L’ultima è stata una settimana di sofferenza per Wall Street. In scia di indicazioni trimestrali che non sono riuscite pienamente a convincere gli operatori, più salgono le valutazioni più questo compito diventa difficile, la settimana delle Borse USA è stata caratterizzata da forti vendite. Anche se migliori delle stime, gli aggiornamenti arrivati dal fronte macroeconomico non sono riusciti ad invertire la rotta perché, come abbiamo imparato negli ultimi mesi, un miglioramento del contesto macro (la stima flash del Pil del secondo trimestre ha evidenziato un +2,8%, un dato decisamente superiore al +2% delle stime e doppio rispetto ai primi tre mesi dell’anno) non fa che allontanare i tanto desiderati, ormai famigerati, tagli dei tassi.
Il refrain “Bad News Is Good News”, cattive notizie dal punto di vista economico rappresentano novità positive in termini di politica monetaria, non può essere applicato al Russell 2000, l’indice che raggruppa le società a piccola capitalizzazione, in netta controtendenza con un rialzo settimanale vicino ai 2 punti percentuali che porta la performance mensile a quota 9% (-1,5% per lo S&P 500, -3,8% del Nasdaq). In Europa, i PMI hanno confermato la debolezza del settore manifatturiero e la moderata espansione dei servizi, e le indicazioni in arrivo dai conti societari hanno confermato questa view.
Settimana ricca di appuntamenti
Settimana particolarmente ricca di eventi quella che inizia oggi. Guardando ai meeting delle Banche centrali, c’è grande attesa per la riunione del board della Bank of Japan. Mercoledì l’istituto guidato da Kazuo Ueda potrebbe annunciare un nuovo rialzo dei tassi e presentare un piano di riduzione degli acquisti di asset.
Lo stesso giorno la Fed non dovrebbe invece modificare il proprio assetto monetario, ma comunque sono attese indicazioni su quelle che saranno le prossime mosse, mentre giovedì i tassi inglesi, che erano stati i primi a salire una volta terminata la pandemia, dovrebbero registrare il primo taglio dal marzo 2020 passando dal 5,25%, livello massimo da 16 anni, al 5%.
Oltre ai meeting delle Banche centrali saranno parecchi gli aggiornamenti sul fronte macroeconomico: domani sarà la volta dei dati sulla crescita economica di Eurolandia e sui prezzi delle abitazioni statunitensi mentre mercoledì sarà il turno dell’inflazione europea. Giovedì arriveranno i dati finali sul sentiment dei direttori degli acquisti del manifatturiero della Zona Euro, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti mentre in chiusura di settimana attenzione ai dati italiani su vendite al dettaglio e produzione industriale ed agli aggiornamenti statunitensi sull’andamento del mercato del lavoro USA.
A Wall Street è l’ottava in cui Microsoft, Meta, Apple e Amazon alzeranno il velo sui conti, in Europa sarà la volta dei risultati di L’Oreal, Telefonica, Shell e Volkswagen mentre a Piazza Affari focus sulle trimestrali di Intesa Sanpaolo, Poste Italiane, Leonardo, Mediobanca e Pirelli.
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