Il rally estivo di Wall Street è stato uno dei più forti che si siano mai visti in questa stagione. In particolare sono riemersi i titoli tecnologici, che nella prima metà dell'anno sono stati quelli che hanno sofferto di più l'aumento dei tassi d'interesse da parte della
Federal Reserve.
Ora gli investitori hanno ritrovato l'appetito per le azioni growth, come conferma il rialzo di oltre il 20% del NASDAQ dai minimi di giugno. Probabilmente alcuni investitori stanno iniziando a scontare l'ammorbidimento della Banca centrale USA in tema di strette sul costo del denaro, dal momento che sembra che l'inflazione abbia raggiunto il picco o si appresta a raggiungerlo.
Tuttavia, è anche da segnalare come, nei giorni scorsi, siano stati diversi i toni hawkish da parte dei componenti della Fed in materia di rialzo dei tassi, mentre le attezioni degli operatori si concentreranno questa settimana sul simposio annuale di Jackson Hole.
La situazione adesso si potrebbe fare pericolosa, in quanto le quotazioni azionarie sono tornate a essere superiori rispetto alla media degli ultimi 10 anni riguardo la tecnologia. Questo ha spinto alcuni strategist come Mark Haefele, CIO di UBS, a consigliare di ridurre l'esposizione di portafoglio su tale tipologia di azioni.
Wall Street: ecco perché ci saranno vendite
Non è solo Haefele a mantenere alta la guardia in merito al rally azionario a Wall Street, ma anche il Chief Investment Officer di Cetera Financial Group, Gene Goldman, il quale ritiene che le azioni si siano mosse troppo velocemente. A suo giudizio, l'economia statunitense è in condizioni migliori di quanto si potesse immaginare, ma il mercato ha bisogno di un po' di pausa.
Nel lungo periodo Goldman rimane rialzista sulle azioni della Borsa americana, ma nel breve ritiene che il calo di fine settimana scorsa potrebbe continuare e individua al riguardo cinque ragioni per cui ciò potrà accadere.
La prima sta nel fatto che i settori ciclici a luglio e ad agosto hanno ottenuto performance migliori rispetto ai settori difensivi, fino a quando nell'ultima settimana si è avuta un'inversione. Questo potrebbe essere un segno di nervosismo da parte degli investitori.
La seconda consiste nell'aumento dei rendimenti obbligazionari, il che rende i titoli a reddito fisso più attraenti nel confronto diretto con le azioni. Per lunghi tratti del 2022 i due assets si sono mossi nella stessa direzione, in quanto le aspettative sulla politica monetaria da falco della Fed ha colpito entrambi.
Adesso però le cose sembrano essere tornate alla "normalità", che vuole che quando le azioni crescono le obbligazioni soffrono e viceversa. Questo significa che un aumento dei rendimenti di queste ultime potrà essere un segnale che nelle prossime settimane il sell-off sui titoli a rischio continui.
La terza motivazione si basa sulla rinnovata forza del dollaro USA. Quando il biglietto verde si rafforza, le multinazionali americane che producono utili all'estero subiscono delle perdite nel cambio con la valuta locale. Di conseguenza, le valutazioni delle azioni corrispondenti riflettono il vento contrario.
La quarta riguarda l'andamento nuovamente negativo delle criptovalute negli ultimi giorni, il che potrebbe essere un input negativo per le azioni. Valute digitali e asset azionari hanno mostrato una grande correlazione di recente, come riflesso di un atteggiamento ben preciso degli investitori di fronte al rischio. Ciò lascia pensare che se si vendono cripto perché si avverte una certa avversione al rischio, non è difficile che la stessa sorte tocchi alle azioni.
Infine vi è la ragione delle valutazioni dei multipli saliti nuovamente a livelli alti, ma in disarmonia con le previsioni dei guadagni. Goldman rileva infatti che adesso le azioni dell'S&P 500 scambiano a 18,6 volte i profitti a termine, rispetto a un minimo di 15,5 volte di metà giugno.
Tuttavia, nel frattempo le aspettative per gli utili societari del principale indice azionario USA sono diminuite da 238 a 230 dollari per i prossimi 12 mesi. Questa mancanza di sincronizzazione avverte di un pericolo in corso, in quanto indica che in questo momento le azioni potrebbero essere sopravvalutate.