- La BCE allarga il PEPP, il programma ora è di 1.350 miliardi di euro;
- Lagarde avverte del pericolo recessivo e si mostra possibilista ad incrementare gli strumenti a disposizione della BCE;
- Le Borse riprendono fiato e crolla lo spread BTP/Bund tedeschi
Una BCE così spregiudicata probabilmente nessuno se la sarebbe aspettata, dopo lo scivolone del 12 marzo. In quell'occasione Christine Lagarde affondò inopinatamente i mercati affermando che una Banca Centrale non può salvare i bilanci dei Paesi. Sono passati solo tre mesi da quell'infausta vicenda e sembra che siano trascorsi secoli. Oggi la BCE ( qui lo streaming) è sempre più presente nella lotta senza esclusioni di colpi contro questo nemico invisibile, il Coronavirus, che ha stravolto la vita economica e sociale di intere comunità. Il PEPP è stato potenziato: altri 600 miliardi di denaro liquido da aggiungere ai già presenti 750 miliardi utilizzati per comprare titoli di Stato. La misura va anche al di là di quello che si aspettava il mercato che, stando alle previsioni degli analisti, stimava in 500 miliardi la cifra che Lagarde avrebbe messo a disposizione dei Paesi colpiti dalla pandemia. L'Eurotower non si è limitato a questo. Per una volta ha indossato la veste della FED e ha osato ancora di più estendendo il programma di acquisto almeno fino a giugno del 2021, con il reinvestimento dei titoli acquistati fino al 31 dicembre 2022. A questo si aggiunge la continuazione dell'Asset Purchase Programme (APP) ad un ritmo di 20 miliardi al mese fin quando sarà necessario. Tutto il resto è rimasto invariato: tasso ufficiale di sconto a zero, tassi di rifinanziamento marginale a 0,25% e tassi sui depositi a -0,50%.
Parola d'ordine di Lagarde: ripresa
La conferenza stampa di Christine Lagarde ci ha messo di fronte intanto ad un'amara realtà: l'economia reale è al collasso. E fino ad ora tutte le misure monetarie adottate hanno manifestato un miglioramento tiepido in rapporto alla velocità di caduta dei principali indicatori economici come gli investimenti e il lavoro. Per questo l'obiettivo che si pone la BCE è quello di snellire le condizioni d'accesso al finanziamento sia per quanto riguarda le famiglie che in relazione alle imprese. Partendo da questo assunto, il richiamo alla flessibilità del PEPP è importante, in quanto la politica monetaria non deve essere condizionata, essendo quest'ultima orientata a raggiungere dei target di inflazione. In altri termini la crescita dei prezzi e la ripresa viaggiano sullo stesso binario. Secondo Lagarde il rischio di deflazione sussiste dal momento che la ripresa economica procede a un ritmo lento, ragion per cui è necessario che venga assecondata l'enorme richiesta dei prestiti che si è verificata nella fase della ripartenza.
L'aspetto forse più interessante che è emerso dalla conferenza stampa è dettato dalla possibilità che il PEPP venga allargato in funzione delle condizioni dell'economia che verranno nel tempo costantemente monitorate. Il numero uno dell'Eurotower ha però sottolineato che gli strumenti messi a disposizione dalla Banca Centrale sono vari e non si limitano al PEPP; alcuni sono di recente introduzione come il PELTRO ed altri già consolidati come il TLTRO.
Alla luce di tutto questo le previsioni della crescita sono del -8,6% nel 2020, +5,2% nel 2021, +3,3% nel 2022. Mentre quelle di inflazione sono +0,2% nel 2020, +0,8% nel 2021 e +1,3% nel 2022. Questi dati però vanno visti un pò come media tra due scenari: uno ottimistico dove il Covid verrà in tempi brevi sconfitto e le attività riprendono il normale funzionamento; uno pessimistico dove l'emergenza e la crisi economica perdurano.
Durante il discorso e in risposta alle domande dei giornalisti, Lagarde ha omaggiato l'Europa riguardo il Recovery Fund esortandola a proseguire lungo il percorso di politiche fiscali di allentamento e comunque ampiamente accomodanti. L'ex FMI non si è risparmiata neppure quando ha dovuto dare una scoccata alla Corte Costituzionale tedesca riguardo la sentenza di Karlsruhe. La BCE è indipendente e la Corte di Giustizia europea ha considerato il PSPP perfettamente in linea con il mandato dell'istituto centrale.
L'unico neo, forse, dell'intera seduta riguarda il tema dei "fallen angel" da includere nell'ampliamento del programma. Il Consiglio Direttivo non ha per il momento affrontato l'argomento, quindi significa che i junk bond ancora rappresentano effettivamente un rischio Paese da non sottovalutare.
La reazione dei mercati alle decisioni della BCE
Dopo una mattinata sottotono le Borse riprendono un pò di fiato e limitano le perdite dopo le decisioni di Francoforte. Addirittura a Piazza Affari il listino passa in territorio positivo e guadagna circa mezzo punto percentuale. Sul mercato valutario l'Euro continua la sua marcia trionfale contro il Dollaro americano salendo dello 0,30% e soprattutto contro la Sterlina (+0,50%) portandosi a ridosso di 0,90. Decisamente in volata i nostri BTP decennali con un calo dello spread rispetto ai Bund tedeschi del 10,41% a 171 basis point, segno tangibile che lo scudo della BCE viene percepito dal mercato come una garanzia molto solida.