- Il coronavirus mette in allarme i cda che decidono di non distribuire i dividendi;
- Tutte le motivazioni che stanno dietro a questa decisione difficile;
- Nel breve termine i prezzi delle azioni delle società potrebbero risentirne.
Tra febbraio e marzo inizia ogni anno la stagione dei bilanci: i CdA delle società quotate a Piazza Affari pubblicano i conti per l'anno che si è chiuso al 31 dicembre e decidono che politica di remunerazione proporre per i soci. In Italia la stagione dei dividendi si è ufficialmente aperta con i primi stacci di lunedì 16 marzo, nel bel mezzo della crisi sanitaria ed economica legata alla pandemia da corona virus. I contraccolpi dell'epidemia potrebbero quest'anno farsi sentire anche sul fronte dei dividendi, con gli azionisti che rischiano di vedersi tagliare completamente o sforbiciare la cedola prevista. Alcune aziende hanno già deciso di sospenderne la distribuzione. La crisi di liquidità che il blocco delle attività genererà per il futuro ha spinto le società più coinvolte a salvaguardare le casse dell'azienda, evitando esborsi che potrebbero metterle in difficoltà finanziarie.
Dividendi: chi ha stoppato i pagamenti
Non è il caso di Poste Italiane, ad esempio. Nonostante lo slittamento dell'assemblea soci in programma per il 16 aprile, la società amministrata da Matteo del Fante pagherà regolarmente la cedola di 0,463 per azione, come stabilito durante la presentazione dei conti del 5 marzo.
Altre società, viceversa, si adegueranno al contesto e, quindi, non emetteranno cedole. Una di queste è Brembo, specializzata nei sistemi frenanti per auto. Il calo della domanda a livello settoriale ha spinto già molti colossi come Ford, General Motors e FCA a serrare i ranghi di fronte all'emergenza, fermando la produzione. Questo ha acceso un campanello d'allarme molto forte che ha portato il management della società bergamasca a deliberare la modifica della proposta del dividendo sul bilancio 2019. La cedola, che doveva essere staccata il 18 maggio, era stata fissata in 0,22 euro per azione, che corrispondeva a un rendimento del 2,5% sul valore azionario. La cifra di 70 milioni che sarebbe dovuta uscire dalle casse societarie avrebbe impattato negativamente sulla solidità patrimoniale del gruppo, come si legge dal report societario. Di conseguenza si è preferito adottare un approccio prudenziale riportando a nuovo l'utile d'esercizio. Il dilagare del virus ha comportato la chiusura degli stabilimenti a Bergamo e Brescia, dove l'azienda esercita buona parte dell'attività, quindi le conseguenze allo stato attuale non potranno essere quantificate. Di certo il contraccolpo subito dalla presenza in Cina si è fatto sentire, con la chiusura degli stabilimenti a Nanchino e Langfang, anche se oggi l'attività produttiva è ripartita a pieno regime.
Un'altra società del listino milanese che ha cancellato il dividendo è Amplifon. Il cda aveva stabilito in 0,16 euro per azione la cedola da distribuire agli azionisti, corrispondente allo 0,8% ai prezzi attuali e che comportavano per l'azienda un esborso di 36 milioni di euro. Il management ha precisato che l'andamento negativo sulla domanda sarà di breve termine, soprattutto nel settore dell'hearing care, di conseguenza il provvedimento messo in piedi dalla società avrà carattere temporaneo. Il ritorno al dividendo, a ragion veduta, sarà garantito anche perché sono state adottate tutte le misure operative per contenere l'impatto dal punto di vista economico e finanziario. La natura non discrezionale del prodotto e i fondamentali di mercato dovrebbero rappresentare per il futuro una base solida da cui far ripartire l'azienda una volta superato il periodo di oggettiva difficoltà che investe tutti i settori.
