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FCA taglia gli stipendi a tutti, impiegati e manager;
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obiettivo recuperare liquidità per fronteggiare crisi e salvaguardare occupazione;
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solo con riapertura degli impianti USA l'uscita dal guado.
Titolo FCA sugli scudi oggi a Piazza Affari, al giro di boa della seduta le quotazioni del titolo fanno segnare un rialzo del 2,08% a 6,441 euro. Il massimo della mattinata è stato toccato a 6,66 euro, +5,55%. A guidare il rilazo la decisione del management di ridurre gli stipendi. Il Coronavirus ha colpito al cuore FCA, con il suo business focalizzanto principalmente in Europa e negli Stati Uniti, le due principali aree per contagi da Coronavirus. Tutti i progetti di fusione con Peugeot subiranno inevitabilmente dei rallentamenti e l'ormai scontato prolungamento del lockdown delle attività produttive oltre il 3 aprile provocheranno danni economici non indifferenti per il gruppo della famiglia Agnelli. Così si è corso ai ripari: tagli degli stipendi per tutti.
Le scelte aziendali di FCA
A farne le spese non sono soltanto 69.000 impiegati che si troveranno decurtati i salari del 20% per i prossimi 3 mesi, ma anche il management. In una lettera ai dipendenti il Ceo Mike Manley ha annunciato che tutti i membri del Consiglio esecutivo subiranno una riduzione dei compensi del 30% a partire da domani e per il prossimo trimestre. Lo stesso Manley si vedrà ridotto lo stipendio del 50%. La motivazione di questa decisione sta nel tentativo di evitare che possa calare la scure del licenziamento sugli operai e sugli impiegati del gruppo. Per questi ultimi è previsto che ciò che vedranno in meno in busta paga sarà recuperato entro il 15 marzo del 2021. Quindi più che un taglio vero e proprio, si tratta di un prestito coatto senza interessi con lo scopo di limitare l'impatto del Covid-19 sulla salute finanziaria dell'azienda. Tutta la realtà FCA sta remando in questa direzione, dando un segnale forte ad altri colossi del Made in Italy. Il Presidente John Elkan e tutti i membri del CdA hanno rinunciato totalmente ai compensi del 2020. In tempi di crisi l'azienda e il suo management hanno deciso di condividere gli sforzi richiesti a tutti i dipendenti. La scelta consente di razionalizzazione i costi, partendo dagli emolumenti che più pesano sul bilancio.
L'esempio Juventus
La stessa famiglia Agnelli nei giorni scorsi si era resa protagonista di una decisione simile, e senza precedenti, nel mondo del calcio: complice la serrata del campionato di calcio di Serie A e delle coppe europee con la Champions League, il bilancio della Juventus rischiava di entrare in affanno. Giocatori e staff tecnico hanno accordato un taglio di due mensilità più un'opzione sulle due successive qualora non dovessero ripartire le competizioni che consentirà al club bianconero di risparmiare 90 milioni di euro. Anche i dipendenti della Juvetus si vedranno ridotti i loro emolumenti, potendone tuttavia recuperare in futuro il tolto. Uno schema insomma che assomiglia molto a quello adottato ora da FCA e uno schema che anche in questo caso vede la classe dirigente impegnata in prima persona a dare il buon esempio.
Altri colossi dell'automotive hanno tagliato gli stipendi
Tornando al comparto automotive, il taglio dei salari è una strada già stata intrapresa da altri colossi del settore. Ford ha posticipato per 5 mesi dal 20% al 50% degli stipendi di 300 dirigenti. Anche il presidente dell'Ovale blu, Bill Ford, si è azzerato lo stipendio per 5 mesi. In aggiunta a questo, tutti gli straordinari e gli aumenti salariali basati sul merito sono stati temporaneamente cancellati e vi è stato anche lo stop alle nuove assunzioni. Rimando a Detroit, General Motors ha posticipato al 15 marzo 2021 il pagamento del 20% dei salari ad oltre 60.000 dipendenti e del 30% degli stipendi ai dirigenti. La casa automobilistica americana ha previsto le ferie retribuite per il 75% del salario a 6.500 dipendenti che lavorano nella progettazione e che non possono essere messi in smart-working.
Quali ripercussioni in Borsa per il titolo FCA
A Piazza Affari la reazione delle azioni di FCA è stata positiva, Nei prossimi mesi però bisognerà attendersi tutto il settore delle auto in sofferenza, con un probabile calo delle quotazioni di Borsa. Il consensus dà le immatricolazioni in USA in forte calo a marzo e le stime sono per un crollo ancora maggiore nel mese di aprile. La maggiore liquidità nelle casse societarie grazie al taglio degli emolumenti permetterà a FCA di affrontare meglio l'emergenza e il calo della domanda.. L'impatto negativo potrà essere attutito. Molto dipenderà anche dall'evolversi della situazione riguardo la fusione con Peugeot e i ritardi che ne potranno conseguire. Se tutto andrà in porto in tempi brevi, il titolo FCA potrebbe riprendere vigore e limitare i danni della pandemia in atto. Molto dipenderà anche da quando gli impianti produttivi italiani e del Nord America verranno riaperti. Negli Stati Uniti per ora è prevista per il 14 aprile ma per allora sarà da capire come si sarà diffuso il virus nei diversi Stati dell'Unione. La riapertura è l'aspetto fondamentale per rilanciare la domanda e rimettere in modo tutto il processo economico ma non si può non evidenziare come in America il picco dei contagi potrebbe non giungere entro metà aprile.