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Le incertezze future che riguardano il Coronavirus possono creare delle incognite sui rendimenti di mercato;
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Per poter immunizzare il portafoglio dalle incertezze è necessario avere un piano di investimento che segua delle regole;
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Tra i criteri che si possono adottare un orizzonte temporale lungo, la riduzione delle spese di gestione e la chiarezza sui rapporti tra politica e finanza
Chi pensa di poter navigare sicuro in tema di investimenti nel periodo pandemico forse dovrebbe rivedere qualcosa. I mercati azionari attualmente sono sostenuti dalle grandi iniezioni di liquidità delle Banche Centrali e dai titoli tecnologici che fanno da traino nella Borsa americana.
In verità però le variabili impazzite possono essere diverse e non solo inerenti al Covid-19, pronte a creare nevrosi nei mercati rendendoli instabili e insicuri. Il futuro è incerto e da un momento all'altro l'investitore può trovarsi come un navigatore senza stelle in mezzo al mare in tempesta.
Per questo, quale potrebbe essere il comportamento da seguire nella costruzione del proprio portafoglio d'investimento tenendo conto di scenari tumultuosi che si verrebbero a configurare? Sostanzialmente individuiamo tre criteri da adottare e che possono servire da bussola per orientarsi negli investimenti.
Asset allocation: orizzonte temporale di lungo termine
In un periodo in cui la volatilità è molto alta, perché figlia dell'incertezza, fissare obiettivi di breve potrà essere deleterio. È bene programmare i propri target reddituali di modo che rimangano immunizzati alle turbolenze del momento. Nei prossimi mesi i mercati sono chiamati ad autentiche prove di resistenza. Le elezioni presidenziali americane, gli accordi su Brexit, l'escalation nel conflitto USA e Cina e soprattutto l'incognita della pandemia, sono solo alcuni dei principali argomenti che possono destabilizzare i portafogli.
Nel breve è quindi molto facile vedere i propri rendimenti sottoperformare i benchmark di riferimento, proprio perché in balia della volatilità di mercato. Questo dovrebbe spingere l'investitore a riconsiderare l'orizzonte temporale in cui si estende l'obiettivo di portafoglio. Nel lungo termine riemergono quasi sempre i fondamentali, ancor più se gli obiettivi sono chiari e delineati. Questo significa che il portafoglio verrebbe reso più resiliente alle congiunture macro e micro economiche.
Gestione del portafoglio: quantificare i costi
Se come l'orizzonte temporale deve essere di lungo termine, è estremamente importante riuscire a stabilire quanto le commissioni di gestione e le tasse incidano sul rendimento del portafoglio. Spesso questo è un aspetto molto trascurato ma alla lunga il peso di tali elementi si fa sentire.
Un gestore dinamico e attivo ovviamente costa di più, ma è necessario comprovarne l'abilità altrimenti diventa un costo aggiunto che potrebbe essere evitato. Allo stesso modo alcuni prodotti finanziari hanno dei costi intrinseci che funzionano come autentiche tasse sommerse.
Investire ad esempio in CFD significa pagare il funding che per certi sottostanti può essere consistente. Così come tenere aperte posizioni valutarie a lungo mette l'investitore di fronte al peso degli swaps, soprattutto ora che i tassi sono a zero e le posizioni lunghe o corte con tassi positivi sono sempre meno. Le tasse sono un altro fardello da considerare: l'impatto fiscale di alcuni prodotti è diverso di quello di altri, lo stesso dicasi con riferimento ad alcune gestioni.
Investimenti: idee chiare sulla relazione tra politica e finanza
A volte si pensa che, con un determinato partito al Governo, vi sia garanzia di maggiori rendimenti sul mercato azionario. Non sempre questo corrisponde al vero. Ad esempio riguardo le elezioni presidenziali USA, gran parte degli americani è convinta che un Governo unificato, ossia con Presidente alla Casa Bianca, Camera e Senato tutti dello stesso colore, sia vantaggioso per i propri investimenti.
In realtà i dati storici dimostrano il contrario: dal 1937, quando negli Stati Uniti è andato al potere un Governo unito l'indice S&P 500 ha registrato un rendimento medio annuale del 13%, quando invece l'esecutivo si presentava diviso la performance si è alzata al 14,6%. Ovviamente questo è solo uno degli esempi che si potrebbero apportare per sottolineare il fatto che le presunte conoscenze dei riflessi sui mercati di quanto succede nel mondo politico debbano basate su dati incontrovertibili e non su convinzioni estranee alla realtà dei fatti.