Banco Central de la Repùblica Argentina: funzioni e obiettivi | Investire.biz

Banco Central de la Repùblica Argentina: funzioni e obiettivi

30 ago 2021 - 18:30

05 dic 2022 - 17:45

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Quali sono gli obiettivi di politica monetaria del Banco Central de la Repùblica Argentina? Vediamo le funzioni, la struttura e la storia della Banca Centrale argentina

Il Banco Central de la Repùblica Argentina è la Banca Centrale dell'Argentina e si occupa della politica monetaria del Paese. Le funzioni dell'ente sono regolate dalla Carta Orgànica approvata dall'art. 1 della Legge 24.144 del 23 settembre 1992. L'istituto ha sede a Buenos Aires ed è governato attualmente da due Presidenti: Guido Sandleris e Alejandro Vanoli.


Banca Centrale Argentina: funzioni e obiettivi

In base all'art.42 della Carta Orgànica, all'inizio di ogni anno la Banca Centrale deve pubblicare i propri obiettivi in armonia con lo sviluppo delle politiche monetarie, finanziarie, creditizie e sui cambi. Qualora ci sono delle modifiche rispetto all'anno precedente, è necessario che vengano comunicate le ragioni e le misure da adottare. Per l'anno 2021, ecco quali sono obiettivi e funzioni:

 

  • esercitare la politica monetaria per conservare gli equilibri monetari e finanziari soprattutto in un contesto in cui il Covid-19 ha inciso pesantemente sull'economia del Paese;
  • rafforzare la fiducia nella valuta nazionale in modo da favorire l'intermediazione finanziaria per assicurare una crescita economica sostenibile;
  • combattere l'inflazione attraverso condizioni monetarie, finanziarie e valutarie adeguate, assicurando nel frattempo il finanziamento monetario al Tesoro;
  • mantenere la stabilità del cambio riducendo al minimo le pressioni, in maniera da garantire al Paese la capacità dell'export;
  • stimolare il credito privato mediante le agevolazioni al finanziamento, per promuovere lo sviluppo produttivo e tecnologico;
  • preservare la stabilità finanziaria mediante politiche di regolamentazione degli istituti di credito, valutando attentamente le caratteristiche del mercato finanziario argentino;
  • promuovere lo sviluppo del mercato dei capitali a livello locale cooperando con i diversi organismi della Pubblica Amministrazione;
  • promuovere l'educazione finanziaria affinché tutti i vari segmenti della società possano contribuire alla crescita economica e finanziaria del Paese.

 


Banca Centrale Argentina: struttura organizzativa

La struttura organizzativa della Banca Centrale argentina consta essenzialmente di 3 organi che collaborano in simbiosi per raggiungere gli obiettivi di politica monetaria della Banca. Questi possono essere così elencati:

Ufficio della Presidenza

L'Ufficio della Presidenza è costituito dal Presidente e da 2 Vice Presidenti che ne fanno le veci. Il Presidente è l'amministratore della Banca, nonché il rappresentante legale. È colui che convoca e presiede le riunioni del Consiglio di Amministrazione, e agisce per suo conto nel rapporto con i terzi.

Il massimo esponente della Banca garantisce l'osservanza della Carta Orgànica, delle leggi nazionali e delle decisioni del Consiglio. Il Vice Presidente coopera con il Presidente nell'esercizio delle funzioni suddette e lo sostituisce in caso di assenza, impedimento o vacanza di quest'ultimo. Il Secondo Vice Presidente sostituisce il Vice Presidente in caso di assenza temporanea o quando svolge la carica di Presidenza. Tutte e 3 le figure fanno parte del Consiglio di Amministrazione.

Consiglio di Amministrazione

Il Consiglio di Amministrazione è l'organo che attua la politica monetaria e finanziaria della Banca Centrale. In sostanza, prende le decisioni che riguardano i mercati monetari e dei cambi, determina le politiche generali per garantire l'ordine economico e la stabilità del sistema finanziario, stabilisce le denominazioni e le caratteristiche delle banconote che verranno messe in circolazione, autorizza e revoca l'apertura di nuovi enti finanziari e stabilisce le regole organizzative e gestionale dell'istituto.

Sindicatura Adjunta

La Sindicatura Adjunta è un organo di controllo che vigila sull'osservanza delle disposizioni della Carta Orgànica da parte della Banca Centrale, informando il Consiglio di Amministrazione, il Potere Esecutivo e l'Onorevole Congresso della Nazione.

