Le azioni Tesla stanno vivendo un vero calvario a Wall Street negli ultimi mesi.
L'effetto post-elezioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è esaurito il 18 dicembre, quando il titolo della casa automobilistica americana ha raggiunto un picco di 488,54 dollari.
Da allora, il valore di mercato della società si è più che dimezzato bruciando oltre 700 miliardi di dollari. Gli investitori sembra abbiano smarrito quella fiducia che aveva accompagnato gli acquisti negli anni spazzando via i venditori allo scoperto. Tesla ora sta soffrendo incredibilmente la concorrenza dei produttori cinesi come BYD che hanno fagocitato quote di mercato in Cina, attualmente il mercato delle auto elettriche più grande del mondo.
Questo però accade da più di un anno. Ciò che ha tenuto a galla le azioni in Borsa in tutto questo tempo, invece, è stato l'approccio di Tesla sulla guida autonoma. L'azienda punta su questo versante per conservare il vantaggio competitivo, che non ha più sul fronte della vendita di auto. Per tale ragione, gli investitori che hanno fatto leva su tale aspetto nei loro acquisti delle azioni non considerano più Tesla un produttore automobilistico tout court, ma più che altro un'azienda tecnologica in senso largo.
L'elezione di Trump ha dato maggiore spinta al titolo perché ci si aspetta che una regolamentazione meno severa rispetto a quella dell'amministrazione Biden riesca finalmente a far decollare l'azienda di Austin nella guida autonoma. Tuttavia, negli ultimi mesi sono subentrati altri elementi che hanno oscurato un ipotetico vantaggio di Tesla su questo settore.
L'assunzione di incarichi governativi dell'amministratore delegato della società,
Elon Musk, e un suo atteggiamento baldanzoso verso l'Europa in cui l'azienda esercita una fetta del suo business hanno trasmesso preoccupazioni agli investitori. Ciò unitamente a un'ultima trimestrale al di sotto delle aspettative e che soprattutto ha confermato le difficoltà di vendita in un mercato diventato ormai troppo affollato e i cui margini si sono inesorabilmente assottigliati.
Azioni Tesla: bisogna davvero stare alla larga?
Alla luce di questo quadro generale, verrebbe da pensare che i tempi del grande entusiasmo intorno alle
azioni Tesla sono finiti. Per la verità, non erano in pochi gli osservatori di mercato che anche allora avvertivano di
prezzi di mercato ben oltre il valore effettivo dell'azienda. Oggi, con una fiducia in deterioramento verso il suo condottiero, le considerazioni passate assumono maggiore rilevanza.
C'è però chi come gli analisti della società di servizi finanziari Cantor Fitzgerald sostiene di comprare le azioni Tesla, dopo una discesa di oltre il 44% quest'anno. "Il recente sell-off rappresenta un punto di ingresso interessante per gli investitori", ha affermato l'analista Andres Sheppard in un rapporto ai clienti oggi. L'esperto cita alcuni catalizzatori, tra cui il piano dell'azienda sull'offerta di un servizio taxi autonomo a pagamento in Texas a giugno.
Ciò dovrebbe compensare i venti contrari derivanti dai dazi e dalla probabile rimozione dei crediti di imposta per l'acquisto di veicoli elettrici dell'amministrazione Trump che potrebbero frenare la crescita di Tesla. "Ci aspettiamo anche un primo trimestre mite, trainato da una domanda più bassa in Europa e da una maggiore concorrenza in Cina, oltre a un po' di sentiment negativo dovuto alla politica polarizzante di Elon", ha scritto Sheppard.
L'esperto ha cambiato opinione rispetto a circa otto mesi, allorché ha declassato le azioni Tesla a "hold" con prezzo obiettivo di 245 dollari. Dopo l'insediamento di Trump alla Casa Bianca, ha alzato il target a 365 dollari, per portarlo a 425 dollari nell'ultimo report.