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Il Tribunale UE boccia il ricorso da parte della Commissione Europea e fa risparmiare a Apple 14,3 miliardi di euro;
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L'Europa incassa l'ennesima sconfitta contro le grandi multinazionali sulla questione delle agevolazioni fiscali;
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Il Dumping fiscale costa 23 miliardi di utili non tassati all'Italia e apporta 57 miliardi di entrate da tassare all'Olanda
Donald Trump esulta. Per il momento può evitare di caricare il fucile a pallettoni minacciando l'Europa di imporre nuovi dazi, per rispondere al presunto accanimento fiscale e giudiziario contro i gioielli di famiglia. Apple ha vinto la sua battaglia giudiziaria contro la Commissione Europea che chiedeva al gigante di Cupertino di sborsare 14,3 miliardi di euro di imposte arretrate (13 milardi +1,3 miliardi di interessi) alla Repubblica d'Irlanda.
Un risparmio per la società guidata da Tim Cook che in questo momento sono tutto grasso che cola, da poter utilizzare per il piano d'investimenti sempre molto ricco. La reazione del titolo Apple in Borsa non si è fatta attendere e le azioni in questo momento salgono del 2%. L'azienda californiana si avvicina sempre più al sorpasso della compagnia petrolifera statale dell'Arabia Saudita nella valutazione del mercato, una pietra miliare che renderebbe il gigante della tecnologia la più grande compagnia del mondo. Nonostante la tragedia del Covid-19 solo quest'anno le azioni Apple sono cresciute del 30%.
Tribunale UE: non c'è alcuna agevolazione fiscale
Tutto ha inizio nel 2016 quando la Commissione UE impugna due sentenze del Fisco irlandese del 1991 e del 2007 che riducono l'onere fiscale per la compagnia americana a una aliquota media sotto l'1%, fino ad arrivare nel 2014 a un'aliquota dello 0,005%. A giudizio dell'Unione, tra Apple e Dubino è stato stipulato un accordo illecito che avrebbe apportato alla prima anche un vantaggio concorrenziale.
Particolarmente attiva nella battaglia è il Commissario Europeo per la concorrenza Margrethe Vestager, che considera una missione la sua attività politica nella lotta contro i Paesi che agevolano fiscalmente le grandi multinazionali. Tra questi ci stanno l'Olanda, il Lussemburgo e ovviamente l'Irlanda, considerati da Vestager come complici della concorrenza sleale in Europa. E proprio Dublino si è schierato contro l'Europa spalleggiando Apple in una vicenda che ha sollevato e solleverà molte polemiche all'interno del Paese. Si critica infatti il Governo irlandese per avere favorito in questo modo un mancato introito di quella portata che avrebbe sicuramente fatto comodo alle casse nazionali, soprattutto in chiave anti pandemica.
Sull'altro fronte, Apple ha sempre parlato di accanimento politico da parte dell'Unione Europea che vuole solo colpire gli utili del colosso tecnologico. Gli avvocati di parte hanno precisato che l'azienda ha pagato oltre 100 miliardi di dollari di imposte sul reddito delle società in tutto il mondo nell'ultimo decennio e decine di miliardi in più di altre imposte, ma ciò che conta è che si pagano non dove si pagano. Mentre il Ministro delle Finanze irlandese ha sempre rimarcato il fatto che non vi fosse alcun aiuto di Stato mascherato da parte del Governo.
Oggi è arrivata la sentenza del Tribunale europeo che respinge il ricorso della Commissione Europea in quanto non è dimostrato come possa esistere un vantaggio verso l'azienda come previsto dall'art.107, paragrafo 1, del Trattato UE.
La partita ancora non è chiusa, in quanto la controparte rappresentata dall'Europa può presentare appello entro due mesi e 10 giorni davanti alla Corte di Giustizia Europea.
Dumping fiscale: una battaglia difficile
L'Europa non è nuova a queste batoste giudiziarie. Nel 2019 lo stesso Tribunale UE che oggi ha graziato Apple, ha rispedito al mittente la richiesta della Commissione Europea di far pagare a Starbucks imposte arretrate all'Olanda per 30 milioni di euro. Stesso esito per gli affari fiscali di Fiat Chrysler Automobiles NV in Lussemburgo. In precedenza altre 39 multinazionale hanno potuto usufruire della benevolenza della Corte per tasse non pagate in Belgio.
Queste sentenze nei fatti possono essere dei catalizzatori pericolosi per continuare a perseverare su comportamenti in ambito fiscale che danneggiano tutta l'Europa.
A questo proposito uno studio condotto da tre prestigiosi docenti delle Università di Copenaghen e Berkeley, ha rilevato che quantitativamente i danni causati dai paradisi fiscali ai Paesi europei sono importanti: In Germania ogni anno vi sono mancati profitti da tassare per 55 miliardi di dollari, in Francia per 32 miliardi e in Italia per 23 miliardi.
Al contrario in Irlanda vanno a finire 106 miliardi di entrate da sottoporre a tassazione, in Lussemburgo 47 miliardi e in Olanda 57 miliardi. Proprio quest'ultima sta difendendo con le unghie e con i denti una posizione massimalista sul Recovery Fund proprio contro chi, come l'Italia, di tutto questo sistema descritto ne è vittima.