Nuovi record per i listini azionari globali in una settimana particolarmente importante sul fronte macro. La scorsa ottava l’attenzione degli operatori internazionali era tutta rivolta ai dati sull’inflazione americana ed europea.
I dati statunitensi hanno in particolar modo confermato il calo in atto dell’inflazione, con quella PCE cresciuta su base annua del 2,8%. La strada verso il target della FED del 2% appare ancora lunga, tuttavia il trend permette alla Banca centrale USA di guardare alle prossime mosse di politica monetaria con maggior flessibilità.
L’economia statunitense continua a viaggiare spedita, la revisione al ribasso del PIL del quarto trimestre è stata bilanciata positivamente dai consumi, cresciuti in gennaio dello 0,2%, e qualora il rallentamento macro dovesse uscire dai binari voluti dai banchieri centrali USA la FED avrebbe modo di poter iniziare quella fase di ribasso dei tassi di interesse annunciata nei mesi scorsi.
I recenti record di Wall Street, con il peso sui consumi a stelle e strisce che questa voce ha storicamente, sono un’altra arma a favore della FED. I mercati peraltro nelle ultime settimane sembrano guardare con minor attenzione e apprensione la questione dei tassi e questo potrebbe spingere la Banca centrale USA a posticipare ancora i tagli senza per questo dover incupire il sentiment del mercato.
BCE e payrolls sotto i riflettori
Nella settimana che inizia oggi saranno due gli appuntamenti di rilievo che finiranno inevitabilmente per condizionare l’andamento dei mercati: il meeting della BCE di giovedì ed i dati sul mercato del lavoro USA, in agenda venerdì. Nonostante le ultime indicazioni relative all’inflazione di Eurolandia non favoriscano interventi urgenti (a febbraio il dato “headline” è sceso meno del previsto al 3,1% annuo), l’indebolimento dei fondamentali macroeconomici rappresenta un elemento che con tutta probabilità sarà utilizzato dalle “colombe” per avvalorare l’ipotesi di un allentamento delle condizioni monetarie (una riduzione del costo del denaro dovrebbe essere all’ordine del giorno solo nella riunione di giugno).
Anche il secondo appuntamento ha a che fare con le banche centrali. Come ogni primo venerdì del mese, in chiusura di settimana il focus degli operatori sarà rivolto alla diffusione degli aggiornamenti sull’andamento del mercato del lavoro statunitense. Saranno tre, in particolare, gli elementi da passare al setaccio: il tasso di disoccupazione nel mese di febbraio, il saldo delle buste paga nei settori non agricoli (le famigerate non-farm payrolls) e l’aggiornamento sulla dinamica retributiva (quest’ultimo elemento particolarmente importante in ottica Federal Reserve).
Tra gli altri dati in agenda troviamo gli indici PMI servizi di Cina, Zona Euro, Gran Bretagna e Stati Uniti di martedì, i numeri sulla bilancia commerciale cinese e sugli ordini alle fabbriche tedesche, che invece saranno diffusi giovedì, e l’aggiornamento sulla produzione industriale tedesca di venerdì.
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