L'obiettivo europeo di raggiungere il 20% della quota nel mercato globale dei chip entro il 2030 non sarà raggiunto. La previsione arriva da Peter Wennick, Amministratore delegato del gigante olandese delle apparecchiature per semiconduttori ASML. La motivazione starebbe nella scarsa rapidità nel costruire un'adeguata capacità produttiva. Il target "è totalmente irrealistico, nella migliore delle ipotesi la quota europea nel mercato globale sarà dell'8%".
Nel 2023 l'Unione Europea ha varato il
Chips Act, un piano da 43 miliardi di euro che mira a
sovvenzionare i principali produttori mondiali di semiconduttori che investono nel Vecchio Continente.
Tra di essi, il gigante taiwanese TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Co.) è il solo che inizierà nel 2024 con un impianto a Dresda, in Germania. Nel progetto da 10 miliardi di euro parteciperanno Bosch, Infineon e NXP con una quota del 10%. Mentre Intel ha in programma un investimento a Magdeburgo, sempre in territorio tedesco, da 30 miliardi di euro se passeranno le sovvenzioni europee. Per Wennick, anche se tutto questo è positivo per l'industria automobilistica europea, "non è abbastanza, soprattutto per via della transizione verso i veicoli elettrici".
Chip: la Cina è un falso problema per l'Europa
Secondo Wennick i timori che la Cina stia investendo in maniera eccessiva nella capacità di produzione di chip non sono attinenti alla realtà. Con le restrizioni statunitensi, Pechino è stata tagliata fuori dalle tecnologie più all'avanguardia e i suoi produttori stanno utilizzando tecnologie in buona parte superate per produrre chip. Il CEO di ASML ha affermato che "se si guarda all'industria cinese dei veicoli elettrici, di tutti i quelli prodotti in Cina, solo il 10% di tutti i chip utilizzati proviene da fabbriche nazionali".
In particolare, le vendite di apparecchiature ASML in Cina hanno raggiunto i 6,3 miliardi di euro nel 2023, ovvero il 29% del totale, rispetto a circa il 4% in Europa, Medio Oriente e Africa. E le previsioni sono che a livello globale, le vendite cresceranno da 600 miliardi di dollari del 2024 a oltre 1.000 miliardi di dollari entro la fine del decennio.
Wennick quindi ammonisce l'Europa, rimproverandola di concentrarsi nel riempimento della sua attuale capacità nella produzione dei chip. Mentre, oltre che in casa propria, le aziende europee di semiconduttori dovrebbero cercare di espandersi anche in Cina.