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Amazon viene accusata da parte delle start-up di sfruttare informazioni riservate;
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Nell'ultimo decennio sarebbero numerosi i casi di pratiche scorrette da parte del gigante del web, secondo i dati riportati dai partner;
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La Federal Trade Commission ha richiesto informazioni ad Amazon su diverse operazioni d'investimento dal 2010 al 2019
È un bel cavallo di Troia. È questo che i principali partner tecnologici di Amazon fanno intendere con le ultime accuse lanciate sul gigante delle spedizioni online. Daniela Braga, fondatrice e CEO di DefiniedCrowd, start-up specializzata nell'intelligenza artificiale acquisita da Amazon, afferma che il gruppo guidato da Jezz Bezos fa affari con le start-up con lo scopo di carpire delle informazioni riservate e poi sviluppa al proprio interno il prodotto concorrenziale mettendo fuori mercato il partner di turno.
Il fatto è che non sempre il business si svilupperebbe in seguito all'approccio iniziale. In altri termini, a volte Amazon ha incontrato aziende promettenti cercando di capire come funziona la loro tecnologia, ma poi non ha investito nella partnership, mettendo anzi in piedi un prodotto simile con il marchio Amazon.
Questo comporterebbe che, se da un lato trattare con Amazon garantisce maggiore lustro e visibilità, oltre che indubbi vantaggi nello sviluppo dei dispositivi elettronici, del cloud computing e della logistica, dall'altro potrebbe essere rischioso in quanto ci si espone a una competizione pericolosa.
Amazon: tutte le acquisizioni fatte delle startup
Molti degli investimenti effettuati dal colosso americano avvengono attraverso il Fondo Alexa, un veicolo di investimento lanciato nel 2015 per sostenere le aziende coinvolte nella tecnologia vocale.
Nel 2016 tale fondo ha investito in Ring, produttore di campanelli intelligenti, che poi ha acquisito nel 2018. In tal caso l'operazione è avvenuta con la soddisfazione di tutti, come ha affermato il fondatore stesso della start-up. Jamie Siminoff ritiene che la collaborazione con Amazon ha permesso all'azienda di offrire alla clientela una migliore qualità di prodotti e in maggiore sicurezza. Di conseguenza la partnership è risultata proficua per entrambi.
Quello di Ring sembra tuttavia un caso isolato. Ad esempio il rapporto con Nucleus non è stato altrettanto idilliaco. La società ha realizzato un dispositivo di comunicazione home-video integrato con l'assistente vocale Alexa. Amazon aveva acquisito una piccola quota di partecipazione nel 2016 assicurando la start-up che non avrebbe mai sviluppato un prodotto concorrente.
Nonostante le riserve di proprietà e altri co-investitori di Nucleus, il deal si è fatto. Otto mesi dopo il gigante delle spedizioni ha annunciato il suo Echo Show, un dispositivo di video chat praticamente identico a quello creato con Nucleus. Dopo minacce di fare causa ad Amazon da parte di Nucleus, le parti si sono accordate per chiudere la questione con un risarcimento di 5 milioni di dollari.
Con Vocalife, società texana di tecnologia del suono, si è finiti in Tribunale. Secondo le rimostranze presentate in giudizio, nel 2011 Amazon avrebbe preso contatti con Vocalife facendo presagire un accordo di licenza o un'offerta di acquisizione. Invece dopo essersi fatta inviare tutta la documentazione brevettata, non ha dato più segni di vita e ha utilizzato gran parte della tecnologia coperta dal brevetto nel suo prodotto Echo.
Non è andata meglio a Leor Grebler, inventore di un dispositivo ad attivazione vocale chiamato Ubi. Dopo i primi incontri, tra Grebler e Amazon si era scritto un patto nel 2012 che impediva alle due parti di diffondere informazioni riservate sul contenuto delle riunioni. Nel 2013 in una dimostrazione di Echo a Toronto, i dirigenti di Amazon hanno contravvenuto all'accordo. Grebler ha sostenuto di non avere fondi per portare la causa in Tribunale e la sua azienda ha pagato le scorrette di Amazon dovendo sospendere il prodotto e ridimensionandosi.
LivingSocial, sito web di offerte giornaliere, è stato invece più accorto. Nel 2010 Amazon aveva investito nel sito comprando il 30% delle quote. A quel punto aveva cominciato a chiedere dati riguardo la lista clienti, la lista dei sales e i dati delle vendite. I dirigenti di allora di Living Social sospettarono che tutto ciò servisse ad Amazon proprio per avvantaggiare un suo prodotto concorrente e si rifiutarono di fornire informazioni. Secondo quanto riportato dai dirigenti stessi, Amazon stava iniziando a contattare alcuni clienti di Living Social direttamente proponendo loro delle condizioni migliori. Questa pratica scorretta si è dissolta una volta che Groupon ha acquistato il sito web compresa la quota di partecipazione di Amazon nel 2016.
L'operazione di carpire informazioni riservate non è riuscita ad Amazon con Matthew Hammersely, co-fondatore di una società di app di narrazione vocale chiamata Novel Effect. Nel 2017 il fondo Alexa aveva acquistato delle quote della società. Hammersely però ha rifiutato di far funzionare la sua app sui dispositivi Amazon, forse perché memore di quello che era successo con Nucleus.
Amazon: la FTC chiede lumi sulla vicenda
In tutta questa vicenda gli ex dipendenti di Amazon coinvolti hanno affermato che l'azienda ha delle capacità competitive e di innovazione troppo vaste per non sviluppare nuove tecnologie, anche quando stridono con accordi fatti con alcune start-up su cui la società ha investito.
Ad ogni modo la serie concatenata di eventi ha portato la Federal Trade Commission ad accendere un faro, chiedendo ad Amazon di fornire alcuni dettagli sulle acquisizioni o investimenti fatti in quest'ultimo decennio. Lo scopo è quello di stabilire se sono state effettuate o meno delle pratiche scorrette. Chiamata a testimoniare davanti al Congresso, la stessa Amazon ha riferito che sta conducendo un'indagine interna sulle pratiche descritte nella storia.