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Saipem: origine, storia e sviluppo della società petrolifera

05 dic 2020 - 09:00

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Dallo scorporo di ENI allo scandalo delle mazzette in Algeria, ripercorriamo tutte le vicende che hanno interessato Saipem in più di sessant'anni di attività

Saipem è una società italiana impegnata nella realizzazione di infrastrutture onshore e offshore riguardo il settore petrolifero, nella perforazione dei pozzi e nella costruzione di oleodotti e gasdotti. L'azienda opera attraverso cinque unità operative: Ingegneria e costruzione onshore, Ingegneria e costruzione offshore, Perforazione onshore, Perforazione offshore, e High Value Service che ha assunto il nome di XSIGHT.

Oggi il gruppo esercita la propria influenza in tutto il Mondo, essendo presente in 62 Paesi diversi, ed è la quinta compagnia del settore petrolifero con una quota di mercato del 3,60%. La società è partecipata da ENI che detiene il controllo con il 30,54% delle azioni, Cassa Depositi e Prestiti con una quota del 12,55% e dai fondi d'investimento Capital Research & Management Company e Eleva Caital SAS, che hanno un pacchetto azionario rispettivamente del 4,94% e del 3,07%.

 

Saipem: le origini

Saipem, il cui acronimo sta per Società azionaria italiana perforazioni e montaggi, vide la luce nel 1956, a seguito di una divisione dell'ENI, allora guidato da Enrico Mattei.

Più precisamente in quegli anni Snam, che faceva parte del gruppo, creò una società che si occupava di montaggi, denominata appunto Snam Montaggi. Dopo l'acquisizione di una società di perforazione privata, la Saip, cambiò nome e diventò Saipem.

 

Saipem: gli sviluppi

Nei primi anni di attività e fino al 1969, Saipem non operava in via autonoma. La sua attività era incentrata nella costruzione di stabilimenti, nelle attività di perforazione e nelle messe in posa dei tubi degli oleodotti essenzialmente onshore.

Solo a partire dall'inizio degli anni '60 le sue attività si ampliarono offshore, sia nel Mediterraneo che nel Mare del Nord. Questo valse all'azienda la possibilità di ricevere commesse anche al di fuori del gruppo ENI. In 64 anni di attività, Saipem ha fatto parte di tutti i grandi progetti di oleodotti che hanno coinvolto la Russia, la Libia e la Nigeria.

Esempi su tutti furono il Bluestream, gasdotto che trasporta gas naturale dalla Russia alla Turchia, attraverso il Mar Nero e il Greenstream, gasdotto lungo 520 km che collega la Libia con l'Italia. Nel 1984 la società si quotò alla Borsa di Milano.


Saipem: le acquisizioni

Nel nuovo millennio la società energetica si è espansa sia con riferimento alle attività offshore che in relazione agli investimenti su terraferma. Nel primo caso ha acquisito nel 2002 la Buoygues Offshore, società francese leader nel settore dell’ingegneria per l’industria petrolifera. Fino ad allora quella è stata l'operazione più rilevante nel settore effettuata tra Paesi diversi dell'Unione Europea. Nel secondo caso Saipem ha rilevato Snamprogetti, migliorando in questa maniera la propria competenza sulle attività onshore.

L'ultima acquisizione in ordine temporale è stata la CO2 Solution nel 2020, nell'ambito della tendenza a livello mondiale riguardo la decarbonizzazione delle emissioni. Infatti l'azienda canadese rilevata è specializzata nelle tecnologie che hanno a che fare con la cattura di anidride carbonica durante i processi lavorativi.

 

Saipem: lo scandalo delle commesse gonfiate

Il 29 gennaio del 2013 Saipem è stata travolta da una bufera che si è riversata in Borsa con il crollo repentino del titolo. La società dichiarava il warning sui conti e contemporaneamente il fondo americano BlackRock vendeva la sua quota di partecipazione.

A quel punto è scattata l'ira degli azionisti che hanno citato in giudizio Saipem, con una richiesta di 174 milioni di euro a titolo di risarcimento. Il motivo sarebbe stato la sovrastima degli utili e conseguentemente un prezzo di Borsa che non corrispondeva alla reale situazione del gruppo. Ma l'accusa più grave riguardava una vera e propria pulizia dei conti che sarebbe stata attuata dal management della società. 

Le indagini della Procura di Milano a quel punto hanno portato alla luce una serie di mazzette che sarebbero state pagate a politici e mediatori per ottenere commesse in Algeria dal 2008 al 2011. Non solo, come ha sentenziato il Tribunale di Milano in primo grado, erano cinque i grandi appalti ad aver generato commesse scandalosamente gonfiate, di cui uno in Kuwait. La cosa avrebbe comportato una rettifica dei margini di guadagno per circa 200 milioni di euro.

Gli scandali finanziari e l'alto indebitamento societario hanno fatto maturare voci di un interesse molto forte di Gazprom nei confronti della società controllata dallo Stato tramite ENI. Tuttavia la ripresa del prezzo del petrolio e l'attenuazione della situazione dopo la sentenza del gennaio 2020 della Corte d'Appello che ha assolto ENI e Saipem per corruzione internazionale, hanno raffreddato l'ipotesi. Il crollo delle quotazioni del greggio per effetto del Covid-19 ha ripresentato il problema per l'azienda, che nell'anno 2020 ha dimezzato il suo valore in Borsa.

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