Giovedì scorso la Banca Centrale Europea ha deciso di lasciare i tassi invariati (deposit rate al 2%) confermando che, per ora, l’inflazione è sufficientemente vicina all’obiettivo e che l’economia dell’Area Euro appare “in buona forma”.
Nel frattempo, i dati afferenti l’inflazione mostrano una lieve risalita (flash HICP 2,1% ad agosto) che rimette in gioco la valutazione sul percorso futuro dei tassi. La combinazione di una BCE più calma da un lato e il susseguirsi di segnali d’inflazione non lineari dall’altro, rende il prossimo trimestre molto sensibile a shock esterni (soprattutto l’evoluzione dell’inflazione USA e delle politiche commerciali): sul forex, questo si traduce in un EUR/USD che ha recuperato terreno dopo la pausa della BCE, ma resta esposto a movimenti bruschi legati al sentiment sui tassi USA.
BCE conferma i tassi ma resta vigile
Nella riunione di giovedì scorso il Governing Council ha lasciato intatti i tre tassi chiave, confermando il deposit rate al 2% e spiegando che le informazioni ricevute sono in linea con le valutazioni precedenti sull’inflazione. La comunicazione della BCE è stata chiara: nessuna urgenza di nuovi tagli, ma possibile apertura a ulteriori mosse in futuro se i dati lo imporranno.
L’inflazione annuale flash 2,1% di agosto è risultata in rialzo dal 2,0% a luglio. Alcuni componenti chiave mostrano dinamiche differenziate con i servizi e gli alimentari che rimangono i sottogruppi con pressioni più evidenti, mentre l’energia mantiene una componente negativa su base annua, ma in attenuazione.
Il dato segnala una ripresa inflazionistica controllata, ma conferma che il percorso verso la stabilità al 2% non è lineare e rimane esposto a shock di costo (es. prezzi energetici, rincari agricoli, dazi). Di conseguenza, la BCE valuta con attenzione l’effetto ritardato delle misure già attuate prima di ipotizzare tagli più aggressivi.
Lo staff della BCE ha leggermente rivisto al rialzo le proiezioni di inflazione per il 2025–26 (a causa di energia e alimentari) ma mantiene un quadro coerente con una normalizzazione graduale; per il 2027 le proiezioni sono addirittura riviste marginalmente al ribasso per l’effetto dell’apprezzamento dell’euro a più lungo termine. Ne deriva che la BCE non ha fretta, ma non esclude alcuna opzione se i dati dovessero divergere. Questo atteggiamento riduce la probabilità di tagli immediati rispetto a quanto i mercati avevano scontato nelle settimane precedenti.
Forex: EUR/USD, ora tocca alla Fed
Il mercato valutario ha premiato il mantenimento dei tassi attuali con un rialzo dell’euro nei minuti e nelle ore successive alla decisione, con EUR/USD che ha registrato una fase di rally nell’imminenza della decisione della BCE. Tuttavia, secondo MarketPulse, la forza non è stata uniforme né ha i contorni della definitività, infatti il cambio resta sensibile a ogni dato macro statunitense e all’evoluzione delle aspettative sui tagli Fed.
Secondo Reuters, se la Fed taglierà i tassi come ampiamente previsto, questo creerebbe compressione dei tassi USD e favorirebbe EUR/USD; al contrario, nuovi segnali di inflazione USA più forti (come l’accelerazione recente del CPI) potrebbero sostenere il dollaro e limitare il rally dell’euro. Mentre nuove tensioni commerciali o un’accelerazione delle tariffe possono muovere simultaneamente entrambe le valute, ma spesso penalizzano l’euro se colpiscono export-manufacturing dell’area.
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