Le azioni cinesi continuano a essere martellate dalle vendite. I principali listini del Paese chiudono oggi pesantemente in rosso con perdite che sfiorano il 5%. A scatenare il panic selling soprattutto la mancata rassicurazione da parte di Pechino agli Stati Uniti che la Cina non fornirà supporto militare alla Russia, aumentando in questo modo la probabilità che le società cinesi vengano delistate da Wall Street.
Questa grande preoccupazione, unita all'aumento dei casi di Covid-19 e delle conseguenti misure restrittive del Governo, è riuscita a soppiantare le buone notizie che arrivano dal punto di vista macroeconomico.
Nel periodo gennaio-febbraio la produzione industriale della Cina è cresciuta del 7,5%, di ben 3,2 punti percentuali in più rispetto ai 2 mesi precedenti ma soprattutto del 3,6% in più in confronto alle attese del mercato. Mentre il commercio al dettaglio è volato al 6,7% nello stesso periodo, in netto rialzo rispetto all'1,7% precedente e surclassando il consensus che lo dava al 3%.
Azioni cinesi: perché potrebbero scendere in Borsa
Investitori e analisti in questo momento stanno valutando attentamente ciò che succede nella seconda superpotenza mondiale. Le azioni sono scese molto quest'anno e la tentazione di entrare a mercato comprando a prezzi scontati è ancora viva.
Il punto è se davvero questi prezzi siano economici o ancora non vi siano ragionevoli motivi per cui le quotazioni possano scendere ancora. In realtà esistono almeno 3 ragioni per il momento di tenersi alla larga.
In primis la Cina potrebbe essere coinvolta nella guerra Russia-Ucraina, il che farebbe allargare il conflitto oltre il territorio per ora delimitato. Fino a questo momento Pechino ha cercato di mantenere una posizione ibrida, da un lato cercando di non inimicarsi il suo alleato di ferro, dall'altro evitando di finire nel girone infernale delle sanzioni occidentali. Questo "ondivagare" però non può durare in eterno, magari aspettando che le ostilità terminino a breve, perché a quanto si è capito ancora la questione è lunga.
A un certo punto la Cina dovrà scegliere da che parte stare e la sensazione/paura del mercato è che finisca per fare la "scelta sbagliata". Questo implicherebbe non solo sanzioni economiche, commerciali e finanziarie, ma anche un possibile delisting delle società cinesi dagli indici occidentali. Cosa che avrebbe ripercussioni gravissime sulle quotazioni azionarie e le azioni russe colpite dalle sanzioni ne sanno qualcosa.
La seconda ragione riguarda la repressione normativa nei confronti delle big tech. Negli ultimi 13 mesi le azioni cinesi sono scese di più rispetto a quanto fecero le azioni tecnologiche americane durante lo stesso periodo all'inizio del millennio, quando scoppiò la bolla delle dot-com. Occorre vedere se però le aziende cinesi siano ora in grado di fare lo stesso rimbalzo di breve che fecero allora le colleghe USA.
In verità le Autorithy di Pechino stanno facendo di tutto perché ciò non accada, dal momento che continuano a inasprire le regole sul settore tecnologico. Ad esempio Tencent in questo periodo rischia una multa gigantesca per possibile violazione delle regole antiriciclaggio in merito alla sua rete mobile WeChat.
La terza motivazione per non comprare adesso le azioni cinesi sta nei blocchi anti Covid-19 imposte dal Governo, soprattutto in città chiave a livello produttivo come Shangai e Shenzen. Tutto ciò potrebbe comportare un costo economico del controllo del contagio molto salato, in quanto genererebbe un ulteriore inasprimento nella catena di approvvigionamento e pericolose pressioni inflazionistiche. Le misure draconiane alla fine rischiano di rivelarsi esiziali per molte piccole imprese del territorio e per i consumi delle persone, senza avere la certezza di controllare davvero l'epidemia.