 


Banca Centrale Argentina: origini, storia e sviluppo

La Banca Centrale argentina è stata fondata nel 1935, con l'entrata in vigore di 6 leggi del Congresso il 28 maggio dello stesso anno. La nascita di una Banca Centrale fu figlia della Grande Crisi del '29 (link) che destabilizzò il sistema monetario e finanziario del Paese. Da quell'evento ne scaturì una serie di misure protezionistiche da parte dei partner stranieri che furono deleterie per una Nazione come quella Argentina che aveva un'economia aperta.

Le ripercussioni sul sistema bancario si fecero sentire, per questo la creazione del Banco Central del la Repùblica Argentina mirava a un istituto che avesse l'esclusiva nell'emissione di moneta e regolamentasse la quantità di credito e denaro in circolazione. Inoltre, doveva funzionare come ente di controllo del sistema bancario e come agente finanziario dello Stato.

Nel primo decennio dell'attività, sotto la guida di Raùl Prebisch, la Banca Centrale cercò di attuare politiche anticicliche mantenendo un rigido controllo dei cambi. La politica monetaria fu però molto condizionata dagli investitori stranieri, soprattutto britannici, che inviavano i loro profitti all'estero per evitare la svalutazione monetaria.

Appena dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l'istituto fu nazionalizzato e la sua funzione principale divenne quella di promuovere lo sviluppo economico del Paese, riducendo ai minimi termini le speculazioni. Le turbolenze che si susseguirono in Argentina per un trentennio, con colpi di Stato militari e avvicendamenti ai vertici governativi, attribuirono un ruolo di importanza cruciale alla Banca Centrale, soprattutto nella regolazione dei tassi d'interesse e nella concessione dei prestiti.

Il golpe civile-militare del 1976 sconvolse tutto il panorama economico-finanziario, in quanto promosse misure di liberalizzazione commerciale e finanziaria. Questo favorì la speculazione e l'Argentina andò incontro a una massiccia crisi bancaria agli inizi degli anni '80, seguita da una della bilancia dei pagamenti e del debito estero. Il ripristino della democrazia nel 1983 fece rifiatare il Paese per un decennio con politiche monetarie mirate alla restrizione nei movimenti speculativi di capitale.

Nel 1992 si tornò però alla radicalizzazione del '76, con una nuova liberalizzazione che espose il peso argentino alla speculazione. A tal riguardo fu dato dalla Carta Orgànica un compito ben preciso alla Banca Centrale, ovvero quello di preservare il valore della moneta. In sostanza, l'Autorità centrale comprava Dollari USA nel mercato valutario per neutralizzare l'ampio surplus della bilancia del commercio estero e mantenere il tasso di cambio al livello desiderato dal Governo.

La convertibilità del cambio fisso fece precipitare l'Argentina in una profonda recessione quando la crisi russa del 1998 favorì un generale deflusso di fondi dai mercati emergenti. Così nel 2002 la Legge di Emergenza Economica abbandonò lo schema della convertibilità fissa e adottò un sistema flessibile, dove l'istituto centrale poteva attuare delle politiche monetarie e valutarie attive.

Nel 2006 la Repubblica Argentina rimborsò 9,5 miliardi di dollari di debito al Fondo Monetario Internazionale (link) attingendo alle riserve della Banca Centrale accumulate negli anni. L'istituto continuò però a essere molto attivo nel mercato dei cambi e a settembre del 2006 le sue riserve superarono i 28 miliardi di dollari, recuperando i livelli di riserva che aveva raggiunto prima del pagamento all'FMI.

Nel marzo del 2012 fu ristabilito il mandato multiplo per la Banca Centrale, ossia il perseguimento dello sviluppo economico e quello della stabilità monetaria e del sistema finanziario. Tra il 2017 e il 2018, l'aumento dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve (link) provocò un progressivo rafforzamento del Dollaro USA e una fuga di capitali dall'Argentina.

Questo obbligò la Banca Centrale a intervenire per sostenere il Peso, aumentando il costo del denaro fino al 60%. La moneta locale però perdeva continuamente valore e il Governo dovette chiedere ancora sostegno all'FMI per evitare l'insolvenza finanziaria. Il 7 giugno del 2018 l'istituto sovranazionale prestò 50 miliardi di dollari al Paese sudamericano. E quello fu il più alto finanziamento mai concessogli.

 

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