Dopo il meeting della BCE della scorsa settimana, oggi, mercoledì 2 novembre, la Banca Centrale americana è chiamata a esprimersi sui tassi d’interesse. Guardiamo insieme gli indicatori economici: in Europa siamo sui massimi in termini di inflazione, mentre negli Stati Uniti l’apice è già stato raggiunto in estate. Questa differenza può sancire un grossa opportunità, il differenziale delle tempistiche potrebbe aprire importanti range di mercato in cui operare.
L’Europa segue l’America con 4 mesi di ritardo
Al momento, il primo obiettivo delle Banche Centrali mondiali è rappresentato dal contenimento dell’inflazione. Grazie al dollaro, gli Stati Uniti godono di una posizione privilegiata nel mercato valutario e la Federal Reserve è stata la prima banca centrale ad avviare il processo di normalizzazione dei tassi d’interesse.
Tale mossa ha conferito al dollaro un dominio senza rivali, tale per cui molti investitori hanno venduto i propri asset a favore della moneta americana. Dal picco di giugno del 9,1%, ora l’inflazione americana si assesta all'8,2% (dato del 13 ottobre) e questo potrebbe indicare che la politica condotta da Powell sta ottenendo i risultati sperati. Bene, in Europa cosa succede?
Il panorama europeo ha sofferto, e sta soffrendo, la situazione geopolitica. Questo problema, quasi del tutto irrilevante negli USA, ha rallentato le politiche monetarie della BCE. Nel vecchio continente stiamo raggiungendo in questo caldo autunno il picco dell’inflazione, pertanto la Banca Centrale presieduta da Christine Lagarde deve recuperare il tempo “perso”.
Euro su, dollaro giù
Il processo di strette sui tassi d’interesse americani dovrebbe quindi registrare un rallentamento, siamo nei prezzi del cosiddetto "Fed pivot", mentre in Europa la situazione è ancora bollente e richiede interventi aggressivi. La transizione dal dollaro all’euro potrebbe far volare il cross valutario. Al momento della stesura i prezzi scambiano ancora sotto la parità, ma nel caso tale scenario dovesse concretizzarsi nelle prossime settimane potremmo tranquillamente vedere un EUR/USD sopra i 1,03.
Come si evince dall’analisi fatta poco fa, il driver principale di tale operazione è il timing. Sfruttiamo questo “ritardo europeo” per posizionarsi e goderci il passaggio di testimone.
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