problema è che ad oggi i sistemi di accumulo sono estremamente cari e poco efficienti;
- Le energie rinnovabili hanno una bassa densità energetica. In poche parole, per produrre la stessa quantità di energia, serve molto più spazio da ricoprire con pannelli fotovoltaici o generatori eolici piuttosto che quello che servirebbe per una centrale a carbone. Questo determina che, per produrre 1TWh di elettricità da pannelli solari, servono oltre 4.000 tonnellate di cemento, circa 8.000 tonnellate di acciaio, 850 tonnellate di rame, 680 tonnellate di alluminio e 2700 tonnellate di vetro (fonte: US Department Of Energy, Quadrennial Technology Review 2015).
Se davvero si vogliono rispettare gli accordi di Parigi del 2015, bisogna fare qualcosa di diverso, ma cosa? In verità la soluzione c’è, ed è l’energia nucleare.
Il nucleare come scelta ambientale
Sebbene possa sollevare criticità in termini di sicurezza, l'energia nucleare rappresenta al giorno d’oggi una delle fonti di produzione elettrica:
- più stabili;
- a minor impatto in termini di CO2 equivalente;
- tra le più economiche da produrre in termini di materiali.
Sono tanti gli esperti che, recentemente, hanno proposto l’energia nucleare come soluzione al global warming. Uno su tutti è Bill Gates: il magnate dell’informatica, uno degli uomini più ricchi del mondo, ci ha addirittura scritto un libro.
Alla Commissione Europea lo sanno: non possiamo pensare di sostenere l’economia solamente con le fonti di energia rinnovabili. È stato Thierry Breton, uno dei responsabili per la Commissione Europea della Transizione Ecologica a dire durante un'intervista per Bloomberg che il Green Deal non sarà possibile senza energia nucleare.
Pensate che la Commissione Europea ha proposto di inserire il nucleare tra le energie verdi: una proposta che ha fatto molto discutere ma che sembra l’unica soluzione al raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni che l’Europa vuole raggiungere entro il 2050.
Quella di andare verso il nucleare non è solo una scelta ambientale: ricordiamoci che al momento in Europa viene prodotto solamente il 39% dell’energia consumata ed il restante 61% viene importata da Stati non membri, tra cui la Russia.
È palese che l’Europa voglia tutelare sé stessa rendendosi un po’ più autonoma dal punto di vista energetico rispetto a quanto non lo sia ora. L’incremento del prezzo di gas e petrolio in seguito agli scontri in Ucraina non ha fatto altro che rendere più convenienti le alternative ai combustibili fossili.
Come guadagnare dal ritorno dell'energia nucleare in Europa
A questo punto è assolutamente probabile un ritorno al nucleare nel medio lungo termine: come beneficiare di questo trend? La “benzina” delle centrali nucleari è l’uranio, una materia prima che viene utilizzata come combustibile della fissione nucleare.
Come nel 2007 un intensificarsi dei programmi nucleari di India e Cina fecero salire tantissimo il prezzo dell’uranio, molto probabilmente questo ritrovato entusiasmo per le centrali atomiche farà tornare a salire i prezzi.
Prezzi che salgono significano maggiori margini per le aziende coinvolte in questo business, e margini più alti significano prezzi delle azioni che salgono. Se volete investire in questo settore così promettente potete fare stock picking, scegliendo in autonomia le aziende coinvolte nella ricerca e nell’estrazione di uranio, oppure potete affidarvi all'URANIUM MINING ETN, un prodotto finanziario che raggruppa quindici società leader in questo settore. In poche parole, con un solo acquisto, investite in maniera diversificata su queste azioni.
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