Se Brembo e Amplifon hanno deciso ufficialmente la cancellazione del dividendo, Cattolica Assicurazioni non decide e rinvia il tutto alla prossima assemblea. A pesare sulle scelte della compagnia guidata da Paolo Bedoni l'estrema volatilità del mercato e i segnali arrivati dall'IVASS europea che potrebbe intervenire in merito sul Solvency II. L'istituto di vigilanza, infatti, potrebbe chiedere alle compagnie assicurative di limitare la distribuzione dei dividendi alla luce del fatto che la volatilità suddetta, in aggiunta ai bassi tassi di interesse e allo spread, potrebbero mettere in difficoltà finanziaria i conti. Come ha ricordato il cfo Enrico Mattioli, lo spread BTP-BUND influenza in maniera eccessiva il Solvency Ratio di Cattolica, essendo che una variazione in aumento di 50 basis point dello spread comporta un calo di 15-20 punti sull'indice di solvibilità.
Come Cattolica Assicurazione si è comportata DoValue. Riguardo la società finanziaria specializzata nel recupero crediti, per gli investitori la decisione di posticipare il dividendo è una vera doccia gelata. La cedola di 62 centesimi per azione, corrispondeva a un rendimento del 5,5% per gli azionisti. L'opportunità aveva fatto gola a molti in rapporto anche alla sottovalutazione dell'azienda rilevata dagli analisti dopo la pubblicazione dei conti. La società, però, ha preferito preservare per il momento la somma di 50 milioni di euro che corrisponde al monte dividendi che avrebbe dovuto essere distribuito. La ragione sta nel fatto che, In Italia e in Spagna, la chiusura dei tribunali e le restrizioni dei servizi pubblici, producono effetti negativi sulle casse societarie. Queste ultime ammontano a 128 milioni di euro alla chiusura dell'ultimo bilancio. Quindi, visto il debito netto di 237 milioni, sarebbe rischioso erodere risorse che risulteranno molto utili quando gli effetti del Coronavirus si manifesteranno sui mancati incassi.
Le azioni sul mercato sono allettanti? Le previsioni degli analisti
Non c'è dubbio che le ricche cedole potevano essere uno stimolo per l'acquisto e la situazione attuale rende i titoli azionari meno appetibili. Non bisogna, pur tuttavia, perdere di vista l'orizzonte temporale a cui si fa riferimento. Gli analisti di Equita Sim, ad esempio, sottolineano che l'impatto del Covid-19 sarà sicuramente importante nei primi trimestri dell'anno per Brembo, per questo motivo riducono le stime sul titolo da 24 a 20 euro. Però la virtuosità dell'azienda verosimilmente porterà la società al ritorno del dividendo. Ricordiamo che l'azienda vanta una struttura economico-finanziaria di tutto rispetto, come dimostrano i dati del 2019, ossia EBITDA 19% e una liquidità che si aggira intorno ai 300 milioni di euro. Amplifon, una volta superato l'impatto sulle vendite dovuto alla chiusura forzata delle attività in via temporanea, può, secondo Equita, risollevarsi agevolmente. Questo perché la mancanza di operazioni a livello strutturale nel 2020, come fusioni e acquisizioni, non comporterà effetti di rilievo sul fronte dell'indebitamento. Cattolica Assicurazioni, allo stato attuale, è quella forse più condizionata dall'elevata volatilità e più limitata nell'operatività. Il ritorno ad una situazione normale con le oscillazioni dei prezzi che rientrano nei ranghi darebbe, forse, maggiore consistenza al titolo. Riguardo DoValue la struttura patrimoniale e finanziaria è abbastanza solida da mettere al riparo la società di affrontare uno shortage di liquidità dovuto agli effetti di cui sopra. A tal proposito, gli analisti ritengono che la Finanziaria sia in una posizione di indubbio vantaggio competitivo rispetto ad altre aziende del settore. Il ritorno al dividendo sarebbe un valore aggiunto tutt'altro che trascurabile.
---
Vuoi imparare a fare trading sulle azioni?
Sei ancora in tempo ad iscriverti al corso SMART TRADING, clicca QUI per info
---