La pandemia da Coronavirus ha innescato una serie di difficoltà per l’economia globale, con numerose società che si sono trovate costrette a chiudere i battenti per diversi mesi a causa dei lockdown messi a punto dai vari Governi per arginare il contagio.
L’impatto economico della pandemia si evidenzia sui dati del PIL del secondo trimestre di numerosi Paesi. Per gli Stati Uniti il crollo del Prodotto Interno Lordo è stato pari al -32,9%, per l’Eurozona del -12,1% e per il Regno Unito del -20,4%.
Queste discese si sono riflesse sui dividendi di numerose società quotate a livello globale, specie con riferimento a quelle dotate di modelli di business più tradizionali.
Non si parla quindi solo di banche, che in Europa si sono viste
congelare dalla BCE i dividendi fino a inizio 2021 per rafforzare le loro strutture patrimoniali in vista di una potenziale ondata di insolvenze sui prestiti.
COVID-19 e dividendi: un impatto da oltre $100 miliardi nel 2° trimestre 2020
Secondo quanto riportato dal Janus Henderson Global Dividend Index
nel secondo trimestre 2020 si è assistito a una contrazione dei dividendi globali di 108,1 miliardi di dollari, a 382,2 miliardi: l’ammontare è il più basso dal 2012. Il calo trimestrale è pari al 22% ed è il peggiore dall’introduzione dell’indice, avvenuta nel 2009. Anche se il totale delle distribuzioni a marzo 2020 è aumentato di quasi il doppio negli ultimi dieci anni, in termini percentuali il 2020 sarà l’anno peggiore dalla crisi finanziaria globale.
Sempre da un punto di vista mondiale, mentre i
dividendi del settore sanitario e delle comunicazioni hanno registrato un incremento, quelli finanziari sono stati penalizzati dalle restrizioni applicate dalle autorità europee e inglesi e dalle pressioni normative in Australia. Anche le cedole delle aziende legate ai beni voluttuari hanno evidenziato una flessione, in questo caso la ragione è da attribuirsi alle misure di contenimento.
Per l’intero 2020 gli analisti di Janus Henderson prevedono due scenari, nel peggiore dei quali è attesa una
distribuzione complessiva in calo del 23%, a 1.100 miliardi di dollari. Nel migliore dei casi invece la contrazione si assesterà al 17%, con
remunerazioni per 1.180 miliardi di dollari.La distribuzione per aree geografiche è tuttavia disomogenea e vede come vincitori le società dei Paesi del Nord America e come fanalino di coda quelle europee e inglesi.
Dividendi: nel 2° trimestre una batosta da -45% in Europa
L’Eurozona ad esclusione del Regno Unito ha subito una contrazione dei dividendi nel 2° trimestre del 2020 del 45%: un calo di 66,9 miliardi di dollari, a 83,4 miliardi. Da evidenziare come il 54% delle aziende del Vecchio Continente abbia tagliato l’ammontare delle cedole. Di queste i due terzi sono stati cancellati del tutto, con le banche che rappresentano la metà del calo. È da ricordare come in Europa il periodo aprile-giugno sia il più importante in tema di dividendi visto che gran parte delle società li paga in questo periodo. In questo senso i Paesi peggiori sono l’Italia, la Francia, la Svezia e la Spagna, mentre i più virtuosi sono la Germania e la Svizzera.
Per quanto concerne l’erogazione delle
cedole nel Regno Unito si è verificato una diminuzione del 54%. In termini monetari la riduzione è stata di 18,4 miliardi di dollari a 15,6 miliardi di dollari. Sul dato ha pesato il taglio dei dividendi straordinari. Gli esperti di Janus Henderson stimano a tal proposito che il 3° trimestre 2020 risentirà della situazione, specie considerando il fatto che il colosso petrolifero BP ha abbassato della metà il dividendo dell’anno. Per gli analisti però la rilevazione non ha solo aspetti negativi, specie perché negli ultimi anni le aziende britanniche hanno destinato troppi utili a dividendi.
Il ridimensionamento delle aspettative potrà rendere i successivi stacchi più sostenibili.
Dividendi: il Canada si dimostra un esempio virtuoso
Una delle aree geografiche più virtuose è il Nord America, dove i dividendi sono cresciuti dello 0,1%. In territorio statunitense, gran parte delle aziende non ha sospeso la politica dei dividendi, ma solo
fermato il riacquisto di azioni proprie. Per fare un esempio,
le società dell’S&P 500 hanno diminuito del 46% le operazioni di buyback, che si sono attestate a 89,7 miliardi di dollari: il dato più basso degli ultimi otto anni. Per quanto riguarda le cedole, quasi il 90% di quelle appartenenti all’indice di Janus Henderson le ha aumentate o mantenute stabili.
In termini monetari il costo per gli investitori è stato di soli 6,5 miliardi di dollari su 123 miliardi (-0,1% sul 2° trimestre 2019). Per quanto riguarda il
Canada invece
la situazione pandemica non ha pesato più di tanto sui dividendi delle società, con numerosi istituti di credito che si sono dimostrati solidi e, senza subire alcun tipo di pressione, sono riuscite addirittura ad incrementare le cedole distribuite. In termini sottostanti, la remunerazione agli azionisti è salita del 4,1%: insieme alla Cina, il Canada è l’unico Paese che ha visto un aumento dei dividendi nel 2° trimestre 2020.