La
vittoria di Donald Trump alle elezioni USA ha dato un nuovo impulso al mondo delle criptovalute, riaccendendo l'entusiasmo dei fan degli asset digitali. Già durante lo spoglio elettorale in cui risultava chiaro che il leader repubblicano avesse riconquistato la Casa Bianca, gli investitori si sono scatenati acquistando massicciamente le monete virtuali.
Il Bitcoin è salito fino a oltre 75.000 dollari, battendo il record di marzo di 73.798 dollari. Anche le memecoin come
Dogecoin e
Shiba Inu hanno registrato importanti movimenti al rialzo. Le ultime due sono le crypto preferite di
Elon Musk, il ricco imprenditore che ha finanziato con oltre 100 milioni di dollari la campagna elettorale di Trump.
Criptovalute: ecco i motivi per cui sono un Trump Trade
Quest'anno il Bitcoin e altre criptovalute come
Solana e Dogecoin hanno intrapreso un rally sostenuto, che si è intensificato nelle ultime settimane sulle aspettative degli investitori che Trump venisse eletto 47esimo presidente degli Stati Uniti. Ma perché le criptovalute sono considerate un Trump Trade? Estrapolando i contenuti dalle dichiarazioni rilasciate dal tycoon durante la sua campagna elettorale e non solo, si ricavano almeno
4 ragioni per cui il settore crittografico potrebbe trarre grandi benefici da Trump alla Casa Bianca.
In primo luogo, il nuovo presidente USA vuole creare una riserva nazionale strategica delle criptovalute. Nella conferenza di Nashville di questa estate - la più grande dell'anno su Bitcoin - Trump ha affermato che nel caso di elezione a presidente degli Stati Uniti, si assicurerebbe che il governo federale non venda mai le sue partecipazioni nella principale valuta digitale. L'accumulo di criptovalute in mano al governo deriva dai sequestri alle attività criminali. Di questo Trump vuole farne una riserva strategica simile a quella delle scorte petrolifere.
In secondo luogo, Trump ha intenzione di
licenziare Gary Gensler, presidente della
Securities and Exchange Commission. Il capo della SEC per tanti anni si è opposto strenuamente allo sviluppo delle criptovalute, ritenendole rischiose e passibili di frodi e manipolazioni. Non a caso, ha impiegato oltre un decennio prima di approvare gli ETF spot su Bitcoin a gennaio del 2024, piegandosi solo dopo una causa persa in Tribunale contro l'asset manager Grayscale Investments.
Durante il suo mandato, Gensler ha intentato più di 100 azioni legali contro le società crittografiche, dichiarando che gran parte degli asset del settore appartenga alla sua giurisdizione. Trump considera Gensler pericoloso per il settore, a causa di un accanimento che giudica "immotivato e repressivo". Per questo vuole allontanarlo, nominando un altro presidente. Tuttavia, nel caso, Gensler rimarrebbe comunque un commissario dell'agenzia indipendente.
In terzo luogo, Trump vorrebbe che tutti i bitcoin fossero estratti in America. Questa convinzione è maturata dopo un incontro di questa estate con i principali miners del settore, quali Riot Platforms, Marathon Digital Holdings, Terawulf, CleanSpark e Core Scientific. Dopo l'incontro, il 78enne newyorchese ha esaltato l'attività di mining di Bitcoin sui social scrivendo che "i Bitcoin rimanenti dovrebbero essere Made in USA". Il concetto è stato poi ribadito a Nashville. "Se le criptovalute definiranno il futuro, voglio che vengano estratte, coniate e prodotte negli Stati Uniti", ha detto.
Infine, Trump intende fare pressione sulla Federal Reserve affinché tagli i tassi di interesse. Rendimenti più bassi favoriscono le attività più rischiose come le criptovalute. Tuttavia, bisognerebbe vedere come questo si concilia con l'inasprimento dei dazi commerciali che rischia di rimettere in circolo l'inflazione, obbligando la Fed a tenere alto il costo del denaro.
In definitiva, Donald Trump si è posto l'obiettivo, come ha ribadito a gran voce durante i comizi elettorali, di fare degli Stati Uniti la capitale mondiale delle criptovalute.