Poco fa il Bureau of Labor Statistics ha diffuso i numeri relativi l’andamento dell’inflazione USA nel mese di marzo 2023: il dato mensile ha evidenziato un incremento dello 0,1%, contro il +0,2% stimato ed il +0,4% della precedente rilevazione, mentre l'indice annuo è passato dal 6 al 5% (stime al 5,1%), il livello minore dal maggio 2021.
Più appiccicosa, “sticky”, l’inflazione core, quella calcolata al netto delle componenti più volatili: sia su base mensile che tendenziale il dato ha evidenziato un incremento in linea con le stime e pari rispettivamente al +0,4% ed al 5,6% (dal +0,5% e +5,5% a febbraio).
Si tratta di indicazioni che, in special modo per quanto riguarda il dato “headline”, sono da considerarsi positive. Anche se in linea con le stime, gli aggiornamenti relativi l’inflazione “depurata” segnalano però che servirà ancora tempo per cantare vittoria.
Ma, per ora, ai mercati finanziari basta e avanza: a testimoniarlo è il balzo registrato dai future sui maggiori indici USA innescato dalla pubblicazione dei dati. Con l’inflazione in lenta ma inesorabile discesa la prospettiva di una Fed meno aggressiva si fa sempre più reale.
Alle 20, ora italiana, la Banca Centrale USA diffonderà i verbali dell'ultima riunione di marzo, quando, nell’incrementare il costo del denaro di 25 punti base, la Fed ha lasciato intendere che la conclusione del ciclo di strette potrebbe essere vicina.
Ieri il presidente del distretto di Philadelphia, Patrick Harker, ha detto che la fine dei rialzi non è lontana mentre Neel Kashkari, n.1 di Minneapolis, ha sottolineato come la politica della Fed, ed i fallimenti bancari, potrebbero innescare una recessione.
Inflazione USA e biglietto verde: come operare
Una Fed meno aggressiva rappresenta un fattore ribassista per il biglietto verde e, di conseguenza, la pubblicazione dei dati ha penalizzato l’indice del dollaro spingendolo a ritestare, per la terza volta in pochi giorni, quota 101 punti.
A questo punto è probabile che assisteremo ad un ritorno in direzione dei minimi, toccati l’ultima volta a inizio febbraio, situati a 100,6 punti. Il breakout di questi livelli spingerebbe i corsi in direzione dei 99,5 punti. In ottica ribassista si potrebbe entrare a 101,6 punti con target 99,6 e 99,3 punti e stop loss a 103,7.
Per quegli operatori che invece vogliono puntare al rialzo, un possibile punto di ingresso potrebbe essere individuato a 100,85 punti con target 102,8 e, per quegli investitori più ambiziosi, 103,4 punti. In questo caso l'operazione sarebbe invalidata dall'approdo a 98,8.
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