Gianni Agnelli fu uno dei personaggi più illustri e rappresentativi nel palcoscenico imprenditoriale e finanziario italiano del Dopoguerra. Oltre ad essere il numero uno della FIAT per 37 anni, è stato Senatore a vita nonché Ufficiale del Regio Esercito. Veniva chiamato l'Avvocato per la sua laurea in giurisprudenza, in realtà non esercitò mai la professione. Caratteristica la sua abitudine di tenere l'orologio sul polsino.
Gianni Agnelli: nascita, studi e avvio della carriera
Gianni Agnelli nacque a Torino il 12 marzo 1921 da Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte. Il padre si spense in un tragico incidente aereo quando Gianni aveva solo 14 anni. Era nipote di Giovanni Agnelli, il fondatore della FIAT.
Si diplomò al Liceo classico Massimo D'Azeglio nel 1938 e conseguì la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Torino 4 anni dopo, in pieno conflitto bellico. L'impatto con il mondo del lavoro avvenne all'età di 25 anni, appena terminata la guerra, come Presidente della RIV, una società di produzione di cuscinetti a sfere fondata dal nonno e da Roberto Incerti.
Il decesso di Giovanni Agnelli, avvenuto nel 1946, lo pose di fronte a una grossa responsabilità, che era quella di prendere la guida della FIAT. Il giovane avvocato però decise di prendersi ancora un pò di tempo e di lasciare il timone a Vittorio Valletta, 63enne manager esperto dell'azienda. L'anno successivo però Gianni Agnelli ottenne la carica di Presidente della Juventus.
Gianni Agnelli: approdo in FIAT e le mire internazionali
Il primo vero passo verso l'azienda automobilistica fu fatto da Agnelli nel 1959 quando divenne Presidente dell'Istituto Finanziario Industriale che, assieme all'IFIL, controllava la FIAT. Nel 1963 fu nominato Amministratore Delegato della società fondata dal nonno Giovanni. Questo fu il preludio poi per la carica di Presidente, che avvenne il 30 aprile 1966 allorché Vittorio Valletta si ritirò dall'azienda dopo oltre 20 anni e propose proprio Gianni Agnelli come suo successore.
I problemi che dovette affrontare una volta veramente al comando della società furono molto seri e delicati. Intanto l'attuazione dell'accordo con l'Unione Sovietica per la costruzione di uno stabilimento sul Volga. La cosa fu superata brillantemente dall'Avvocato. Il secondo problema fu più pernicioso e riguardava gli investimenti nel Sud del Paese per cui Agnelli era contrario, in considerazione della concorrenza europea dovuta alla riduzione dei dazi della CEE.
Ciò che aveva in mente Gianni Agnelli era invece di fare della FIAT un'azienda internazionale. Per questo nel 1968 tentò la scalata della Citroën, la quale si trovava in dissesto finanziario. L'azienda torinese però non andò oltre una piccola partecipazione per l'opposizione dei gollisti del Governo francese. A quel punto Agnelli tentò altre strade e, dopo aver ceduto la partecipazione a Peugeot, investì in stabilimenti in Jugoslavia, Turchia, Polonia e Brasile.
Gianni Agnelli: proteste dei lavoratori e grande crisi
A cavallo tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 nelle fabbriche insorse la protesta dei metalmeccanici che chiedevano il rinnovo del contratto di lavoro. L'episodio sconvolse l'azienda, in quanto sfociò in scioperi improvvisi paralizzando tutta l'attività produttiva. L'aspetto inquietante fu che l'insurrezione della classe operaia sembrava sganciata dalla linea seguita dai sindacati. Era chiaro che invece veniva fomentata da forze esterne che agivano con mezzi non convenzionali.
Quel periodo caldo provocò un crollo della produzione di 130 mila vetture e alla fine si risolse con un contratto estremamente oneroso per la FIAT. In quel momento Gianni Agnelli non aveva molte alternative se non quella di accettare la richiesta dei lavoratori per evitare ulteriori danni all'azienda.
Quello però fu solo l'inizio di una grande crisi che l'Avvocato dovette affrontare a metà degli anni '70 con la crescita della concorrenza straniera e il primo grande shock petrolifero. Fu allora che assunse Cesare Romiti come responsabile della finanza aziendale e trasformò la FIAT in una vera holding finanziaria. Grazie ai buoni rapporti intrattenuti tra Romiti e Cuccia, Gianni Agnelli si avvicinò sempre più al numero uno di Mediobanca per sfruttare la sua influenza nel mercato finanziario, al fine di agevolare operazioni di finanziamento e di acquisizioni.
Gianni Agnelli: la rinascita dell'azienda e il declino
Gli anni '80 rappresentarono il periodo degli scontri tra Agnelli e i sindacati, culminati in uno sciopero generale che per ben 35 giorni bloccò i cancelli FIAT nel 1980. Tuttavia le cose andavano bene per l'azienda e il colpo da maestro del Presidente dell'azienda automobilistica fu l'acquisto dall' IRI dell'Alfa Romeo, operazione in cui vinse la concorrenza di Ford.
Il peso sempre più forte della concorrenza soprattutto giapponese per tutti gli anni '90 fece perdere quote di mercato notevoli alla FIAT. La presenza in Italia della società torinese si ridusse dal 53% al 35% e in Europa dal 14% al 10%. Questo convinse Gianni Agnelli che l'azienda da sola non avrebbe mai potuto competere ad alti livelli nel futuro e quindi l'Avvocato tentò un approccio con la General Motors.
All'inizio degli anni 2000 si concluse un accordo tra i due leader del settore, per effetto del quale la compagnia americana acquistava il 20% delle azioni FIAT e quest'ultima si riservava il diritto di esercitare un'opzione put di vendita, dopo 2 anni ed entro 8 anni, del rimanente 80%. L'intesa però si ruppe 5 anni dopo per via della grossa crisi finanziaria in cui versavano le due società.
Gianni Agnelli: l'epilogo
Il periodo nero di tutto il gruppo FIAT non potè essere affrontato in maniera proattiva dall'Avvocato perché afflitto dal cancro alla prostata che gli impediva di essere presente nell'azienda a tempo pieno. Il 24 gennaio 2003 Gianni Agnelli si spense all'età di 81 anni a Torino, nella sua abitazione di Villa Frescòt. I funerali si svolsero nel Duomo di Torino e videro la partecipazione di una grande folla contrassegnata da personaggi illustri nel mondo della politica, della finanza e dell'imprenditoria.