- In un mese persi 20,5 milioni di posti di lavoro in USA, come mai è successo nella storia a stelle e strisce;
- I dati comunque battono il consensus e la reazione delle Borse è stata positiva;
- Trump è convinto che il mercato del lavoro americano si riprende, meno ottimisti gli analisti.
E' stato un massacro. Questo il responso dei dati sull'occupazione americana di maggio rilasciati dal Bureau of Labour Statistics. La pandemia ha avuto un impatto 10 volte superiore a quello che la Grande Depressione ebbe nel 1933 quando lasciò a casa 2 milioni di americani in un solo mese e il tasso di disoccupazione raggiunse il 25%.
Stavolta in un mese l'economia a stelle e strisce ha perso 20,5 milioni di posti di lavoro e la percentuale dei senza lavoro è passata dal 4,4% al 14,7%, con un salto quindi di più di 10 punti. Addirittura il tasso reale di disoccupazione, che tiene conto delle persone che non cercano lavoro e dei lavoratori in nero, è schizzato al 22,8%.
Per dare un'idea della gravità della cosa, basti pensare che nell'ottobre 2009, dopo la crisi dei mutui subprime, la disoccupazione USA raggiunse l'apice del 10%. Numeri da brivido che si aggiungono ai dati di ieri dove più di 3 milioni di americani hanno chiesto il sussidio di disoccupazione nell'ultima settimana.
Da quando è scoppiato il Coronavirus in USA e le attività sono state messe in congelamento sono fioccati i licenziamenti al punto che le domande di sussidi sono arrivate a 33,5 milioni. Tra i settori che ne hanno maggiormente risentito ci sono quelli dell'intrattenimento e della socialità, con una riduzione di 7,7 milioni di occupati. A seguire bar e ristoranti, che hanno dovuto fare i conti con 5,5 milioni di licenziamenti. Nonostante la crisi sanitataria in atto, anche il settore dei servizi alla salute ha visto un calo di 2,5 milioni di lavoratori.
La reazione dei mercati
La reazione dei mercati a questi dati? Sostanzialmente positiva. Le Borse europee sono rimaste ben intonate seguendo l'andamento della mattinata, Wall Street ha dato seguito al sentiment positivo delle ultime sedute. Il consensus del mercato si attendeva infatti dati ancora peggiori di quanto diffuso. Le stime erano per un calo di 22 milioni degli occupati e di un tasso di disoccupazione del 16%. A sorprendere moltissimo peraltro il dato sulla retribuzione media annuale, cresciuta dal 3,3% al 7,9%, quando il consensus si aspettava un mantenimento agli stessi livelli.
Più che sui dati del lavoro USA, l'attenzione degli investitori internazionali è stata catalizzata dalla telefonata notturna tra i vertici americani e quelli cinesi. La mancata escalation delle tensioni tra i due Paesi dopo lo scambio di accuse dei giorni scorsi riguardo il laboratorio di Wuhan ha ben predisposto gli operatori di mercato. Anzi, la telefonata avvenuta tra i rappresentanti commerciali delle due parti orientata a migliorare l'atmosfera e a rasserenare gli animi, sembra per il momento aver scongiurato il pericolo. Sul fronte valutario, anche il dollaro ha guadagnato terreno contro le principali valute dopo la pubblicazione dei dati. In particolar modo il biglietto verde si è rivalutato di oltre 60 pips rispetto allo Yen, il bene rifugio per antonomasia insieme al franco svizzero nel mercato delle valute.
I primi commenti degli operatori
Donald Trump si è subito espresso in chiave ottimistica dichiarando che i dati erano ampiamente attesi e che il mondo del lavoro si riprenderà presto grazie alla riapertura delle attività e al rilancio dell'economia. Secondo Goldman Sachs va effettuato un distinguo tra le persone che sono state realmente licenziate e quelle messe in congedo temporaneo. Perché in quest'ultimo caso la ripresa del mercato del lavoro potrebbe essere più rapida una volta che terminata l'emergenza sanitaria l'economia si riattiverà. Gli americani temporaneamente a casa potrebbero dunque benissimo essere rimessi in circolo.
Meno ottimista sembra essere Stéphane Monier, Chief Investment Officer, Banque Lombard Odier & CO. A parere dell'esperto, i dati sarebbero stati ancora peggiori senza che vi fossero gli interventi massicci del Governo e della FED e questo dovrebbe far riflettere sulla potenza esercitata dal Coronavirus. Quindi per avere un quadro ancora più nitido di tutta la situazione si dovrebbe attendere il secondo trimestre anche per valutarne gli effetti di media durata.